L’INCONTRO TRA UNA FAMIGLIA SULMONESE ED I PARENTI DI UN EX-PRIGIONIERO DEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO 78 DI FONTE D’AMORE.

5 Maggio 2018
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Mario Salzano

Mario Setta

Sulmona, prigionieri del  campo 78 di Fonte D'Amore.

Sulmona, prigionieri del campo 78 di Fonte D’Amore.

Un altro caso, l’ennesimo, viene ad aggiungersi alle centinaia che in questi anni hanno caratterizzato la storia degli ex prigionieri del Campo di concentramento di Fonte d’Amore. Il numero 78. Un campo che rinserrava oltre tremila prigionieri alleati, durante la seconda guerra mondiale. E che dopo l’8 settembre 1943 vide migliaia di prigionieri in fuga, risalendo il Morrone o trovando ospitalità tra le famiglie sulmonesi e dei paesi vicini

Molti i casi di familiari di ex prigionieri che tornano a Sulmona per ritrovare, conoscere e ringraziare quelle persone e famiglie che accolsero e aiutarono i loro cari.

Qualche anno fa tre figlie di Samuel Redden Webster, prigioniero fuggiasco dal Campo 78, sono arrivate dagli Stati Uniti a Sulmona per rintracciare quelli che aiutarono il loro padre.
Dall’elenco dell’ASC (Allied Screening Commission) riportato nel libro “Il Quarantatrè” di A. M. Scalzitti è stata subito individuata la famiglia De Capite Mancini Teodoro a Pacentro (via Madonna di Loreto) che aveva accolto e ospitato Samuel.  Lunedì 13 ottobre 2014 alle ore 16, l’incontro a Pacentro tra le sorelle Webster e i familiari di Teodoro. Lacrime di emozione e di gioia. Raffaele, figlio di Teodoro, ha raccontato e accompagnato le tre sorelle al campo dove lui, ragazzo quattordicenne, incontrò la prima volta il loro papà, portandolo poi a casa dove fu ospitato per una quarantina di giorni. Ai primi di novembre del 1943, insieme ad un gruppo di ex prigionieri, partiti dal fondovalle di Pacentro, Samuel affronta il sentiero della libertà andando a raggiungere gli Alleati.

Un altro caso è quello del nipote di Umbert O’ Perry, arrivato da San Diego, negli Stati Uniti, che ritrovò la storia di suo nonno nascosto per nove mesi presso la famiglia Del Monte, in via Pola. La testimonianza di Maria Vincenza Del Monte è riportata nel libro “E si divisero il pane che non c’era”.

Oggi l’ennesimo caso. Quello di Maurice Bartholomew, classe 1915, soldato della Royal Tank Regiment.  Catturato in Nord Africa il 2 aprile 1941 giunge come prigioniero al Campo 78 di Sulmona.  Fugge nel settembre del 1943 e  resta per un periodo di tempo a Sulmona nella cantina dell’abitazione della famiglia Petrilli Salvatore, in via Panfilo Serafini, come risulta dall’elenco dell’Allied Screening Commission, riportato nel  libro Il Quarantatrè. L’invasione tedesca in Italia. Nel 1974 Maurice Bartholomew ritornò a Sulmona con l’associazione ‟The Sulmona Reunion” assieme ad altri ex prigionieri, un centinaio circa, per commemorare il ricordo della loro presenza nel campo 78. In quell’occasione Bartholomew e gli altri prigionieri incontrarono alcune famiglie presso le quali avevano trovato ospitalità in tempo di guerra.

Lunedì 7 maggio 2018 arriverà a Sulmona Teresa Clowes-Bartholomew, nipote di Maurice Bartholomew, assieme al marito e ai suoi due figli, per incontrare Maria Petrilli, figlia di Salvatore. L’incontro avrà luogo anche nel Campo 78 alle ore 10, per conoscere lo stile di vita che si viveva e per ricordare quel  the Sulmona’s spirit che li caratterizzava.

  

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