NOI ITALIANI. Italiani sono sempre gli altri, ovvero, Patriottismo od esterofilia.

11 Giugno 2013
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di Franco Baldin

Stimolato da una mail di un collega di corso dell’Accademia Militare di Modena sul tema dell’Italianità e del sentimento di nazionalità nel mondo ho percepito il desiderio di esprimere alcune considerazioni.

Forse l’argomento non è dei più attuali. Sono decenni che rimproveriamo a noi Italiani di avere poco il senso del gruppo, dell’appartenenza ad un’unica nazione e di non difendere questo valore nei confronti degli stranieri. Forse dovremmo interrogarci sui motivi che hanno provocato ciò e da quando succede.

Certamente nel periodo fascista, con tutti i possibili nefasti errori che gli possiamo attribuire, sicuramente non eravamo caduti in quello di cui sopra. Anzi se retrocediamo nel passato è uno dei pochi momenti di Italianità (o patriottismo locale) che la nostra storia abbia espresso dopo la fine dell’impero Romano.

Dopo quest’ultimo direi che, per voler dare al discorso un taglio psicologico, eravamo stanchi di controllare il mondo e volevamo godercelo senza tante fatiche.

Commettevamo l’errore che sta facendo l’Europa attuale. Ci sentivamo colti rispetto ai paesi vicini, per lo più dominati da genti barbare, che non badavano ai dettagli, alle interpretazioni del diritto, alla conservazione del patrimonio culturale, ma agivano con l’unico obiettivo di sopravvivere e in seconda battuta di dominare gli altri. Colti e quindi un po’ snob, un po’ distanti dalla realtà sociale, dalla competizione tra collettività.

Inoltre, senza volerlo, a questo ha contribuito la Chiesa Cattolica che con la sua centralità a Roma ci faceva sentire forti, con i suoi dogmi e la sua morale ci rendeva meno facili all’adattamento ambientale socio economico e soprattutto ci rendeva più ipocriti, più attenti alle apparenze che al raggiungimento degli obiettivi (le chiese Protestanti o Riformate non hanno prodotto le stesse tendenze).

Quanto dico non ha niente a che vedere con la religione o con la cultura ma se noi riteniamo di essere migliori degli altri, perché abbiamo le cose che ho citato e di cui sono fortemente a favore, non basta il normale impegno ma occorre uno sforzo superiore per mantenere quello che abbiamo e per competere con altri gruppi sociali, direi semplificando, più sbrigativi.

Soltanto per evidenziare una nostra peculiarità sociale sviluppata in quei secoli ricordo il famoso detto “Franza o Spagna purché se magna” . Cioè l’affidare agli altri la fatica dell’impresa pensando di goderne poi i benefici. Questa tendenza si è manifestata poi in tutti quegli eventi storici nei quali gli Italiani erano contro altri Italiani con l’appoggio degli stranieri.

Possiamo citare dal dopoguerra:

  • la guerra di Liberazione che ancora oggi ci mantiene divisi tra partigiani e non, tra chi può festeggiare il 25 aprile e chi è considerato non degno;
  • la guerra fredda tra filosovietici e filoamericani con relativi finanziamenti stranieri ai vari gruppi di opinione e con risvolti anche nel terrorismo e nella lotta di classe; forse negli ultimi anni ha anche prodotto fenomeni come tangentopoli, la caduta dei governi italiani, e la crisi dell’eurozona;
  • contrapposizione tra filosionisti e filopalestinesi o filoarabi che attualmente sono diventati anche filomusulmani con intrecci anche politici stravaganti per cui una certa destra ha rinunciato all’antiebraismo mentre una certa sinistra per decenni ispiratrice della lotta femminista ora è favorevole alla morale musulmana compresa la poligamia;
  • Contrapposizioni tra i contrari e i favorevoli all’immigrazione sperando quest’ultimi che i beneficiati diventino poi elettorato riconoscente;
  • Europeisti ed antieuropeisti a priori, a seconda del credo politico e a prescindere dai vantaggi per il nostro Stato, indirizzando l’Europa verso una fine simile a quella dell’impero Romano; facendo lavorare gli stranieri al posto nostro e lasciando nell’ozio e senza regole i nostri giovani, permettendo la decadenza delle nostre imprese economiche e delle nostre città perché ossessionati da piccole formalità etiche e demagogiche (rispettiamo più il nostro animale domestico che non il vicino di casa, difendiamo i diritti, i valori ma non i soggetti che li personificano).

Concludendo il mio pensiero e per opporsi a tali divisioni giudicherei importante nei rapporti sociali stabilire una gerarchia di valori che muovano i nostri comportamenti e le nostre scelte:

  1. dovendo scegliere tra interessi contrastanti sceglierei sempre quelli appartenenti a gruppi più vicini a noi per:

           – territorio (famiglia, condominio, quartiere, ecc.);

          – specie (umana, animale, ecc.);

         – generazione o età;

         – rapporti affettivi (amore, amicizia, conoscenza, ecc.);

      2. la possibilità di estendere a molti le nostre scelte (quindi aumentare il raggio d’azione del nostro intervento) dovrebbe dipendere dall’impegno personale che noi profondiamo, non certo quindi nell’illusione ipocrita di poter pensare a tutto e a tutti in egual misura e a parità di costi;

     3.  dove non è possibile agire personalmente occorre delegare ad altri soggetti od organizzazioni quanto riteniamo utile alla comunità; sarebbe importante quindi, da parte nostra, l’azione di selezione (anche con il voto), di controllo, di stimolo e d’aiuto che non dovrebbe essere ingenua, ideologica o superficiale ma verificando nei fatti e con la più diversificata informazione la reale operatività delle organizzazioni, la qualità dei soggetti operanti in esse e le loro realizzazioni. Questo nei vari settori della società, sia relativamente alle associazioni benefiche che ai fornitori di servizi privati o pubblici, agli Enti locali, allo Stato, alle organizzazioni religiose;

4.  per ultimo ma non minore utilizzare la nostra razionalità e il nostro intuito indipendentemente dalle mode, dalla cultura dominante, dalle lobbies (dei magistrati autoreferenziali, dei sindacati fagocitanti contributi e potere pubblico, degli editori e dei giornalisti nell’informazione deformata, degli imprenditori politicizzati, dei finti ecologisti, della sanità affaristica, degli artisti sovvenzionati e compiacenti, dei dipendenti pubblici privilegiati e concussionari, dei politici che pagano i giornali stranieri per denigrare i loro colleghi italiani) non avendo timore di esporre le proprie idee e le proprie sensibilità.

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One Response to NOI ITALIANI. Italiani sono sempre gli altri, ovvero, Patriottismo od esterofilia.

  1. erica on 21 Giugno 2013 at 13:12

    Grazie per il vostro articolo, mi sembra molto utile, provero’ senz’altro a sperimentare quanto avete indicato… c’e’ solo una cosa di cui vorrei parlare piu’ approfonditamente, ho scritto una mail al vostro indirizzo al riguardo.

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