IL CONFLITTO NEL MALI

16 Gennaio 2013
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Le tensioni che si manifestano nel Mali hanno radici storiche secolari tra popolazioni di diverse identità culturali e risentono della politica coloniale francese. Il conflitto coinvolge i Tuareg, popolazione berbera, nomade, che popola il Mali settentrionale ed ampi territori desertici dell’Algeria, Niger, Libia e Burkina Faso, e le forze governative del Mali meridionale, popolazione di etnia “africana nera”, dedita all’agricoltura, con potenti strutture e identità politiche di antica tradizione.

La politica dell’Impero coloniale francese, che amministrava l’intero territorio, aveva curato e sviluppato nel sud un sistema di governo moderno facente capo alla popolazione di etnia “africana nera” con norme politiche e culturali francesi. Al nord, la Francia, aveva concesso una certa autonomia ai berberi, anche perché riteneva il deserto economicamente poco interessante, che rifiutando l’indirizzo francese non hanno mai sviluppato una cultura di governo da contrapporre al dominio del sud.

I Tuareg, sempre restii ad accettare l’autorità del governo maliano, hanno proclamato la loro autonomia nelle regioni a maggioranza berbera apportando nuove motivazioni religiose estremistiche dell’Islam salafita che mira a stabilire la legge della Sharia in tutto il paese.
A guidare la ripresa delle ostilità, dopo le ribellioni del 1963, 1990-1995, e 2006-2008, è il Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad (MNLA), nato nell’ottobre 2011, che dopo aver conquistato le città più importanti del nord minaccia di estendere la rivolta nel sud. Il MNLA accoglie tra le proprie fila i reduci della guerra libica che avevano sostenuto Gheddafi e che si sono trasferiti nel Mali con ingenti quantitativi di armi moderne e con il loro notevole addestramento militare.

L’esercito regolare del Mali dopo aver subito diverse sconfitte nella contrapposizione ai Tuareg ha attuato un colpo di stato militare.

A livello internazionale i francesi che hanno avviato un intervento militare a sostegno del governo di Bamako contro le milizie jihadiste insediatesi nel nord ed hanno richiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per discutere sulla situazione nel Mali. L’azione della Francia ha ricevuto il sostegno di diversi governi europei (anche italiano) e occidentali, oltre che africani. La Gran Bretagna fornisce supporto logistico, gli Stati Uniti, come ha detto Barack Obama, daranno “un supporto tecnico limitato”. Anche la Nato ha accolto favorevolmente l’intervento militare francese ed ha chiarito di non aver ricevuto alcuna richiesta di aiuto da parte di Parigi.

Il conflitto di origine etnica e politica minaccia di dilaniare la più vasta e più povera delle nazioni africane ed assume carattere di guerra di religione per gli obiettivi espansionistici della jihad islamica.

L’area del Sahel oltre ad essere ricca di risorse minerarie e petrolio riveste un interesse geo -strategico quale crocevia di traffici illeciti di armi, droga e carburanti e punto nodale per il controllo dell’emigrazione clandestina verso il nord Africa ed Europa.

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