I NOVE MARTIRI: UNA MEMORIA DA SALVAGUARDARE

9 Ottobre 2012
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Dopo l’8 settembre 1943 molti giovani aquilani, armati e non, lasciarono la città per rifugiarsi in montagna e così sottrarsi alla cattura da parte dei nazi-fascisti e ribellarsi ai soprusi dell’invasore.

Nove giovani armati, catturati dai tedeschi, furono ricondotti in città, nelle “casermette”, e fucilati.

Il sacrificio dei “9 martiri” è sempre stato un vanto per la città di L’Aquila che, purtroppo, nel caos della ricostruzione non sembra ricordarselo.

di Gilberto Marimpietri

Il degrado di un luogo è sempre inaccettabile da un punto di vista estetico, ma se il degrado colpisce un monumento simbolo della storia cittadina non si può che reagire con l’indignazione, non solo estetica beninteso, ma etica e politica. Questa indignazione profonda l’ho provata, appunto, di fronte al senso di abbandono e di incuria che, a tre anni abbondanti dal terremoto, avvolge il monumento ai Nove Martiri.
Non è stato fatto nessun lavoro, neppure sono state tolte le macerie ammucchiate sbrigativamente nei giorni drammatici del terremoto.
Non dobbiamo far entrare in gioco le solite (e consunte) categorie di destra e di sinistra, qui è in gioco, invece, un pezzo di storia della città, un monumento che rappresenta il sacrificio di nove giovinetti che, a prezzo della vita, hanno saputo opporsi alla dittatura nazista, guardandola in faccia con coraggio e determinazione.

Questo trafiletto, scritto quasi d’impeto, è un invito agli aquilani di buon senso, agli uomini di cultura, ai decisori politici perché si intervenga, e subito, raccogliendo proprio l’invito del Presidente Napolitano a ricostruire il centro, evitando una disarticolazione irreversibile del tessuto urbano.

Ricominciamo dai Nove Martiri. Ne ha bisogno la città, ne abbiamo bisogno tutti noi.

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