L’AQUILA, SEMPRE SUL RECUPERO DELLA CHIESA DI SAN BIAGIO DI AMITERNO

25 Luglio 2012
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In merito all’articolo di mons. Orlando Antonini sul recupero della chiesa di San Biagio, i progettisti e direttori dei lavori del restauro, architetti Salvatore Tringali e Rosanna La Rosa, hanno espresso il loro disappunto apparso su AbruzzoWeb:
“Il giorno dopo la riapertura della chiesa di San Biagio all’Aquila, primo monumento rinato nella zona rossa della città, spiace dover constatare che a fronte di un evento, indubbiamente positivo, monsignor Orlando Antonini, da Belgrado, senza aver constatato de visu il lavoro fatto né essersi peritato di approfondire l’argomento abbia avanzato critiche gratuite, al restauro del complesso monumentale, senza alcun fondamento scientifico”.
“Chi fa il mestiere di restauratore e ricostruttore – dicono i due – sa perfettamente che le ricostruzioni sono un lavoro paziente e attento e vanno eseguite con metodo scientifico, tenendo in debito conto il tema della storicizzazione degli edifici tranne nei casi in cui le fabbriche non costituiscano un simbolo, noi riteniamo che questo non è certo il nostro caso”.

Mons. Antonini si è affrettato a diffondere il seguente comunicato:

Leggo la risentita, comprensibile reazione degli architetti Salvatore Tringali e Rosanna La Rosa – che apprezzo, e coi quali ho avuto modo di scambiare e condividere utili osservazioni sul recupero di alcuni monumenti aquilani – circa i miei rilievi critici sulla soluzione data alla parte superiore della facciata di San Biagio di Amiterno/San Giuseppe. Sono dunque loro debitore di una risposta.

Tengo anzitutto a sottolineare che nel mio contributo – a prescindere dalle testate – ho definito il restauro “lodevole a più titoli“; inoltre ne ho citato i principali importanti ritrovamenti, sia strutturali sia pittorici, che grazie appunto al restauro ora potranno arricchire non poco la ricostruzione dell’intricata vicenda edilizia di questo significativo edificio sacro due-trecentesco.

Quello che ho qualificato di insoddisfacente è la decisione di riprodurre il crollato ’grezzo’ settecentesco dell’ordine superiore della facciata; una scelta che rischia di dare un’idea meno positiva del restauro e, tra l’altro, fa temere per il metodo che si adotterà nel recupero dei successivi ben più importanti monumenti.

“Quanto al tema della storicizzazione degli edifici, è’ ben noto che in Italia esistono scuole di pensiero diverse, e non vedo a quale titolo si debba privilegiare l’una piuttosto che l’altra. Si tenga anche conto che il sottoscritto invoca l’altra scuola limitatamente ad alcuni pochi edifici, in quanto deturpati, mentre per tutti gli altri può senz’altro valere il motto del ’dov’era e com’era’.

Mi meraviglia non poco, però, che adesso siano stati i progettisti succitati ad assumersi il compito di reagire ai miei rilievi quando essi stessi, in occasione della mia visita alla chiesa in restauro, mesi fa, e nella quale mi fecero gentilmente da guida, si espressero apertamente a favore di una soluzione ’in neutro’, ad intonaco – non ad un ’nuovo grezzo’, come è stato fatto – della parte superiore del prospetto.

       Orlando Antonini

 

 

 

 

 

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