Le vittime del dovere Da l Biennio Rosso alla Marcia su Roma.

9 Gennaio 2023
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Storie di uomini e rivolte sociali che hanno colpito l’Italia negli anni Venti

Del Commissario Giulio Quintavalli, Ispettore Fabio Ruffini, Assistente capo coordinatore Luca Macrone e del Socio ANPS Massimo Gay

Articolo tratto dalla rivista Fiamme d’Oro – Rivista ufficiale dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato – Anno XLIXn 3 settembre dicembre 2022

Il turbolento periodo compre­so tra il 1919 e il 1921, cono­sciuto con il nome di “Biennio rosso”, è caratterizzato dalla coesistenza dell’azione ar­mata e politica da parte di partiti e gruppi politici, e da una serie di lotte operaie e contadine sfociate in violente proteste e occupazione di terreni e fabbriche.

Il Biennio rosso ha provocato la reazione squadrista, animata nel sentimento della “vittoria mutila­ta”, che trova il suo punto nodale nella Marcia su Roma (28 ottobre1922). Le violenze e le spinte in­surrezionali assumono talvolta i caratteri di una guerra civile localizzata, contrastata dalla forza pubblica chiamata a uno straor­dinario impegno per il quale ha versato un alto contributo di sangue. Un contesto politico-sociale segnato dalle elezioni politiche del 1921 (dove il Partito Sociali­ sta conseguiva il 24,7%, il Partito Popolare Italiano e il Blocco Na­zionale di Giolitti, intorno al 20%) che genererà una forte instabilità di governo e, più in generale, criticità nelle istituzioni liberali.

La propaganda politica negli ultimi mesi della prima Guerra mondiale è particolarmente agguerrita.

Questo e la violenza di pazza hanno spinto il Re ad affidare al deputato dei Fasci italiani di combatti­ mento Benito Mussolini l’incarico di formare un nuovo governo di coalizione, stabile e affidabile.

LA RIFORMA NITTI

Il governo Nitti, temendo che la violenza politica minasse la tenuta delle istituzioni e il pacifico svolgimento delle imminenti ele­zioni-le prime del dopoguerra- ristruttura radicalmente la Pubblica Sicurezza.

Con R.D.14agosto1919, n.1442, il Corpo delle Guardie di città passa le funzioni investigative al Corpo degli agenti di investiga­zione – voluto per il «servizio della prevenzione e della repressione dei reati e per la ricerca dei delin­quenti – e con successivo provvedimento lo stesso e sostituito dal «Corpo della Regia guardia per la P.S. [che] esercita funzioni esecutive e di polizia giudiziaria e amministrativa, esclusa la funzione investigativa» (R. D. 2 ottobre1919 n.1790).

Con la riforma Nitti, l’organizzazione della Pubblica Sicurezza viene strutturata su tre articola­zioni: funzionari, agenti investi­gativi e regie guardie che, schiera­te con altri Armi e Corpi nei servizi di P.S. a contenimento della politica armata, subiscono molte per­dite tra i propri uomini.

UNA DOVEROSA PRECISAZIONE

I Caduti della Polizia non sempre hanno avuto il conforto del ricor­do istituzionale che meritavano. Va osservato che gli altri Corpi armati dello Stato già da tempo stavano proponendo all’elabora­zione pubblica del lutto i propri caduti, rafforzata dal mito del­la storia risorgimentale e della Grande Guerra. Vittime del dovere e luminose testimonianze perla Patria che i corpi di appartenen­za li assurgono nel Pantheon della memoria collettiva.

Diverso e ben più mesto commiato era riservato ai Caduti della Polizia. Infatti, il prematuro scioglimento del Corpo degli agenti investigativi e della Regia Guardia, avvenuto nel dicembre 1922, non ha dato il tempo necessario per consegnare l’alto esempio di quei poliziotti e luminose testimonianze perla Patria che i corpi di appartenen­za li assurgono nel Pantheon della memoria collettiva.

Diverso e ben più mesto commiato era riservato ai Caduti della Polizia. Infatti, il prematuro scioglimento del Corpo degli agenti investigati­vi e della Regia Guardia, avvenuto nel dicembre 1922, non ha dato il tempo necessario per consegnare l’alto esempio di quei poliziotti.

ONOREALSACRIFICIO

Queste righe, danno corso all’attività avviata da tempo dagli Au­tori, tratteggiano alcuni episodi di violenza politica nel Biennio ros­so in cui sono caduti funzionari e agenti di polizia, il cui sacrificio lungamente dimenticato è, da qualche anno, lumeggiato nel Sa­crario della Polizia di Stato.

La violenta azione politica extraparlamentare ha colpito con particolare vigore gli agenti in­vestigativi, incaricati del servizio politico e informativo, considerati dalle frange violente spie del governo, prive di onore e coraggio per la loro dissimulata azione d’informazione, spesso sostenuta da prezzolati confidenti e da gole profonde animate da ambizione, denaro e vendette. Onore e corag­gio, talvolta riconosciuto dall’e­stremismo alle Regie Guardie, che comunque onoravano l’uniforme, spesso appuntata con le decora­zioni faticosamente meritate sul    fronte della guerra conferite dal Regio Esercito da cui in gran parte quegli uomini provenivano.

ILNUMERODEICADUTI

Il diffuso disagio sociale ideologizzato che stava animando lar­ghi strati della popolazione, sfocia in confronti verbali accesissimi e radicalizzati che incitano la violenza praticata. Sulle piazze ita­liane perdono la vita in servizio 23 uomini del Corpo degli Agenti investigativi, su un organico di 8mila uomini; 5 funzionari P.S. su di un organico di circa1.500 uomini e 45 Regie Guardie su una forza complessiva di oltre 40mila. Un alto contributo di sangue, determinato non solo dalla violenza politica, spesso onorato da decorazioni alla memoria, le cui motivazioni di concessione nel ricor­dare il tragico evento offrono agli scriventi la possibilità di leggere la   Storia ricostruendo quegli episodi dal punto divista del caduto.

DA TORINO A PALERMO, UNA TRISTE STORIA DI CADUTI

È il caso del Commissario P.S. (con incarico prefettizio) Francesco Piccioli a Raiano (AQ) assassinato il 18 aprile 1920, Medaglia d’ar­gento alla memoria con la seguente motivazione: «Con ammirevole e sereno sprezzo del pericolo e con alto sentimento del dovere affron­tò insieme a pochi militi dei Reali Carabinieri una folla ubriaca e sel­vaggia che voleva invadere il Mu­nicipio opponendosi vivamente, ma sopraffatto e ferito a morte ebbe ancora la forza di ordinare il fuoco prima di spirare, affmché i militari non fossero sopraffatti e la casa comunale invasa».

L’agente investigativo Achille Pe­troccelli cadeva a Nardò (Lecce) la mattina del 9 aprile 1920. «I contadini  pugliesi, esasperati dalla disoccupazione e dalla persistente siccità che minava il raccolto, varie volte, nel corso dell’anno, avevano attuato occupazioni di terre […] circondarono la caserma dei carabinieri, li disarmarono, isolarono il paese tagliando fili telegrafici […] fecero saltare il ponte principale per impedire l’arrivo di truppe […] forzarono i magazzini del municipio  ed eressero barrica­ te […] dopo furiosi scontri, resta­rono a terra esanimi tre contadini e un agente di PS, più moltissimi feriti, da entrambe le parti», se­condo la ricostruzione di Fabbri (Leoriginidellaguerracivile).

 La Regia Guardia a cavallo Umberto Basciani, il successivo 28 aprile a Roma, durante un comizio socialista contro il governo per la decisione di non osteggiare il Giappone, da poco in guerra con­ tro la Russia, era assalito e disarcionato. Sicurezza pubblica evidenzia la freddezza del militare, che avrebbe potuto difendersi con l’arma sperando nella desistenza dell’aggressore, il quale proditoriamente gli fendeva una pugnalata letale.

Il 1maggio del 1920, il centro di Torino era scosso da un imponente corteo dal quale alcuni elementi anarchici, celati tra la folla, lanciavano ordigni ed esplodevano colpi d’arma da fuoco sugli auto­ carri delle Regie Guardie, provo­cando la morte dell’agente inve­stigativo Umberto Panetta.

Palermo25maggio 1920, ancora odio e violenza sugli uomini del­ la Polizia. L’Agente investigativo Matteo Bicchieri viene assassinato da terroristi sfilatisi da un corteo di operai socialisti: «Il povero agente si recava  con un altro collega alle carceri per rilevare un detenuto e strada facendo veniva assalito e ucciso a colpi di pie­tre e di bastone e infime fmito con un colpo della propria rivoltella, della quale s’impossessavano i delinquenti politici.       Scene orribili, selvagge».

Guardie Regie alle prese con un anarchico

LE PROTESTE DI ANCONA

L’agente investigativo Luigi Cri­stallini della Squadra politica della Questura di Ancona era conosciu­to  e detestato dagli anarchici e socialisti del capoluogo, attori della Rivolta dei Bersaglieri .Scossi per l’imminente e improvviso ordine di partenza per l’Albania, dove le truppe italiane erano impegnate contro l’esercito albanese, la notte tra il 25 e il26 giugno alcuni militari della Caserma Villarey, in accordo con le componenti anar­co-socialiste cittadine, irrompono nell’armeria della stessa prenden­done il comando. Il programma dei rivoltosi (quasi un copione per i successivi episodi, anche se con esiti meno drammatici) si sviluppa nello sciopero generale, nell’assal­to ai presidi militari e delle Forze di polizia con interruzioni delle co­municazioni e delle reti  ferrroviaarie,   nella cattura di armi e munizioni per difendere le barricate edificate nei punti nodali della città.

Ad Ancona, i poliziotti e i carabi­nieri rimasti isolati o riconosciuti dagli insorti, come l’agente Cri­ stallini, vengono malmenati. Nel­la rivolta cadono la Regia guardia Sante Fargioni, il commissario Pierantonio D’Aria , il tenente Umberto Rolli (Medaglia d’argento al Valor Militare).

La protesta raggiunge le Romagne; il 26giugno a Cesena l’agen­te investigativo Gennaro Gigli stramazza al suolo pugnalato al cuore da un anarchico che stava accompagnando al Commissaria­ to PS per «opera pacificatrice»; il29 giugno alcune Regie guardie ad Ancona vengono raggiunte da colpi di fucileria provenienti dai tetti degli edifici che uccidono Masotto Eugenio.

L”omicidio del Commissario dr. Giuseppe Cangiano, nato
a Cittaducale il6 settembre 1875, vittima del dovere il 29agosto1920 a Firenze, nell’allora Piazza Vittorio Emanuele (ora Piazza della Repubblica), Medaglia d’argento
al Valor civile alla memoria con la seguente motivazione :«Allo scopo di evitare un conflitto, che avrebbe potuto causare vittime innocenti, affrontava da solo una turba scalmanata di sovversivi in procinto di commettere atti di violenza
e mentre tentava con persuasione d’indurre i più facinorosi alla calma, veniva colpito a morte da un colpo di rivoltella sparatogli a bruciapelo da un anarchico».

IL COMMISSARIO CA NGIANO

Il commissario Giuseppe Cangiano della Questura di Firenze il 29 ago­sto successivo viene assassinato a colpi di pistola durante un servizio di piazza. Se Sicurezza pubblica stranamente tace sull’accaduto-presumibilmente per le resistenze incontrate al Ministero dell’Inter­no di raccogliere elementi sul fatto – l’autorevole rivista Il Magistrato dell’ordine nel 1924, in un clima ben diverso di normalizzazione politica, così ricorda il Funziona­ rio: «In quella che svolgeva con coraggio e con fede, opera di pace, contrapponendosi a violenza di disordini, ferito a morte da colpi di rivoltella, cadeva quasi esamine e, negli spasimi dell’agonia, altra mano vigliacca infieriva contro di lui; onde cessò immantinenti di vivere».

In quel pomeriggio domenicale di agosto in piazza Vittorio Emanuele regna calma e serenità: i tavoli­ni dei bar sono affollatissimi e le famiglie passeggiano in cerca di un po’ di ombra. Nella vicina piazza Santa Maria Novella si è appena tenuto un comizio dei socialisti, dal quale si stacca un numero­so gruppo di esagitati allo scopo di portarsi in corteo verso le vie cittadine senza l’autorizzazione dell’Autorità di P.S.. Il Commis­ sario va loro incontro all’ingres­so di Piazza Vittorio Emanuele, invitandoli a disperdersi senza incidenti: «È meglio che ve ne an­diate altrimenti mi costringerete ad adoperare la forza».

I dimostranti fischiano e gridano, tentando di accedere alla Piazza, ma Cangiano insiste: «Insomma andatevene e basta». Appena gi­rate le spalle, viene colpito da una bastonata alla testa; si volta verso l’aggressore e, contemporanea­mente, un giovanotto fa partire un colpo di rivoltella a bruciapelo che lo fa stramazzare a terra, mentre un secondo individuo lo colpisce nuovamente. Altri spari causano la morte di due persone e il feri­mento di altre cinque, tra cui un carabiniere. Mentre altre Regie guardie accorrono in piazza, da una finestra di un vicino stabile partono numerosi altri colpi; la successiva perquisizione della Regia guardia innesca le proteste della Confederazione Generale del  Lavoro, apertamente ostile al go­ verno e alla forza pubblica.

La magistratura apre un’indagine senza stabilire precise responsabilità: Polizia e Carabinieri subi­scono l’accusa della CGL di aver provocato i rivoltosi e il deputa­to repubblicano Gino Meschiari chiede la perizia delle rivoltelle dei militari presenti agli scontri, ma gli accertamenti ne esclude­vano l’utilizzo. Diversa è la rico­struzione di Fabbri, per il quale Cangiano avrebbe mantenuto un atteggiamento affatto conciliato­ rio non indossando né la prescrit­ta sciarpa tricolore né intimando tre squilli di tromba.

Nel 1924, il Commissario Cangiano è stato insignito di Medaglia d’argento al Valor Civile alla me­ moria; la motivazione della de­corazione non coinciderebbe con alcune ricostruzioni della stampa dell’epoca.

PERAPPROFONDIRE

È ancora tristemente lungo l’elen­co dei poliziotti caduti in quei ter­ribili anni della storia d’Italia. Per ovvie ragioni di spazio, riportiamo di seguito solo i loro nomi e alcuni brevi cenni sulla scomparsa. Per ogni approfondimento, il lettore troverà qui sotto una esausti­va bibliografia di riferimento.

Il sottoispettore investigativo Giuseppe la Volpe della Questura di Bologna è stato assassinato il 14 ottobre 1920, in uno scontro con manifestanti e anarchici nei pressi delle carceri di San Giovanni a Monte.

In analoghe circostanze moriva il brigadiere della Regia Guardia Salvatore Colamasi (Medaglia d’argento al Valor Militare).

A Milano, il 26 novembre1920, viene ucciso l’agente Fidenzio Manni, impegnato con alcune regie guardie in servizio di vigi­lanza.

L’agente Antonio Dejana, la not­te del 28 novembre 1920 a Bavari (Genova), viene erroneamen­te scambiato da un appuntato dell’Arma per un malvivente e freddato con un colpo di rivoltella.

Il 14dicembre1920, l’agente An­ tonino Ricchiazzi e l’appuntato Regia guardia Francesco Salvi vengono assassinati nell’ingresso della Questura di Torino con un colpo di rivoltella esploso da un giovane.

Anche l’agente Umberto Iannale è stato raggiunto da un colpo di pistola, il 17 dicembre dello stesso anno, mentre perquisiva un so­spetto.

Il cadavere dell’agente Enrico Cec­conelli è stato ritrovato il17mag­gio 1921 nei pressi di Orvieto con una ferita a bruciapelo prodotta da un colpo di fucile caricato a chiodi.

Lo stesso giorno del rinvenimen­to di Cecconelli, spira a la Spezia l’agente Carlo Roccheri per un lin­ciaggio avvenuto il giorno ante­cedente (il Magistrato dell’Ordine riferisce di un conflitto a fuoco con scioperanti).

L’agente Cesare Carlini, il10luglio1921, muore per un colpo d’arma da fuoco durante una manifestazione per le vie della capitale.

Il18 ottobre dello stesso anno, l’agente Romeo Pecorari viene ucci­so a colpi di revolver in un vicolo buio di Macerata, vittima di un agguato da parte di ignoti.

La sera del1’8 agosto1922, a Luc­ca, il sottoispettore Antonio Cucchiara viene assassinato durante un servizio di polizia giudiziaria. Tra gli assassini, un ex tenente dei bersaglieri iscritto alla Sezione So­cialista di Castelnuovo e alla Ca­mera del Lavoro di Massa   Carrara.

Bibliografia

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Mimmo FRANZINELLI, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenzafascista,1919-1922.Milano, Mondadori, 2003

Ruggero GIACOMINI, La rivolta dei bersaglieri e le Giornate Rosse. I motidiAnconadell’estate1920 e l’indipendenza dell’Albania.

Ancona: Quaderni del Consigli o Regionale delle Marche, Centro culturale “La città futura; 201O

Luca MADRIGANI, La Guardia Regia – La polizia italiana nell’avvento del fascismo1919-1922. Milano, Ed. UNICOPLI, 2014

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Giulio QUINTAVALLI, Da sbirro a investigatore. Polizia e investigazione dall’Italia Liberale alla Grande Guerra. Udine: Aviani & Avianieditori,2017

Giulio QUINTAVALLI, Sicilia, Grande Guerra: dalla Legge del bottone alla caccia ai disertori, in: Stato Maggiore dell’Esercito.Ufficio Storico, Bollettino 2019-2020

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Fiamme d’Oro – Rivista dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato ANPS

Daniele TINTI, Sergio TINTI, Il Commissario Giuseppe Cangiano. Una Vittima del Dovere. ANPS Firenze (www.anpsfirenze.it) Gazzetta di Torino

Magistrato dell’Ordine, rivista mensile di polizia giudiziaria, amministrativa e sociale. Napoli: S.I.E.M.,1924-39

Sicurezza Pubblica e corpi armati. Roma, Tip.  Leonina, 1920-22.

La tutela pubblica. Roma: Officine poligrafiche editrici,1909-25

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