La Polizia Repubblicana.

23 Ottobre 2020
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Una pagina di storia circondata da giudizi negativi,

ma nella quale ci sono uomini che hanno sacrificato

la propria vita per gli altri.

Articolo tratto dalla rivista Fiamme d’Oro.

Anno XLVII – n. 2, Maggio – Agosto 2020

Rivista ufficiale dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato

di Raffaele Stagno, Assistente capo coordinatore

Elmetto mod 33 della Polizia Repubblicana

Elmetto mod 33 della Polizia Repubblicana

Dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, l’Italia si trova divisa su due fronti : il Sud sotto l’egida degli “Alleati” e il Nord sotto l’influenza della Germania. I tedesçhi, sentendosi traditi, prendono in mano la situazione militare e politica: occupano Roma e arrestano il Capo della Polizia Senise, in quanto lo accusavano di aver partecipato al Golpe contro Mussolini. Nel frattempo, il Duce, nel costituire al Nord un Governo alle dipendenze dei tedeschi, da vita a nuovi apparati amministrativi e militari. La nascita della Polizia Repubblicana risale a circa 15 giorni più tardi, quando viene costituita insieme alla Guardia Nazionale Repubblicana, in cui confluiscono la Milizia, l’Arma dei Carabinieri e la Polizia dell’Africa Italiana.

La Guardia Nazionale Repubblicana è Arma combattente, in quanto Forza armata dello Stato, ma ha i caratteri di Polizia di Partito.

La riorganizzazione militare della Repubblica Sociale Italiana presenta diversi problemi, acuiti dalla scarsa fiducia riposta dall’alleato tedesco, rappresentati in particolar modo dalla mancanza di mezzi e di armi e•in alcuni casi dall’apatia degli uomini senza rancio e divise. Buona parte dei richiamati preferisce arruolarsi nella Polizia o nella Regia Guardia di Finanza, quando non optano per l’Organizzazione Todt, una particolare impresa di costruzioni che si occupava di realizzare opere di comunicazione e difensive (Linea Sigfrido, Linea Gotica, ecc.).

IL LAVORO Dl SABOTAGGIO

Buona parte degli uomini della Polizia Repubblicana dispiega una capillare attività di sabotaggio in favore dei perseguitati, riuscendo a salvare centinaia di ebrei, di stranieri e di italiani dalla morte e dalla deportazione nei lager nazisti.

A tal proposito, sono rimaste famose le attività svolte dal penultimo reggente della Questura di Fiume Palatucci e dal Commissario De Fiore, ma emblematiche e poco conosciute sono le gesta dei numerosi Agenti, alcuni dei quali hanno sacrificato anche la propria vita, come successo a Luigi Di Sano, ucciso dai tedeschi a Pisa il primo agosto 1944.Questi uomini disubbidivano ai doveri verso le Leggi della RSI per umanità e buon senso, diventando in tal modo pedine essenziali nella lotta partigiana, come nel caso dell’attività svolta dall’Agente Mario Canessa, in servizio al valico di Tirano al confine con la Svizzera, durante l’Operazione Diana, per salvare perseguitati e prigionieri.

I “NON EROI”

Luigi Bruno poliziotto infoibato, vittima dei partigiani di Tito.

Luigi Bruno poliziotto infoibato, vittima dei partigiani di Tito.

Erano queste operazioni di salvataggio umano che non avevano distinguo di razza o credo religioso E gli uomini che concludevano queste operazioni non si definivano eroi, “tutti quanti lo facevamo o l’avremmo fatto… sapevo solo che dovevo aiutarli”, come dichiarato da Canessa in un’intervista. Questi “non eroi” erano Funzionari e Agenti di P.S. che sinergicamente in tutta l’Italia occupata, volontariamente osteggiavano le pratiche generando confusione negli Archivi, nascondendo (come da prassi d’archivio all’interno di altri fascicoli), distruggendo e perfino fabbricando documenti falsi, carte annonarie e permessi di soggiorno.

STORIA BREVE

La Polizia Repubblicana era nata dalle ceneri del’8 settembre per volere di Mussolini, che ben si era reso conscio delle problematiche che erano sorte successivamente allo scioglimento della Regia Guardia e dell’inaffidabilità propria dei Carabinieri per la lealtà verso Casa Savoia. Il Corpo assume la denominazione di Polizia Repubblicana alle dirette dipendenze di Tullio Tamburini (1892-1957; Capo del Corpo di Polizia Repubblicana), con sede a Toscolano Maderno presso il ministero dell’interno, alle dipendenze del ministro.” L’organizzazione della Polizia Repubblicana, non tanto per virtù ma per necessità, diviene un organo mono-componente e unificato, a differenza dell’ordinamento vigente nel Regno del Sud, ove la Polizia continua a essere composta dai funzionari civili del Ministero dell ‘Interno e dal Regio Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza.

Il Corpo di Polizia Repubblicana può contare circa 32.200 uomini, dislocati prevalentemente nelle città capoluogo di provincia. Il 25 aprile 1945, alle ore 19.30, Mussolini libera tutti dal giuramento, sancendo la fine politica della Polizia Repubblicana e della R.S.I.

L’ORGANIGRAMMA

Comando Generale: Valdagno (VI) poi Toscolano Maderno (BS). Nuclei Scorta distaccati presso i vari ministeri, inclusa Scorta Presidente del Consiglio Scuole di specializzazione a Padova e Busto Arsizio. Ispettorati Regionali di P.S: 65 Questure nel 1943, 36 nell’ottobre 1944.

I reparti antiguerriglia, raggruppati nelle forze di polizia, sempre dipendenti dal Ministero dell’Interno, consistevano in:

  • 6 Battaglioni Autonomi di Polizia Repubblicana organizzati secondo l’organico militare;
  • Legione Autonoma Mobile Ettore Muti-LAM, comandata dal colonnello Francesco Colombo;
  • Legione Arditi di Pubblica Sicurezza “Pietro Caruso”, comandata dal tenente colonnello Pietro Caruso;
  • Ispettorato Speciale Anti Partigiani (ISPA);
  • 2 Reparti Autonomi Speciali, per assolvere alle funzioni antiguerriglia e di controllo del territorio.

Formazioni autonome speciali aventi compiti investigativi, informativi e repressivi sono costituite sotto la R.S.I. Fra queste sono da annoverarsi ad esempio: il Reparto Speciale di Polizia Repubblicana, noto come “Banda Koch”, al comando del tenente Pietro Koch, e il Reparto Servizi Speciali, detto “Banda Carità”, guidato dal maggiore Mario Carità.

Queste unità, in stretta relazione con le Forze Armate germaniche (Wehrmacht o SS) erano solo nominalmente inquadrate nel Corpo, e godevano di ampia indipendenza operativa. Le Questure disponevano ognuna di un ‘unità strutturata militarmente corrispondente a una compagnia con compiti di ordine pubblico, allo stesso modo ognuno dei dieci ispettorati disponeva di un’analoga unità.

ARMAMENTO

L’armamento comprendeva pistole, moschetti ’91, mitra Beretta MAB38, mitragliatrici Breda e Fiat, bombe a mano (non è contemplato l’armamento delle Formazioni autonome).

UNIFORMI

Caoppello da Capitano della Polizia Repubblicana

Caoppello da Capitano della Polizia Repubblicana

In un primo momento la Pubblica Sicurezza continua a indossare le vecchie uniformi grigio ferro del Corpo degli Agenti di P.S. da cui sono eliminati tutti i segni distintivi della Monarchia (l’aquila dalla bandoliera), mentre sul cappello l’aquila rimane senza corona e nodo savoia; sui baveri della giacca i fascetti sono sostituiti con i nuovi distintivi. Con il nuovo regolamento cambiano le uniformi e i fregi. In un primo momento si continuano a portare le vecchie uniformi. In seguito vengono adottate le nuove uniformi e i nuovi fregi con i nuovi regolamenti. Il 2 ottobre 1944 è ufficialmente adottata una nuova uniforme invernale di colore grigioverde: giubba di taglio simile a una sahariana, senza tasche al petto, ma con due grossi tasconi con la parte superiore a punta sui fianchi e due tasche a spacco sul retro. Con questa giubba si usano pantaloni lunghi alla sciatora, camicia e cravatta. Inoltre viene adottato un cappotto con colletto chiuso e rovesciato, come la giubba, un rinforzo sulle spalle e bottoniera scoperta.

Il 10 aprile 1945 una circolare prescrive che l’uniforme estiva in tela cachi è composta da sahariana, camicia e pantaloni alla sciatora. Con entrambi le uniformi deve essere portato il cinturone in cuoio, senza spallaccio, con fondina per la pistola (sia la giubba che il cappotto avevano due passanti ai fianchi per sostenerlo).

Durante tutto il periodo bellico, sono utilizzate anche uniformi dell’Esercito (giubbe con e senza bavero, pantaloni lunghi o alla cavallerizza), specialmente da parte degli Arditi e dei reparti combattenti.

I simboli della Polizia Repubblicana

I simboli della Polizia Repubblicana

COPRICAPI

Con la vecchia uniforme era portato il berretto rigido e la bustina; con quella nuova, è obbligatorio l’utilizzo del berretto a busta con visiera mod. 42/44, grigioverde per l’uniforme invernale e cachi per quella estiva e nero per i reparti combattenti.

È previsto, inoltre, l’uso dell’elmetto grigioverde mod. M33, ma buona parte dei poliziotti della R.S.I. sono equipaggiati con elmetti cecoslovacchi (ridipinti di nero, sopra il marrone originale prima dell’applicazione dei fregi in decalcomania).

DISTINTIVI

Sul fronte del berretto è cucita un’aquila repubblicana, identica a quella della bandiera di guerra della R.S.I.  Questo fregio può essere in canutiglia ricamata con sottopanno grigioverde o cremisi o in metallo verniciato. La versio- ne dorata era riservata agli ufficiali, mentre quella argentata per tutti gli altri. La stessa aquila era applicata sul fronte dell’elmetto, sotto forma di decalcomania con fondo rosso. Sul lato sinistro dello stesso si trovava uno scudetto tricolore verticale, bordato di giallo e con la scritta diagonale “onore”. Le mostrine erano in panno cremisi, a forma di parallelogramma. Su di esse c’era inizialmente un fascetto. Successivamente viene posto un serto circolare di foglie di quercia e un fascio littorio, in luogo del gladio, in quanto la polizia dipende dal Ministero dell’Interno. I battaglioni e i corpi speciali hanno un teschietto con un pugnale tre i denti (di colore argento) sulla mostrina. Al petto (sopra il taschino destro) viene portato un fregio da petto, raffigurante un’aquila con le ali spiegate, che tiene un fascio tra gli artigli. Sopra l’aquila vi è il monogramma P.R., sigla della Polizia Repubblicana. Gli ufficiali hanno i distintivi di grado sulle controspalline, simili per forma a quelli della Milizia, ma la denominazione di grado è quella dell’Esercito. I Marescialli portano, sempre sulle controspalline, da uno a tre galloncini, disposti trasversalmente; i Brigadieri hanno due galloni a V dorati sulla manica; i Vice Brigadieri, uno; Le Guardie Scelte due galloni in rayon rosso e uno solo per le guardie. E’ prevista una sciarpa cremisi, per gli ufficiali della Repubblica Sociale Italiana dopo la sua istituzione con l’introduzione della “istruzione provvisoria sull’uniforme dell’esercito nazionale repubblicano” del 1 settembre 1944.

CAPI DELLA POLIZIA

  • Prefetto Tullio Tamburini, dall’ottobre 1943 all’aprile 1944;
  • Prefetto Eugenio Cerruti, dall’aprile 1944 al 5 ottobre 1944;
  • Generale Renzo Montagna, dal 6 ottobre 1944 al 25 aprile 1945.

CADUTI

Gran parte dei Caduti della Polizia, che non appartengono ai Reparti Speciali e agli Ispettorati, durante l’occupazione tedesca, “… animati da elevati sentimenti patriottici, sfidando la sorveglianza della sbirraglia nazi-fascista, pagarono un alto contributo di sangue con almeno 500 caduti, fra essi almeno 18 Questori, per aiuti prestati ai profughi ebrei e ai perseguitati dai nazi-fascisti, per aver tutelato la popolazione civile e le istituzioni sul confine orientale, ove numerosi poliziotti furono uccisi e gettati nelle foibe, dai soldati di Tito solo perché colpevoli di essere Italiani, meritando complessivamente molte ricompense e decorazioni concesse individualmente, molte delle quali alla memoria, in special modo lo Yad Vashem di Gerusalemme ha riconosciuto diversi poliziotti meritevoli del titolo di Giusto fra le Nazioni”.

Numerosi poliziotti furono uccisi e gettati nelle foibe dai soldati di Tito, solo perché colpevoli di essere italiani.

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