Italiani d’Argentina. Da indignati a rassegnati ?

21 Maggio 2013
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Protesta per il trasloco del monumento a Colombo

                                                                              di Walter Ciccione

 

Dopo la protesta del 23 aprile, che è passata quasi inosservata per il governo e per i media, c’è chi si sente già a posto e spera che Colombo sia lasciato in pace e chi si è rassegnato, sapendo che c’è già la nuova destinazione del monumento, che l’operazione tecnica è stata affidata all’Università di La Plata, che i fondi a disposizione sono 25 milioni di pesos e che c’è anche l’impresa incaricata del trasloco. Rivolgiamoci agli Ambasciatori dell’Italianità e costituiamo un Comitato per difendere il “nostro” Colombo…

Buenos Aires. E’ già passata una ventina di giorni dal 23 aprile, data in cui la nostra collettività si è mobilitata per manifestare il suo ripudio al governo per la decisione di traslocare il monumento del grande navigatore genovese alla città di Mar del Plata.
Anche se opportunamente ci siamo occupati del tema, con la cronaca e i commenti (vedi TRIBUNA ITALIANA, “‘Indignados’ italiani e la marcia per Colombo”), abbiamo rinviato ulteriori considerazioni in attesa di altri elementi per poter fare una riflessione meno emotiva e più razionale su quanto avvenuto quel giorno.

Dicono che le manifestazioni di protesta servono per richiamare l’attenzione del destinatario, che in questo caso è il governo argentino, ma l’obiettivo per avere successo richiede una condizione fondamentale: che sia un evento clamoroso. In questo caso, anche se l’entusiasmo era tanto, è stato insufficiente, appena 300 persone hanno risposto all’appello del Comites di Buenos Aires a radunarsi in Piazza de Mayo, deludendo le previsioni della vigilia che prevedevano una partecipazione molto superiore.La scarsa adesione è stata la ragione determinante perché la manifestazione sia passata quasi inosservata per governo o per i media.

Forse non si è fatto sufficientemente caso al fatto che il destinatario ultimo della protesta, il presidente Cristina Kirchner, non rivolge molta attenzione alle richieste dei cittadini, modo di fare  messo in evidenza ancora una volta durante la recente mobilitazione di oltre un milione di persone per le vie  di Buenos Aires, senza ottenere alcun risultato.Nonostante la magra presenza alcuni, evidentemente troppo entusiasti e fatte salve le dovute distanze, hanno pensato alla battaglia delle “Termopoli, con 300 guerrieri spartani e Leonida” e si sono visti, 300 italo-argentini, indignati e arrabbiati, in una protesta pacifica e ordinata, senza sconfinamenti. Atteggiamento che ha meritato la semplice e cruda riflessione che abbiamo già riportato l’altra settimana: “non illudetevi, che una civile  protesta di 300 “tanitos” possa preoccupare la Signora fino a farla tornare indietro sulla decisione presa.”

AZIONE E REAZIONE  Il cosiddetto “Scandalo Colombo”, sicuramente non toglie il sonno al cittadino medio, più preoccupato nel risolvere i problemi di tutti i giorni, ma comunque l’argomento ha suscitato un certo dibattito in un settore della società. Abbiamo letto e ascoltato commenti sull’ “operazione trasloco” con opinioni dispari, peculiari e persino severe. Tra esse prevale il  classico del “porteño” non privo di ironia.

Il trasferimento del monumento sembra lasciare indifferenti a buona parte dei vicini della città, anche se alcuni si preoccupano per i costi dello sgombero : “questo governo ha perso il senso delle priorità; con tutti i problemi che ha, spreca fondi pubblici in un progetto superfluo frutto di un capriccio, che potrebbero usarli per aiutare la gente che dorme per le strade o davanti alla cattedrale di Buenos Aires”.
Altri invece non trovano motivi razionali per spiegare la volontà di togliere il monumento a Colombo, che fa parte del patrimonio culturale della città, cancellando di un colpo tutta la storia che portò a insediare la statua in quel posto un secolo fa.
Ci sono  chi pensano che in fondo l’obiettivo del governo è provocare situazioni di tensione come queste “per distrarci dai gravi problemi che abbiamo davanti a noi”. Altri ancora, ricorrendo al sarcasmo identificano questa iniziativa di sopprimere quanto ha a che fare con  il Grande Ammiraglio che scoprì l’America , con la fissazione di sostituire, non soltanto monumenti,  ma anche i nomi di strade, piazze e vie, come se fosse possibile cambiare  la storia, imponendola sulla base di quel che proclama il governo di turno.
Così, si suppone che il Teatro Colón potrebbe diventare Teatro Néstor Kirchner, Piazza Colón, cambiare in Evo Morales; mentre corso “Paseo Colón”, diventerebbe Hugo Chavez e il Club Atlético Colón de Santa Fe, sarebbe il futuro Club Atlético Fidel Castro. Di più, in questa che sembra una crociata della “Señora Presidenta” contro tutto quel che è foraneo, ma specialmente di origine europea, potrebbe raggiungere anche l’eliminazione di diversi monumenti, come quello di Don Pedro de Mendoza, fondatore della Città di Buenos Aires, perché conquistatore spagnolo e poi seguire con  Garibaldi, Mazzini, “La torre de los Ingleses”, Piazza Francia, La Fontana degli  spagnoli, tutti da sostituire con le sculture delle “nostre” 3-M: Messi, Maradona e Máxima e inoltre di Juana Azurduy,  tra le altre.

RASSEGNAZIONE O NUOVE INIZIATIVE?
“Consummatum est”? Al di la del dibattito tra i comuni cittadini, sul tema Colombo c’è una controversia in seno alla nostra comunità. Per una parte dei nostri dirigenti, non resta che rassegnarsi, vista l’inflessibilità delle posizione presidenziale che, tra l’altro, segue la strada segnata dall’estinto Hugo Chavez, che nel 2009 non ha avuto nessuna remora per abbattere la scultura al Grande genovese, che sorgeva in centro a Caracas. Questi dirigenti considerano irreversibile la decisione in base alle seguenti conclusioni: è già fissata la nuova destinazione del monumento, nella città di Mar del Plata; è confermato che la supervisione dell’operazione di rimozione e trasloco dell’opera è affidata all’Università nazionale di La Plata (UNLP); e si sa già che il  trasporto costerà 25 milioni di pesos a pagare  all’impresa Alpa Vial S.A.

Altri personaggi  della nostra comunità, trascorso già un tempo da quando è stata fatta la manifestazione di protesta, sembrano aver mutato l’entusiasmo di quei giorni in un indecifrabile “silenzio stampa”. Forse si tratta di una tregua, di un periodo di riflessione, per pensare ad organizzare altre azioni. O forse considerano che con la citata mobilitazione l’obiettivo è già stato raggiunto e che “ il monumento non si tocca?”

C’è da domandarsi però cosa fare dopo la prima protesta del 23 aprile, per evitare lo spostamento  della scultura  a Colombo.Da parte nostra oltre alle proposte già fatte in precedenza, crediamo che sarebbe prioritario creare un Comitato di Notabili, costituito da personalità rappresentative di diversi settori: politici, imprenditori, giornalisti, artisti, ecc.e che possono essere selezionate tra l’altro, tra coloro che sono stati premiati come “Ambasciatori dell’Italianità”, dal Comites di Buenos Aires, che tra gli anni 2010/2011 consegnò 50 di questi riconoscimenti. Un numero più che sufficiente per scegliere i membri del Comitato, che dovrebbe raccogliere e coordinare ogni gestione davanti al governo e al quale dovranno unirsi i dirigenti delle nostre istituzioni rappresentative: Comites, Cgie, Feditalia, Fediba e in particolare i nostri parlamentari, il Senatore Claudio Zin e ll’on. Ricardo Merlo e  Mario Borghese e per adesione, gli onorevoli Fabio Porta e Renata Bueno del Brasile.

Ce la sentiamo di dire ai  dirigenti e ad ognuno dei membri della nostra comunità, citando una strofa della canzone:“Fin che la barca va lasciala andare, finché la barca va, tu non remare”…. ma se le circostanze lo richiedono, come è in questo caso, tutti ai remi per salvare il nostro monumento”.
Abbiamo notato in buona parte della nostra comunità la transizione negli stati d’animo: da indignati a rassegnati e se alla fine effettivamente il monumento sarà portato via, siamo certi che proveranno rimpianto,, dicono che Seneca insegnava  “La natura dell’uomo è tale che niente ama tanto quanto quello che ha perso”.
WALTER CICCIONE
ciccioneg@speedy.com.ar

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