“I giovedì nella Casa di Gabriele d’Annunzio”

10 Luglio 2012
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DIREZIONE REGIONALE PER I BENI CULTURALI
E  PAESAGGISTICI DELL’ABRUZZO  

SOPRINTENDENZA PER I BENI STORICI ARTISTICI ED
ETNOANTROPOLOGICI DELL’ABRUZZO – L’AQUILA

Pescara, Museo Casa natale di Gabriele d’Annunzio
giovedì di luglio, agosto e settembre 2012 ore 9,00 – 19,30

Nell’ambito del progetto “I giovedi nella casa di Gabriele d’Annunzio” che prevede nei mesi di luglio agosto e settembre l’apertura straordinaria del Museo con orario continuato dalle ore 9.00 alle ore 19,30, giovedi 12 luglio 2012 alle ore 18,00, in occasione del finissage della mostra “309” di Claudio Di Francesco, si svolgerà un reading dall’opera del poeta aquilano Francesco Rivera che presenterà anche degli inediti dalla sua più recente produzione.

 Francesco Rivera è nato a Roma nel 1944. E’ laureato in Lettere moderne. Dal 1971 vive a L’Aquila, città di residenza della sua famiglia paterna. Esordì in poesia nel 1972 con Abbozzi naturali (Japadre), volume scritto di getto che gli valse le lodi di molti critici, tra cui di Dario Bellezza, suo ex compagno di scuola, che sulle colonne di ” Paese Sera” gridò al “miracolo” trattandosi di una poesia che, secondo lui, rompeva ogni possibile muro con le poetiche dell’incomunicabilità, proiettandosi in una reiterata dichiarazione di appartenenza all’attimo gioioso e all’azione, sia pure permeata di forte tragicità. Seguirono vari altri testi fino ad arrivare, nel 1986, a L’ orefice, che ebbe una prefazione entusiasta di Giovanni Raboni e che inaugurò il ciclo di quattro volumi editi dalle edizioni Crocetti. Nel 1988 pubblica Il dolore del ragno bagnato per i tipi di Lacaita, libro che segna un deciso passo avanti nella ricerca di un lessico essenziale, simbolico ma funzionale anche a concetti molto realistici, un misto, insomma, di simbolo e ragione. E’ del 1999 l’ultimo dei testi editi da Crocetti, Senza stelle, con prefazione esemplare di Plinio Perilli, una dichiarazione di assunzione della morte come fulcro dirompente della vita, della morte come esperienza “già vissuta”, non tanto da esecrare, quanto da “irrorare” e farsene sedurre. Del 2003 è il volume Via Crucis (ed. Lib.Colacchi) che rappresenta il ritorno, sia pure molto sofferente ed endemico, di Rivera a ripensare la vita oltre che cristianamente, cattolicissimamente, in un organigramma di idee che fa parlare il Cristo, divino come uomo comune che, comunque, si assegna la centralità dell’universo. Del 2010, per i tipi entrambi di Lacaita, sono i due volumi Custodia di me scritto nel 2006 e Il perdono dell’angelo scritto nel 2007,anno di spartiacque definitivo nella vita di Rivera con la scomparsa, tragica ed improvvisa, del suo amatissimo figlio Cesare. Di questo autore si conoscono poco i casi della vita, si può tentare di conoscerlo meglio solo leggendo le sue poesie, leggenda e simbolo della sua vita totalmente interiorizzata.

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