L’ITALIA VISTA DA UNA IMMIGRATA

26 Ottobre 2011
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Fra i tanti, sbarcati in Italia in cerca di fortuna come i nostri nonni sbarcarono negli Stati Uniti o in Australia, con l’ausilio di una giovane rumena da tempo nel nostro Paese, cerchiamo di capire com’è l’Italia dal loro punto di vista e come siamo noi per loro con l’aiuto della signorina Teodolinda Musat.

Da quanto tempo si trova nel nostro Paese?

La prima volta, occasionalmente, nel dicembre del 1991 per un viaggio di piacere. Lo scorso anno sono tornata in Italia per affari di famiglia e sono rimasta qui.

 Come ti sei trovata a fare questa scelta?

Sono venuta per onorare la memoria di mia nonna, Carolina Baccarino Pecsi originaria di Udine, e del mio padrino, Marcello Mancini originario di L’Aquila che hanno sacrificato la loro vita per me. I retroscena di questi sacrifici sono difficili da rivelare.  

Cosa facevi in Romania?

 Lavoravo in banca, ufficio audit e controllo, esperta in riciclaggio di denaro e frode.

 Quali erano le tue aspettative quando sei arrivata in Italia?

La principale aspirazione era di trovare una famiglia e rivedere i miei amici italiani.

 Cosa pensi dell’Italia?

Ho  trovato un paese completamente cambiato – che ha perso i Valori Morali – razzista per quel che riguarda la mentalità nei rapporti con gli immigrati e i lavoratori stranieri. Non era così fino a qualche decennio fa, anche perché gli italiani per un lungo periodo sono stati essi stessi un popolo di migranti e dovrebbero capire le difficoltà di chi è costretto a lasciare il proprio paese. E invece no. Peraltro, la classe sociale con la quale lo “straniero” viene a contatto è quasi sempre la stessa degli italiani che si atteggiano ad essere superiori e, spesso, hanno una cultura inferiore. Mi ricordo che venti anni fa ho incontrato il sig. Francesco, invalido di circa 80 anni eroe della I^ Guerra Mondiale con forti principi morali e nazionali che mai avrebbe accettato uno straniero in casa preferendo una persona della famiglia “a badare” ai propri cari.
Devo aggiungere, infine, altre dicerie sulle giovani ragazze “rovina famiglie”. Questo potrebbe essere tendenzialmente vero, ma per chi proviene da un paese ex comunista ogni arma è lecita per vivere meglio. Le armi preferite sono quelle intellettuali e non quelle fisiche, ma tanto è. E questo si riflette negativamente anche sul bilancio economico Italiano. Un lavoratore straniero che guadagna 1000 euro riesce a vivere in Italia, anche se con grandi sacrifici, ed ad inviare la metà del guadagno alla famiglia rimasta a casa. Soldi che non vengono spesi in
Italia e non contribuiscono allo sviluppo del paese. Va aggiunto che c’è un esercito di stranieri che lavorano in nero con la connivenza degli stessi datori di lavoro e molti giovani italiani non si “abbassano” a fare certi lavori considerati umilianti, una risorsa per L’Italia.

 Ma per voi è facile trovare lavoro?

No. Alla richiesta di lavoro la risposta era sempre la stessa: sei straniera? Per gli stranieri che vogliono lavorare in Italia non c’è altro lavoro se non quello di “badante”.

 Ovviamente lei non si sente realizzata?

Come potrei ho un livello di istruzione spesso superiore ai miei datori di lavoro e mi accorgo di saper fare tante cose, a volte anche leggere e scrivere meglio degli italiani. Non è questa l’Italia che ricordo. I lavoratori che vengono in Italia vengono per lavorare e non per delinquere.

 Ma lei deve ammettere che l’apertura delle frontiere ha causato un flusso di emigranti irregolari molti dei quali dediti a traffici illeciti le cui attività, spesso, sono a scapito anche degli stessi connazionali e questo ha causato la diffidenza che lei lamenta?

 Molto di quel che dice è vero. Ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Possiamo dire che la sua affermazione è vera al 50%, l’altro 50% deriva dalla mentalità italiana.

 Per il futuro spera sempre in una sistemazione dignitosa in Italia o sogna di tornare in Romania?

No, per carità. La mia aspirazione è di andare a “casa” in un paese che mi ha adottato da quando sono nata senza condizione:’’God Bless AMERICA!’’.

Grazie Teodolinda e grazie ai tanti stranieri venuti in Italia per lavorare e vivere onestamente, cosa che troppo spesso noi “ospiti” dimentichiamo, facendoci sopraffare dai pochi che, invece, vivono di espedienti e rovinano l’immagine dei connazionali.

 Anch’io voglio ringraziare tutti i miei amici del DSSA che mi hanno aiutato in questo mio non facile percorso della vita e i militari di tutte le nazioni con cui sono venuta a contatto nei vari
paesi in cui sono stata per lavoro.

 

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