La Forza dell’Esercito: I VALORI.

6 Maggio 2021
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GEMONA DEL FRIULI: TERREMOTO DEL 6 MAGGIO 1976

Il ricordo del Capitano d’ispezione

A sinistra dall’alto il Capitano Mario Massimi

Nella Puntata di Porta a Porta del 29 aprile 2021 il Gen. C.A. Francesco Paolo Figliolo, commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, ha ricordato un capitano, senza rendere note le sue generalità, che durante il sisma in Friuli del 6 maggio 1976 fece partire, a poche ore dalla scossa, due sezioni, in tutto 50 uomini, in soccorso alla popolazione civile nonostante che nella stessa caserma si si erano avuti gravissimi danni.

Quel capitano in servizio di Ispezione era Mario Massimi, ora generale in quiescenza associato al Gruppo ANUPSA dell’Aquila. Ecco cosa ci ha raccontato.

Nel maggio 1976 comandavo la 15^ batteria del gruppo artiglieria da montagna “Conegliano”, inquadrato nella brigata alpina “JULIA”, presso la caserma “Goi Pantanali” di Gemona Del Friuli.

Nella caserma erano stanziati 2 gruppi di artiglieria da montagna, l’Autoreparto e la compagnia genio di Brigata.

Nella settimana dal 30 aprile al 7 maggio ero in turno di Capitano d’Ispezione alla caserma.

Sulla base del programma addestrativo redatto dal Comando Gruppo, la mattina del 6 maggio avevo portato il mio reparto ad una esercitazione di tiro con armi portatili in un poligono distante 3-4 km dalla sede stanziale. Alla sera, dopo il termine dell’orario di servizio e del rancio serale, mi ero intrattenuto con alcuni colleghi presso la sala convegno Ufficiali; successivamente mi ero recato nell’alloggio riservato al Capitano d’ispezione, in procinto di recarmi a fare un giro di controllo nella caserma. Erano circa le 21.

Proprio in quel momento arrivò la prima scossa di magnitudo 5 della scala Richter; a seguire, dopo circa un minuto, la scossa forte di intensità 6.3 della scala Richter e della durata di circa 58 interminabili secondi.

Uscivo subito in cortile e dopo pochi minuti, con il diradarsi della polvere causata dai crolli, constatavo l’entità della catastrofe.

La mobilitazione di tutti fu immediata.

Organizzavo subito i soccorsi ed il trasporto dei primi feriti presso l’ospedale di Udine, città notoriamente “resistente” ai terremoti per una particolare costituzione del sottosuolo. Con il personale presente si iniziò a scavare, a mani nude, utilizzando gli automezzi militari per illuminare le macerie.

Nel contempo mi incontrai con il Sindaco e organizzai due sezioni, ciascuna al comando di un Ufficiale, per portare soccorso alla popolazione civile che successivamente affluiva anche in Caserma per cercare soccorso ed assistenza.

Con l’arrivo in caserma dei Comandanti di Gruppo e dei Quadri Ufficiali e Sottufficiali dopo un più che ragionevole lasso di tempo si ricostituiva la normale catena di Comando. Pertanto, io ripresi il mio incarico di Comandante di batteria.

Ritengo doveroso segnalare il comportamento encomiabile dei genieri. autieri e artiglieri che fin dal primo momento, e nei giorni successivi, hanno dimostrato una eccezionale tenuta nervosa e fisica.

Finita l’emergenza, dopo qualche mese, il Comandante del 4° Corpo d’Armata Alpino mi tributava un encomio solenne da iscriversi. Nell’encomio venivano evidenziate la prontezza e l’adeguatezza dell’organizzazione finalizzate ad una efficace esecuzione delle operazioni.

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