Una nuova riforma della Difesa

12 Novembre 2020
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Articolo tratto dalla Rivista Informazioni Difesa – News

11/11/2020

a cura di: Pietro Batacchi

Riforma della DifesaLa recente audizione del Capo di SMD, Gen. Enzo Vecciarelli, è stata molto importante sotto diversi punti di vista. Riferendosi al conflitto nel Nagorno Karabah, il Generale ha affermato che i “2 opponenti, seppur di modeste dimensioni, dispongono di sistemi d’arma complessi e altamente letali quali ad esempio i missili balistici a corto raggio, contro i quali oggi noi non saremmo capaci di difenderci adeguatamente, non disponendo di dispositivi contro missili cruise”. Ma pure in Libia “i dispositivi militari messi in campo sono ben più avanzati di quanto possa suggerire il confronto in atto. L’utilizzo estensivo di velivoli a pilotaggio remoto con capacità di attacco di precisione, e la disponibilità per entrambi i contendenti di sistemi antiaerei sofisticati” costituiscono delle capacità critiche tanto che “un nostro eventuale coinvolgimento attivo in queste aree di operazione ci avrebbe portato serie difficoltà operative a causa dell’impossibilità ad applicare graduali risposte, possibilmente de-scalatorie del conflitto, per assenza nel nostro arsenale di sistemi di uguale, pur limitata, portata”. Parole chiarissime, che mettono in luce l’inadeguatezza in determinati settori delle FA italiane e che non solo sono condivisibili, ma che, su queste colonne, ripetiamo come un mantra da 10 anni. Fa, dunque, piacere che anche al più alto vertice tecnico-militare si sia giunti alle stesse conclusioni di RID. Per questo, mai come ora, ovvero in un contesto internazionale caratterizzato sempre più da “super-competizione” e scenari cosiddetti “peer” o “near-peer”, è necessaria una profonda revisione dello strumento militare. Una riforma cioè che ricomprenda una serie di provvedimenti organici e collegati tra di loro di loro, affronti la grande questione del Personale – andando oltre la mera deroga alla “Di Paola” – e consenta la creazione di Forze Armate flessibili, proiettabili ed autenticamente expeditionary. Insomma uno strumento realmente spendibile in contesti estremamente sofisticati e ad alto contrasto militare – contesti che la pandemia da COVID 19 ha reso molto più probabili, basti pensare a ciò che in piena pandemia ha fatto la Turchia in Libia – e capace di servire in maniera più efficace l’interesse nazionale italiano. Secondo lo Scrivente, tale riforma dovrebbe ricomprendere, partendo dall’alto, i seguenti punti:

  1. Trasformazione del Consiglio Supremo di Difesa in Consiglio Nazionale di Sicurezza;
  1. Elaborazione di una strategia nazionale di sicurezza da parte del Governo – leggi Presidenza del Consiglio dei Ministri – e di una strategia nazionale di difesa discendente da questa;
  1. Svecchiamento degli organici – vedi la nostra proposta su RID 11/20 – mantenimento del Modello a 150.000 uomini e creazione di una Riserva operativa da impiegare nei teatri esteri a bassa intensità e per le emergenze sul territorio nazionale;
  1. Rimodulazione della componente operativa dell’EI: 7 Brigate – una (vera) pesante, una d’assalto aereo e ad altissima prontezza, 2 alpine e 3 medie. A questa componente bisogna poi aggiungere una brigata anfibia interforze (EI/MM);
  1. Sovra-ordinazione gerarchica del Capo di Stato Maggiore della Difesa (CHOD) e creazione della figura del Vicecomandante per le Operazioni (VCOM-OPS), responsabile della pianificazione delle delle operazioni (nella consapevolezza che non esistono operazioni terrestri, aeree o navali, ma solo operazioni joint);
  2. Legge pluriennale sugli investimenti per dare certezza al procurement ed alla pianificazione da parte delle aziende;
  1. Sinergie a livello interforze su alcune capacità, in particolare per ciò che concerne la componente F-35B. Più specificamente, tale componente dovrebbe essere basata su una sola base (Amendola), in modo tale da mettere a fattor comune supporto logistico, training virtuale e dottrine operative, e disporre di 30 velivoli (15 della MM e 15 dell’AM) con comando a rotazione tra AM ed MM. Allo stesso tempo i 15 velivoli dell’AM dovrebbero poter operare sulle 2 portaereomobili della Marina, con piloti addestrati e qualificati di conseguenza, mentre i 15 velivoli della MM dovrebbero “andare” a terra qualora le circostanze lo richiedano. In casi di contingenza ad alta intensità, dunque, potremo avere una ventina di F-35B capaci di operare tanto da “piste corte” ed eliporti, quanto dalle 2 portaeromobili;
  1. Focalizzazione degli investimenti sulle seguenti capacità: velivoli e veicoli non pilotati, sistemi missilistici e loitering munitions, sistemi anti-missile ed anti-drone, caccia di nuova generazione, mobilità verticale futura, navi unmanned e nuove tipologie di unità polivalenti, comando e controllo decentralizzato e reti distribuite, capacità di offesa e difesa cyber e cyber-EW, nuova piattaforma da combattimento terrestre modulare con capacità anche unmanned, ecc.

Alcune di queste proposte sono già all’ordine del giorno – dalla legge pluriennale sugli investimenti, all’elaborazione della strategia nazionale di sicurezza, mentre su altre siamo molto lontani. Soprattutto, non condividiamo l’idea che si sta affermando di derogare alla Di Paola e aumentare gli organici. Questo non farebbe altro che incrementare ancora le spese per il personale e sbilanciare ulteriormente il bilancio della Difesa. Non ne abbiamo bisogno. Ciò che è necessario, invece, è una rimodulazione della componente operativa, in particolare dell’EI, e la creazione di una vera Riserva spendibile nei teatri a bassa intensità e sul territorio nazionale. Insomma, fa sempre un po’ effetto vedere, tanto per fare un esempio, i “baschi amaranto” – addestrati per essere “aggressivi”ed avere l’iniziativa sul sul campo di battaglia e, dunque, estremamente costosi da un punto di vista addestrativo – girare per la Stazione Termini. Ecco allora che bisogna agire sull’equilibrio complessivo dello strumento per renderlo meno da guarnigione e più proiezione. Altrimenti c’è il rischio che veramente nel prossimo Nagorno Karabah l’Italia sia impreparata a prevenire per esercitare deterrenza, ma anche ad intervenire per esprimere quella compellenza con la quale innescare la dinamica “de-escalatoria”.

Ulteriori dettagli su RID 12/20.

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