AUTODISTRUZIONE DELL’UMANITA’.

31 Maggio 2020
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Giuseppe Arnò

La Gazzetta italo brasiliana – Direttore

Editoriale Giugno 2020

http://rivistalagazzettaonline.info/articolo/2858/editoriale-giugno-2020

Giuseppe Arnò

Giuseppe Arnò

In natura non c’è alcun essere vivente che tende all’autodistruzione. L’uomo è l’unica eccezione. Da autolesionista e folle masochista è incline ad annientare ciò che ha creato e ciò che è stato creato anche a costo di autodistruggersi. Alcuni scienziati sostengono che l’inquinamento, l’avidità e l’ignoranza siano le tre grandi minacce della Terra, imputabili agli esseri umani, ma non dovremmo dimenticarci di un’altra attività amorale che questi esercitano, la tecnologia senza etica. Quest’ultima rappresenta il rischio più incalcolabile che l’umanità possa correre. Un rischio che può causare conseguenze inimmaginabili e dalle quali probabilmente non ci sarà una via di ritorno.

In altre parole, all’innato sentimento selvaggio di autodistruzione dell’essere umano, che non esiste neppure nel regno animale, si aggiunge la tecnologia del male, quella destinata a farci scomparire definitivamente dalla faccia della terra. Non si pronuncia a caso papa Francesco, allorché nella sua enciclica Laudato si’ esorta: abbiamo bisogno di “grandi percorsi di dialogo che ci aiutino ad uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando “.

Secondo il filosofo inglese Thomas Hobbes la natura umana è fondamentalmente egoistica e a determinare le azioni dell’uomo sono soltanto l’istinto di sopravvivenza e di sopraffazione: “Homo homini lupus”. È questo, purtroppo, nonostante ogni nostra considerazione negativa, il principio che anima, per esempio, i padroni di casa nostra – domiciliati a Bruxelles – nonché le forze oscure del capitalismo globalizzato, con domicilio sconosciuto, che tengono le redini del pianeta.

E per avere la supremazia globale le grandi potenze economiche, che aspirano al primato nei confronti della concorrenza, percorrono spericolatamente le più tortuose strade tecnologiche, sempre pronte a superare i limiti del lecito su tutti i fronti, quello della biogenetica compreso. A questo punto ci chiediamo: durante l’andamento in crescendo di queste continue ricerche sperimentali per la supremazia assoluta, non vien da pensare al fatto che l’essere umano possa perdere paurosamente il controllo di ciò che sta creando?

Certamente sì, in modo particolare quando vengono trattati agenti biologici di gruppo 4, che sono quelli ad altissimo rischio sia per l’operatore sia per la collettività. Gli agenti biologici di gruppo 4, è bene a sapersi, possono provocare malattie gravi in soggetti umani e costituire un serio rischio per gli operatori; possono inoltre presentare un elevato rischio di propagazione nella comunità e di norma non sono disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche, come nel caso del Covid-19.

La tecnologia sanitaria sviluppata in laboratorio si propone di migliorare la medicina con indubbi benefici per la salute e l’ottimizzazione delle cure, per cui è lecito pensare che colà lo scopo della ricerca sia quello di favorire una vita migliore e non il contrario. Tuttavia, l’intelligenza umana, quella prezzolata e senza morale, si inchina alla volontà dei potenti creando, purtroppo, i c.d. laboratori della morte (guerra batteriologica, armi di distruzioni di massa etc. etc.).

Un esempio più che attuale: il Coronavirus è un virus mutante o un errore umano di bioingegneria creato in laboratorio? Non è semplice rispondere, ma un grave e fondato dubbio assilla i nostri timori e non solo! E se fosse così come paventiamo, non si potrebbe giungere che a un’unica conclusione: siamo solo noi gli artefici del nostro destino, siamo noi che dopo esserci costruito il nostro ambiente facciamo di tutto per distruggerlo. Le guerre, le carestie, le epidemie altro non sono che le conseguenze della nostra ignoranza, del nostro egoismo e del nostro masochismo autodistruttivo.

Ahinoi, come siamo finiti male! Sarà dunque che il male questa volta avrà il sopravvento sul bene? Fatto sta che le cose vanno di male in peggio: il funesto capitale globale sta spadroneggiando ovunque, i suoi rappresentanti si stanno arricchendo sempre più senza pudore, stanno schiavizzando intere popolazioni e col supporto dei tribunali riescono nel loro intento ovvero a imporre ai buoni e indifesi cittadini la deculturazione, la perdita d’identità, dei valori universali, della gioia di vivere e non ultima la risocializzazione con l’uso della forza.

Una forza che sovente finisce con il configurarsi non come violenza giuridica, vale a dire come atto giuridicamente illegittimo, ma come violenza simulatamente necessaria alla salvaguardia della salute in spregio a molti altri diritti fondamentali (vedasi la fase uno dell’attuale pandemia). In questa Babele in cui regna la dittatura dell’ignoranza e cioè – socraticamente parlando – del male, un dato è certo: solo un miracolo ci può salvare. Oramai abbiamo perso i valori, il senso dei valori, i veri valori della vita!

Tempo addietro, leggendo “Il Fenomeno Umano” del gesuita, filosofo e paleontologo francese Teilhard de Chardin, mi ha destato l´attenzione un passaggio che, in questo contesto, per concludere, vale la pena ricordare: “Il pericolo maggiore che possa temere l’umanità non è una catastrofe che venga dal di fuori, non è né la fame né la peste, è invece quella malattia spirituale, il più terribile perché il più direttamente umano dei flagelli, che è la perdita del gusto di vivere”.

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