MANCATE PEREQUAZIONE DELLE PENSIONI: RICORSI A VALANGA. I pensionati si ribellano.

25 Gennaio 2016
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Continua la  battaglia contro il blocco delle perequazioni

Cattive emozioni che non si possono evitare

 Vincenzo Ruggieri

Le sentenze della Corte Costituzionale non sono un opzional. Sono una condanna ed in quanto tali devono essere rispettate ed eseguite.

In questa sede mi piace riportare e sottolineare le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, pronunciate in TV, con la bava alla bocca ed il sangue negli occhi. Una irriguardosa e vergognosa sfida al popolo dei pensionati: «Non abbiamo paura dei ricorsi, a noi interessa che corre l’Italia. Credo che i ricorsi serviranno a dare soldi agli avvocati, la norma che abbiamo fatto è corrispondente alla sentenza della Corte costituzionale». Così il Presidente del Consiglio si è espresso a proposito dei ricorsi per il rimborso integrale della perequazione delle pensioni, dopo la sentenza della Corte Costituzionale e il bonus con cui il Consiglio dei ministri ha varato i rimborsi parziali.

Rivolgendomi al Presidente del Consiglio lo esorto a rispettare il popolo dei pensionati che hanno già dato.

Le sue espressioni hanno creato cattive emozioni e sono macigni sul cuore di tutti i pensionati. Non sono i pensionati che devono salvare l’Italia.

 Quello che addolora è il disprezzo e la protervia, quasi quotidiana, contro i pensionati considerati unici colpevoli della attuale situazione economica finanziaria. Senza considerare pensioni erogate senza contributi, i costi della politica, i vitalizi oltre misura. O peggio, esoneri dal pagamento dei contributi previdenziali.

 Con la legge 109/2015, il Governo ha pensato bene di dare attuazione solo parziale non prevedendo alcun riconoscimento per le pensioni superiori a 6 volte il trattamento minimo INPS e accreditando importi del tutto irrisori per le pensioni inferiori.

Va ricordato che se il pensionato percepisce sei volte o più del trattamento minimo INPS vuol dire che quel pensionato ha pagato onerosi contributi previdenziali che oggi la previdenza gli deve riconoscere.

L’assunto è che le misure adottate dal Governo con la citata legge, rimodulando ‘ora per allora’ il blocco della rivalutazione, vanificano gli effetti del pronunciamento della Corte Costituzionale, restituendo solo una piccola parte di quanto non percepito nel periodo 2012-2015, oltretutto escludendo una parte dei pensionati dal diritto a percepire qualsiasi restituzione. In tal modo si uccide la certezza del diritto.

Di fronte a tale situazione a tale disprezzo verso la categoria dei pensionati, sono cominciati a fioccare i ricorsi da parte degli interessati, si sono mossi e si stanno muovendo consumatori, sindacati e avvocati. Questi ultimi, felicissimi di poter svolgere il proprio lavoro dopo un periodo particolarmente critico.

Non mancano  proposte e previsioni di  ricorsi collettivi alla Corte Europea dei diritti dell’uomo per la mancata applicazione generalizzata della sentenza 70/2015 della Consulta che ha dichiarato incostituzionale il blocco totale della perequazione automatica degli assegni di importo superiore a tre volte il minimo. “Legittimo e necessario ripristinare un diritto negato ai pensionati”.

Quanto previsto nel ddl 65, incidendo in modo retroattivo sul diritto dei pensionati a ottenere la restituzione integrale di quanto illegittimamente non percepito sulla base di una norma dichiarata incostituzionale, si pone in contrasto con il diritto a un equo processo, sancito dall’art. 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e con il diritto al rispetto dei beni, garantito dall’articolo 1 del Protocollo n. 1 alla Convenzione stessa, avendo la Corte europea riconosciuto la natura patrimoniale dei trattamenti pensionistici in godimento.

Con questa azione collettiva si vuole in sostanza dimostrare l’incompatibilità del ddl 65 con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.

Trattandosi di una violazione che colpisce allo stesso modo un’intera categoria di soggetti, la Corte Europea dei diritti dell’uomo potrà condannare il Governo italiano ad adottare tutte le misure necessarie ad eliminare le cause sistemiche all’origine della situazione ritenuta in contrasto con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Ciò consentirebbe di trovare una soluzione in grado di risolvere il problema della mancata perequazione per tutti i pensionati”.

Questa iniziativa si affianca ai ricorsi all’Inps e alle cause pilota che da ogni parte si stanno già realizzando in ogni Regione, sempre per ottenere il rispetto della sentenza della Consulta. Che spero abbia un sussulto di dignità.

Chi scrive ritiene che sia legittimo e necessario ripristinare un diritto che è stato negato ai pensionati e riaccendere i riflettori sulle molte discriminazioni e penalizzazioni di cui i pensionati sono vittime nel nostro Paese.

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