Pompei e dintorni: lezione di archeologia vesuviana.

25 Agosto 2015
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Luigi Casale

L’Area Geografica

  Lungo l’arco di costa tirrenica che va da Capo Miseno alla Punta della Campanella (Golfo di Napoli) sono dislocati alcuni siti archeologici la cui storia è legata alle caratteristiche geologiche del territorio. Fra essi Ercolano, Oplonti, Stabia, Boscoreale e Pompei, sono quelli che per la loro posizione geografica hanno maggiormente risentito delle conseguenze dell’evento disastroso dell’eruzione vesuviana del24 agosto 79 d. C.

Pozzuoli, Baia e Cuma, di pari interesse, si trovano presso la Baia Domizia, ad Ovest di Napoli.

  A sud-est del Golfo la penisola sorrentina è costellata da amene cittadine come Vico Equense, Sorrento, Massa Lubrense, S.Agata sui due Golfi, sul versante del Golfo di Napoli; Meta, Praiano, Positano, Amalfi, Maiori, Minori, Vietri sul Mare, dalla parte del Golfo di Salerno.

E sulla montagna, al di sopra di Amalfi, Ravello e Agerola.

 

Ischia, Procida, Capri, non lontane, fanno da sentinelle in mezzo al mare: le prime due di fronte a Capo Miseno; Capri quasi contigua a Massa Lubrense.  Al centro dell’arco di costa domina il Vesuvio.

Alle falde del Vesuvio o non distante di là, appunto, si trovavano i centri urbani e le ville suburbane, i cui odierni siti archeologici ci danno segni manifesti della loro posizione e della loro storia, insieme ai materiali di studio (cultura materiale) per la più generale conoscenza dell’Antichità.

Ma nella stessa regione, come s’è detto, ci sono anche altre bellissime ed interessanti località, di pari valore archeologico legato alla conoscenza della storia e della geografia della Campania antica; nonché di altrettanta attrattiva turistica e paesaggistica, di fama mondiale.

         L’eruzione del Vesuvio            

                                                                                       

 

In questo paradiso naturale, già apprezzato e frequentato all’epoca dei Romani – e certamente anche prima che l’egemonia romana si estendesse sulla penisola – nell’estate del 79 d.C. successe il « finimondo ».

È quanto racconta Plinio il Giovane (61 d.C. – 112 d.C.), testimone oculare dei fatti, nella seconda delle due lettere inviate a Tacito (lo storico dell’Impero romano). Dice, infatti, lo scrittore romano che “fra quelli che fuggivano da Miseno per mettersi in salvo, ce n’erano molti che si disperavano dicendo che quella era l’ultima notte del mondo”. E Miseno è a più di20 Km da Ercolano, e a circa30 Km da Pompei!

Nell’anno 79 d.C. (data della catastrofe pompeiana, secondo una probabile ricostruzione storica), sotto l’imperatore Tito Flavio Vespasiano, figlio di Vespasiano, a Capo Miseno, più esattamente nell’insenatura di Baia, si trovava di stanza la flotta romana al comando del navarca (ammiraglio)  Plinio (il Vecchio), uomo politico e letterato, oltre che valente naturalista. Con lui c’era la sua famiglia, costituita dalla sorella e dal diciottenne figlio di lei.


Il ragazzo, anch’egli Plinio
(il Giovane), in quanto adottato dallo zio, dovette conservare il nome gentilizio della famiglia, a scapito di quello del padre naturale. Successivamente, divenuto a sua volta un importante uomo pubblico, nel 107 (si era frattanto al tempo dell’imperatore Traiano) inviò due lettere a Tacito in cui gli descrive l’eruzione del Vesuvio; e, tra le altre cose, racconta anche come in quella occasione era morto suo zio; nella speranza che Tacito, il quale in quegli anni andava pubblicando le sue Storie, se ne servisse come documentazione.

Questa in sintesi è la situazione dei moderni scavi archeologici.
A Ercolano è stato portato alla luce solo un sesto dell’intera città antica: la parte rimanente è coperta dal moderno insediamento urbano.

 

A Oplonti (Torre Annunziata) si può visitare la famosissima villa di Poppea insieme ad una casa, non distante, di epoca sannitica; altri ritrovamenti sono ancora custoditi dai proprietari dei terreni in cui sono affiorati i reperti.

A Stabia (Castellammare di Stabia) si possono vedere alcune ville, molto interessanti per la comprensione delle teorie storico-estetiche sulla pittura parietale pompeiana.

 

A Boscoreale, dove sono allo studio alcune residenze, è stato allestito un museo con annesso centro di ricerca e documentazione. E’ interessante sapere che da una villa di Boscoreale provengono i cosiddetti  “Argenti di Pompei” (vasellame d’argento) esposti al museo del Louvre.
A Napoli, oltre ad alcuni resti della città antica, sono raccolte, nel Museo Archeologico Nazionale, la maggior parte delle opere d’arte asportabili, trovate durante le operazioni di scavo nel bacino archeologico.

 

A Pompei, l’antica città è stata quasi completamente dissepolta, tranne alcune Regiones.

 

A Pozzuoli è possibile visitare l’anfiteatro e vedere, in una piazza della città non lontana dal porto, un edificio che serviva da mercato (macellum), chiamato comunemente “serapeo” (erroneamente considerato tempio di Serapide).

 

A Baia ci sono dei ruderi sotto il livello del mare.

 

A Cuma si può visitare il cosiddetto “Antro della Sibilla”, e ruderi della città antica.
Importanti reperti sono stati trovati a Lacco Ameno (Isola d’Ischia), ora visibili nel locale museo. Resti archeologici romani sono presenti perfino a Capri (Villa di Tiberio).

 

Breve storia di Pompei

Il più antico nucleo della città, è osco (popolazione italica di lingua e cultura indoeuropea insediata nella regione). Verso il VII sec. a.C., per la vicinanza di Napoli e Cuma, Pompei passò sotto l’influenza greca e, successivamente a quella etrusca, così come si alternavano le egemonie delle due potenze, fino alla definitiva sconfitta subita dagli Etruschi del474 a. C. nelle acque di Cuma, da parte dei Greci. E’ di questo periodo, e chiaramente di tecnica greca, la cinta muraria costruita secondo un preciso piano regolatore che, inglobando il più antico gruppo di case, prevedeva uno sviluppo urbano (programmato) più razionale.

Nel V sec. la città fu conquistata dai Sanniti (popolazione italica), l’antico popolo delle montagne; e, dopo la loro definitiva sconfitta da parte dei Romani (290 a.C.), Pompei fu costretta ad entrare, forse controvoglia, nel sistema delle alleanze che Roma aveva creato con la sua potenza militare. Perciò, durante il Bellum sociale (90 a.C. -88 a.C.), la guerra di ribellione a Roma delle città italiche alleate (socii), e che Roma aveva rischiato di perdere, essa fu una delle più indomite e bellicose, al punto da subire, a guerra già finita, un lungo assedio da parte dei soldati di Silla.

Come dicono gli storici, Roma in questa occasione vinse la guerra militarmente, ma la perse moralmente, in quanto fu costretta ad estendere, una alla volta, anche alle città ribelli il diritto di cittadinanza (cioè il fatto che i loro cittadini divenivano “cittadini romani” a tutti gli effetti). Quello che era stato il motivo stesso della guerra. Segno che anche a Roma gli equilibri politici, conseguenza del mutamento delle condizioni economiche e sociali, cominciavano a mutare.

Così nell’80 a.C., risparmiata dalla distruzione, Pompei divenne “colonia”, cioè abitata da “cittadini romani” (quelli di più antica cittadinanza provenienti da Roma e quelli nuovi, già residenti (precedentemente solo “socii”); e questo, proprio per iniziativa di Cornelio Silla che aveva condotto l’assedio. In omaggio al Dittatore la città venne chiamata Colonia Cornelia Venerea Pompeianorum, vale a dire “Colonia dei Pompeiani devota a (Cornelio) Silla e a Venere”, oppure “La Colonia di Silla devota a Venere dalle parti di Pompei”. Ma la nuova colonia, almeno inizialmente, dovette mantenere quello spirito distaccato e ribelle, se Spartaco, il soldato trace scappato da Capua, fatto schiavo e divenuto gladiatore, messosi poi a capo di una rivolta di schiavi (circa 15 mila) che tormentò l’Italia dal 73 al 71  a.C., si aggirò più volte nei suoi dintorni, cercando riparo sul Vesuvio. Forse sperava di trovare fra gli abitanti di Pompei, se non proprio una complice alleanza, almeno una certa compiacenza per il sostentamento della truppa.

Questa in breve la storia di Pompei, che si interrompe bruscamente nel 79 d.C.

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