LA NOSTRA COSTITUZIONE E LA CORTE COSTITUZIONALE. Riflessioni.

23 Giugno 2015
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Vincenzo Ruggieri

La nostra Costituzione fu costruita con il lavoro degli intellettuali giuridicamente più colti e dagli spiriti più appassionati che l’Italia potesse esprimere in quel momento storico.

Quali che siano le nostre opinioni politiche, i nomi di molti padri costituenti da Ruini, Croce,   Terracini, passando per De Nicola, Segni, Fanfani, Calamandrei, Leone, Colombo ed altri non meno importanti, incutono una rispettosa nostalgia reverenziale e di ammirazione non fosse altro per la loro desolante carenza di eredi.

Ci furono giuristi solisti prestigiosi ed una consonanza collettiva non comune di cui oggi non c’è più traccia. Si avverte un senso di volgare desolazione giuridica.

La nostra Costituzione è ricca di nobili principi temperati però, da infinite eccezioni.

Faccio alcuni esempi più evidenti.

La libertà personale è inviolabile. Ma può essere limitata dall’autorità giudiziaria e provvisoriamente da quella di pubblica sicurezza (?)

Altrettanto inviolabili sono il domicilio, la libertà e la segretezza della corrispondenza. Ma in casi particolari sono ammesse perquisizioni. Di queste contraddizioni la Carta ne ha tante.

E’ un continuo ripensamento di concetti che sconfinano nella palese ambiguità: Leggendola e rileggendola mi viene benevolmente da pensare e ripensare.

La Corte Costituzionale che dovrebbe limitarsi ad affermare se una legge sia o meno conforme alla  Costituzione spesso smargina. Va oltre.

La emanazione delle leggi, come noto, spetta al Parlamento, in via eccezionale al Governo. Oggi avviene il contrario.

Le leggi le propone il Governo le approva il Parlamento a colpi di maggioranza e di fiducia.

La Costituzione si modifica anch’essa a colpi di maggioranza. Tutti si credono dei costituenti. Ma tra questi e quelli che furono c’è un abisso e non lo sanno.

Il Parlamento svolge un ruolo notarile con il colpevole silenzio di chi dovrebbe imporre maggiore rispetto della Carta.

Il Parlamento, è sotto gli occhi di tutti, risente dalla invadenza burocratica e della decadenza culturale giuridica.

Le leggi ed i testi unici di un tempo erano semplici, perché la semplicità ne rende comprensibile il concetto, manifestando la chiarezza delle idee. C’era lo stile e soprattutto la rimozione del superfluo.

Un tempo i testi normativi venivano redatti da esperti di belle lettere.

Oggi interpretare una legge è una impresa difficile. Esistono delle contorsioni lessicali.

Il legislatore non si preoccupa di misurare le difficoltà di interpretazioni e di armonizzare  l’emananda legge con quelle già in vigore.

In questa generale oscurità la Corte interviene spesso creando una confusione maggiore.

Lo scrivo con tutto rispetto. Questa confusione deriva dalla pretesa di estendere il proprio sindacato di legittimità non soltanto a ciò che la legge dice, ma anche a ciò che non dice emanando sentenze manipolative o integrative.

Ammettere che la Corte possa integrare una norma, significa farle svolgere una funzione legislativa che per definizione le è estranea.

Non occorre essere giuristi per comprendere questo elementare concetto.

Mi vien da sorridere quando la Corte ricorre al cosiddetto sindacato di “ragionevolezza” con il quale ha dilatato la sua competenza.

Un esempio clamoroso lo abbiamo nelle sentenze sulle pensioni. Seguendo il criterio della “ragionevolezza”, la Corte spesso ha esteso benefici pensionistici ad altre categorie. In questo modo i conti pubblici, specie del settore previdenziale, sono stati stravolti perché la Corte giudica senza tener conto degli oneri finanziari che comportano le proprie decisioni.

Va da sé che la colpa non è della Corte ma del legislatore che, spesso come una ruspa o un bulldozer, intende far cassa colpendo la categoria più debole priva di mezzi per poter far sentire la propria voce.

Quella è la categoria dei pensionati.

Oggi gli anziani pensionati – specie se longevi – sono la spina nel fianco del Governo. Si sente dire: “ha riscosso più di quanto ha versato”. Senza guardare ai vergognosi vitalizi ed alle pensioni erogate senza contributi. Per chi ha la memoria corta ricordo che il riferimento è alla legge Mosca ed alla legge Treu.

La spesa previdenziale, non i costi della politica,  sono la rovina delle finanze pubbliche.

Un tempo si diceva che la civiltà di un popolo si misura dalle attenzioni riservate agli anziani.

Gli anziani sono una risorsa. Si diceva.

Oggi la civiltà di un popolo non si misura più dalle attenzioni riservate agli anziani. Si misura da come si effettua la raccolta differenziata dei rifiuti.

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