DEI DELITTI E … DELLE (MANCATE) PENE.

24 Settembre 2014
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dei delitti e ……. delle (mancate) pene

Leggendo sui vari quotidiani le “lettere al Direttore” che provengono da una variegata comunità di lettori, una delle preoccupazioni che emerge maggiormente è quella della constatazione che delinquenti abituali vengano rimessi in libertà poco dopo o spesso immediatamente dopo la commissione del reato. Lamentano quindi – i nostri concittadini lettori, e gli stranieri sulla stampa estera – la pericolosità di “girare per strada” in cattiva compagnia ed esposti al rischio di essere “investiti” (se non rapinati) da scooters ed auto non assicurate (quando l’allora Comunità Economica Europea ci impose l’obbligatorietà dell’assicurazione RC Auto, era previsto l’arresto immediato per i trasgressori [1]; oggi diventa un’attenuante – se non una scusante – per chi “forza” un posto di blocco). Ovviamente questa considerazione appare abitualmente sulla stampa estera, sotto forma di “Avviso” ai turisti che si recano in Italia. Avviso accompagnato da altri “consigli” per coloro che intendessero stabilirsi per lunghi periodi nel “Bel Paese”. Notoriamente la cosiddetta classe dirigente italiana – non solo quella politica – non legge i giornali degli altri Paesi e non si rende conto di quanto l’Italia sia “derisa all’estero e miserevole al suo interno” (come già osservava Giuseppe Garibaldi da Caprera): già ….. molte legislature prima dell’attuale. Cento anni prima di Garibaldi, il nonno [2] di Alessandro Manzoni scriveva “dei delitti e delle pene”.

Andrebbe aggiunto – cosa che i lettori spesso ignorano – che non solo i colpevoli di reati che la giustizia definisce minori (ma non così sono percepiti da chi subisce, oltre al furto, gravi danni fisici spesso invalidanti) vengono mandati ai domiciliari non controllati, ma che ciò avviene senza che abbiano risarcito il danno alle vittime e le spese che lo Stato ha sostenuto.

Vi sono “assassini politici” e relativi mandanti che sono stati rimessi in libertà, oppure graziati od amnistiati o semplicemente mandati a casa per motivi di salute, senza aver risarcito e senza che neppure vengano loro “pignorate” le retribuzioni attuali e future. Viceversa lo Stato ha concesso la pensione di invalidità ed ha risarcito delinquenti (condannati) rimasti feriti in conflitto a fuoco con le Forze di Polizia.

I dati che l’Amministrazione della Giustizia fornisce in merito alla popolazione carceraria sono spesso volutamente equivoci e si riferiscono al tasso di affollamento che – ovviamente – deriva dalla capienza delle carceri tanto quanto dal numero di detenuti. L’Italia post-sessantottina, nella previsione che si diventasse più buoni, ha ridotto di migliaia di unità i posti-carcere per cui (pur essendo diminuito il numero di delinquenti in galera ed aumentato quello dei libero-circolanti) l’affollamento è aumentato facendo inorridire le schiere degli amici di Caino.  Aggiungiamo un’altra considerazione. Contrariamente alla convinzione popolare, i reati gravi sono commessi prevalentemente da italiani e non da extracomunitari, ma l’aumento della “popolazione carceraria” non di nazionalità italiana che si macchia solitamente di piccoli reati legati allo spaccio ed alla prostituzione (reati che vengono subappaltati dalla criminalità organizzata impegnata in reati più lucrativi) ha fatto “allargare le maglie” della rete nei confronti degli italiani sia in sede di giudizio che di erogazione della pena.

Si ricordino i provvedimenti di Governo (Ministero della Sanità) per strappare dalle mani della Polizia i piccoli spacciatori, l’atteggiamento di magistrati che hanno accusato in Aula gli investigatore di “avercela” con questo o quello spacciatore perché ….più volte arrestato benché rimesso in libertà dal Giudice. Tutta quell’area grigia che va dal piccolo spaccio, borseggio, dal bullismo al taglieggiamento, viene tollerata da un ventennio benché sia accertato che da essa vengono le successive leve dei criminali e dei killers.

Sputare in faccia ad un Poliziotto od ad un Agente di custodia nell’ingresso al carcere non è sostanzialmente più reato; gli Uomini in divisa che fronteggiano i manifestanti spesso subiscono l’umiliazione da parte dell’antagonista che gli urina sui piedi sapendo che sarà impossibile subire un processo per oltraggio.

Quando qualche Agente perde la pazienza e reagisce, se l’arrestato – già spesso debole od irritabile per l’uso abituale di stupefacenti – viene colto da collasso e magari muore, si apre un processo di beatificazione per il morto e si rovina la vita all’Agente. Sono ben noti i casi più recenti a Roma ed altrove.

Non tutti gli Uomini delle Forze dell’Ordinehanno il carattere e la formazione dimostrati dal Carabiniere che rimase impassibile dinnanzi al giovane NO-TAV (interscambiabile in qualunque manifestazione contro la NATO) che lo insultava sotto l’occhio della telecamera.

Probabilmente un maggiore e più sistematico addestramento psicologico, potrebbe evitare quelli che vengono definiti gli eccessi delle polizie e degli Agenti di custodia: di questi ultimi, i frequenti suicidi lasciano indifferenti quanti si occupano di diritti dei detenuti (diritti che sono effettivamente negati soprattutto per la mancanza di spazio dovuta alla mancata costruzione di nuove carceri [3]).

Mentre si propone di abbassare a 16 anni l’età per la patente, non si abbassa quella della responsabilità civile e penale, per cui orde di ragazzini imperversano con motorini ed auto rubate, spesso non assicurate, in contesti sociali dove non si percepisce il confine tra il latitante, il borseggiatore ed il giovane, magari di animo buono, ma in procinto di diventare un futuro tagliagole.

Il giovane Matteo Gorelli che appena diciottenne ha ucciso ad un posto di blocco il carabiniere Santarelli (morto l’11 maggio 2012, dopo un anno di agonia per le gravi lesioni cerebrali riportate al “posto di blocco” di Grosseto nel 2011) è uscito di prigione dopo un anno di carcere ed è in fase di “rieducazione” presso la comunità di recupero Exodus. L’assassino di John Lennon (Mark David Chapman) dopo 34 anni da quel tragico 8 dicembre 1980 a New York, è ancora in carcere.

 La popolazione carceraria in Italia (*) – in rapporto agli abitanti – è tra il 10 ed il 50% (negli USA è il quadruplo che in Italia) inferiore a quella delle maggiori Democrazie occidentali nelle quali il grado di “libertà” è maggiore che in Italia ed il cittadino è più tutelato nei diritti di difesa di quanto non lo sia in Italia dove l’abbiamo in parte perduto con l’applicazione del nuovo Codice redatto a tutela dei criminali e dei corrotti o corruttori che possono permettersi un buon avvocato, soprattutto se specializzato (categoria in crescita, anche o soprattutto tra le donne) nella “difesa dei colpevoli”.

*) Il tasso di detenzione per 100.000 abitanti in Italia è pari a 112,6; in Europa a 127,7 (un po’ di più in Inghilterra); nel mondo 156.

 Danilo De Masi, settembre 2014


[1] La mancata punizione di quanti “circolano” senza copertura assicurativa (o con polizza falsa) determina un costo della RC auto proibitivo in molte provincie del Mezzogiorno; il problema è aggravato dal numero incredibile di truffe perpetrate ai danni delle Compagnia ad opera di soggetti che possono contare sulla complicità di medici che – a loro volta – non vengono perseguiti. Questo settore è uno di quelli che contribuisce a “dividere” in due l’Italia.

[2] Cesare Beccaria, magistrato, illuminista, nonno materno di Alessandro Manzoni, scrisse “dei delitti e delle pene” nel 1764.

[3] Per non incrementare i “posti carcere” non solo si sono bloccate le nuove costruzioni con espedienti tipo l’inchiesta “Carceri d’oro” del ventennio scorso, ma si è cambiata la destinazione d’uso di complessi già costruiti, come l’enorme centro di produzione RAI di “saxa rubra” edificato alla periferia di Roma per essere un nuovo carcere: nel gergo RAI i settori del centro vengono chiamati “bracci”.

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