Morsi: lo specchio di Obama in Medio Oriente

6 Luglio 2013
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di Fabio GHIA

TUNISI – Quanto sta accadendo in Egitto, è solo l’epilogo di una “dissennata” politica estera Statunitense, aperta dal Presidente Obama con il famoso discorso del Cairo del giugno del 2009: “America e Islam non devono essere in competizione. Invece, si sovrappongono e condividono principi comuni, di giustizia e progresso,….. si tratta di interessi comuni, che potremo realizzare solo insieme”. Parlò della necessità di aprire nel mondo islamico a Governi che “riflettano” la reale volontà del popolo, così come del riconoscimento di nuove “potenze  regionali” che possano ben comprendere le necessità di sviluppo  della cultura islamica. Nella sostanza, l’abbandono dell’antica  strategia dell’aperto supporto a governi autoritari e il subentrare  del “Leading from Behind” con l’appoggio all’Arabia Saudita!

Da allora l’Arabia Saudita, sebbene non sia mai apparsa  ufficialmente (giacché ha agito e continua a farlo, attraverso il  Qatar), è la “nuova Potenza Regionale” che ha istigato e  finanziato l’affermazione a livello locale delle componenti di  matrice “islamista”.  Le rivoluzioni Arabe sono nate da  sentimenti popolari basati sul rispetto della “dignità dell’uomo”.  Per contro, sull’intero fronte dell’Africa settentrionale, grazie  a finanziamenti vettorati, si sono affermati i partiti di matrice  islamista (Fratelli Musulmani e Al Nhadha in Tunisia) che hanno  portato al Governo elementi radicali per un “ritorno al vero  Islam”: quello da sempre predicato dal Wahabismo Saudita. Il tutto  con il beneplacito degli USA, al quale l’Arabia Saudita è legata  da un “fraterno” patto basato sul controllo delle risorse  energetiche mondiali. Fonti di dissenso per il nuovo corso delle  primavere arabe non sono mancate: Mohammed ElBaradei e le  principali autorità religiose in Egitto, Chokri Belhaid (Capo  dell’Opposizione, assassinato con tre colpi di pistola alla testa)  e Caid Essebsi in Tunisia.

Ma, un invito alla riflessione va fatto anche per gli USA. Le  dimissioni del Direttore della CIA, Generale David Petraeus,  avvenute il 10 novembre 2012 all’indomani della vittoria di Obama  per il suo secondo mandato e all’uccisione dell’Ambasciatore USA  in Libia, così come la Clinton che ha lasciato il Dipartimento di  Stato sin dal dicembre 2012, non sono forse state indicazioni  sommerse del malessere interno all’amministrazione Obama per la  politica estere in MO? La riprova della maldestra politica estera  Statunitense la ritroviamo in Siria, dove all’indomani  dell’insurrezione, sono giunti 15000 “salafiti” (8000 libici e  7000 tunisini), ex “al qaedisti” in Iraq e Afghanistan,  finanziati e armati dal Qatar, per costituire l’avanguardia  Jihadista dell’opposizione contro il “laico” Al Assad.

Il nuovo ordine mondiale degli USA di Obama ha imposto un  appoggio finanziario agli insorti in Siria e un contemporaneo cauto  approccio sul contenzioso con l’Iran. Questo non è bastato a  fermare i libanesi di Hezbollah (filoiraniani) a fornire aiuto  militare ad Assad per una partita che, nonostante le più di  centomila vittime, non accenna a terminare. E, forse, è proprio la  Siria che svela i retroscena radicali che oggi più che mai stanno  scuotendo l’intero mondo islamico. In Siria, infatti, si è  materializzato in tutta la sua aberrazione, lo scontro tra Sunniti  (Arabia Saudita) e Sciiti (Iran), con la regia oscura e quanto mai  defilata degli USA. Non è da meno la visita di Obama in Terra Santa  nel marzo scorso, dov’è emersa una chiara non interferenza nei  colloqui Israelo-Palestinesi per il mantenimento di una situazione di  stallo probabilmente suggerita dalla stessa Arabia Saudita.

Per contro, Piazza Tahrir, nuovamente invasa dalle tende, ieri ha  osannato l’Ufficiale Egiziano che ha annunciato l’avvenuto colpo  di stato. Sì, un Golpe che è il preludio di quel cambiamento  tanto atteso e professato sin dall’inizio dalla maggior parte dei  popoli musulmani. Probabilmente lo stesso cambiamento cui hanno  gridato le masse di contestatori al regime di Erdogàn in  Turchia. D’altra parte, secondo il calendario gregoriano, siamo nel  2013. Il calendario islamico indica, invece, l’anno 1434  dell’Egira: cioè il giorno in cui Maometto si trasferì  dalla Mecca a Medina e fondò la prima parvenza di stato islamico. Da  quel giorno il mondo islamico Sunnita, basandosi solo sulle fasi  lunari e una durata del mese di 29,53… giorni, ha iniziato a  scandire il tempo di una nuova civiltà e cultura.


Secondo il calendario Persiano (mondo islamico Sciita) siamo, invece,  nel 1389. Per l’intero mondo islamico siamo quindi nell’intorno  del 1400, periodo storico in cui nella cultura occidentale europea  s’iniziò ad affermare il “Rinascimento”. Per la cultura e la  società europea il XV e il XVI secolo furono fondamentali per  l’affermazione di nuove identità e differenze sociali. La prima e,  forse, la più importante fu l’affermazione di una differente  visione religiosa dell’uomo che, pur non rinnegando la propria  religione, sposta l’attenzione da Dio all’uomo; che è visto come  elemento su cui costruire il futuro del mondo. Emerge, quindi, nel  periodo rinascimentale europeo la ferma volontà sociale per  l’affermazione dell’uomo, della sua dignità e delle sue  conoscenze.  Il parallelo con quanto sta succedendo nel mondo Arabo è  lecito, soprattutto se si considera questo periodo come una logica  evoluzione culturale delle singole società in esso esistenti. E’  iniziata, dunque, l’era Rinascimentale anche per l’Islam?  Probabilmente sì, speriamo solo che gli Stati Uniti non  interferiscano più nel normale corso che prenderanno gli eventi!

FABIO  GHIA è nato a Napoli il 9 settembre 1946. E’ Contrammiraglio  della Riserva della Marina Militare e giornalista free-lance. Svolge  libera professione in Tunisia. Formatosi all’Accademia Navale di ivorno, quale Ufficiale di Marina ha comandato diverse unità  navali. Sul San Giorgio, nel 1991-92, è stato impegnato in Somalia  nell’ ambito della missione umanitaria dell’ONU in operazioni di  sicurezza nel porto di Mogadiscio e lungo la costa somala. Ha operato  per tre anni presso il Comando Supremo Interalleato (SHAPE), in  Belgio, svolgendo poi molteplici incarichi di Stato Maggiore. Dal  1995 al ’97 è stato Comandante della Nave a vela “Orsa  Maggiore”, impegnata nel giro del mondo, partecipando a regate  oceaniche e vincendo la Transpacifica 97. Per tre anni è stato in  servizio presso la Presidenza della Repubblica, nello staff del  Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Dal settembre 2001 ha svolto  l’incarico di Addetto militare presso l’Ambasciata d’Italia a  Tunisi. Nel 2009 è stato collocato nella Riserva. E’ laureato in  Scienze Marittime e Navali presso l’Università di Pisa e in  Scienze Diplomatiche Internazionali all’Università di Trieste.  Iscritto all’Ordine dei Giornalisti di Roma, è autore di numerosi  articoli e studi d’interesse strategico, internazionale e  umanitario. Editorialista e corrispondente da Tunisi del quotidiano  L’Opinione, ha pubblicato scritti e articoli anche sui quotidiani  “Italia oggi” e “Italia chiama Italia”, e sui periodici  “Radici Cristiane”, “Rivista Marittima”, sulla rivista  statunitense “Naval Review ” e sul “Corriere di Tunisi” e su  molte altre testate “on line”. Ha un’ottima conoscenza della  lingua inglese e francese, parlata e scritta, e una conoscenza di  base dell’arabo parlato. Dal 2004 al 2006 è stato Segretario  Generale della Camera tuniso-italiana di Commercio e dell’Industria  di Tunisi. Dal dicembre 2004 è Delegato per la Tunisia dell’ ANFE  (Associazione Nazionale Famiglie degli Emigrati) e dal giugno 2011  Presidente di “ANFE Tunisie”, con la quale opera nel settore  della migrazione legale e del “Dialogo Interculturale tra Occidente  e Islam”, tenendo a distinguere le differenze culturali esistenti  tra le due realtà sociali. In tale mentre, nel 2012 è stato  insignito del Premio Floris a Terni e di una targa ANFE con menzione  per la “particolare attività svolta nel “Dialogo interculturale  e interreligioso”.

(annotazione  biografica a cura di Goffredo Palmerini)

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