LA “LOTTA” DEI PRESIDENTI DELLE PROVINCE VANIFICA LA SPENDING REVIEW ABRUZZESE

30 Settembre 2012
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Lo statuto della regione “calpestato” dal populismo

da una nota di Amedeo Esposito

(come giornalista ho “vissuto” la regione,
dalla costituzione, per più di 30 anni
)

 In un momento così convulso che vede in “lotta” i presidenti delle province, per il riassetto del territorio abruzzese, sotto la scure della spending review imposta dal Governo, appare non rassicurante e ancora meno pacificante la dichiarazione fatta dal presidente Gianni Chiodi a Sky-tg economia: nello Statuto della Regione Abruzzo sono previste due sedi, è un’anomalia che va tolta, ma non ci si riesce.

Due sedi, dunque, e non altro.

 Solo per memento, è bene leggere il comma 4 dell’art.1 del titolo I° dello statuto in vigore dal 18.2.2012:

“Capoluogo della Regione è la città di L’Aquila, sede degli organi istituzionali. Il Consiglio e la Giunta si riuniscono a L’Aquila o a Pescara”.

Non si dice che sono istituite due sedi della Giunta e del Consiglio. Tutt’altro!  Lo conferma in modo solare il comma 2 dell’art. 4 dello statuto in cui è detto:

“Le Direzioni della Giunta hanno sede all’Aquila e Pescara…”.

Nel precedente statuto si parlava di “dipartimenti aventi sedi con propri uffici a L’Aquila  con tre componenti per gli affari generali e l’organizzazione regionale; a Pescara, con sette componenti, per gli affari economici e settoriali”.

Forse la subdola variazione semantica da “dipartimenti” a “direzioni della Giunta”, induce oggi più di ieri ad accarezzare l’idea di un’ulteriore disseminazione degli organi regionali entro il nuovo assetto territoriale, sempre a danno e solo, ovviamente, della “sede degli organi istituzionali”.

Allora, sbaglia o è serio il presidente Chiodi quando dice che l’Abruzzo ha due sedi regionali?

Lo abbiamo letto: a Pescara dovrebbe esserci il palazzo delle “direzioni della giunta”, non quello della Giunta tanto sfarzosamente arredato, soprattutto nell’ala del presidente. E ancor meno dovrebbe esserci il gran palazzo del “consiglio regionale”.

Si torni alle “prescrizioni” dello statuto, anche quello modificato e in vigore dal 18 febbraio scorso, per affrontare una vera spending review tanto auspicata dagli abruzzesi (su cui gravano oneri pazzeschi), i quali chiedono, giustamente, servizi (sanitari, trasporto etc.) più consoni alle loro fondamentali civili e umane esigenze.

 

 

 

 

 

 

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