“L’AQUILA NUOVA”, NELLA CORAGGIOSA VISIONE DI ORLANDO ANTONINI

14 Luglio 2012
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E’ uscito in questi giorni, pubblicato
da One Group Edizioni,

il volume “L’AQUILA NUOVA
negli itinerari del Nunzio”,

di Orlando Antonini, il primo libro
che “vede” la città rinata
.

Il Nunzio, insigne studioso di architettura urbana, disegna la rinascita dell’Aquila
di Goffredo Palmerini

Il volume sarà presentato a L’Aquila il 16 Luglio 2012 (Lunedì), alle ore 18, presso l’Auditorium Carispaq “E. Sericchi” in Viale Pescara 4, presente l’Autore, con la partecipazione di illustri urbanisti, architetti e storici, in un incontro di notevole livello scientifico e culturale che segnerà di certo la traccia per quella riflessione avvertita sulla ricostruzione della città, sul suo futuro sulle sue prevalenti vocazioni. Intervengono alla presentazione Leonardo Benevolo (Urbanista e studioso di Storia dell’architettura italiana), Paolo Marconi (Storico dell’architettura e Architetto restauratore), Pier Luigi Cervellati (Urbanista ed esperto in Storia urbana), Sandro Ranellucci (Architetto e docente di restauro urbano), Elpidio Valeri (Storico), Maurizio D’Antonio (Architetto, deputato di Storia Patria), Francesca Pompa (presidente di One Group Edizioni). Coordinerà l’incontro il giornalista e scrittore Angelo De Nicola. Un evento che s’annuncia già per il rilevante interesse scientifico e per l’importante significato civico per la comunità aquilana.

mons. Orlando Antonini

L’AQUILA – C’era da aspettarselo che prima o poi sarebbe arrivato. Era nell’aria da mesi, allorquando mons. Orlando Antonini, Nunzio apostolico a Belgrado e, per passione, uno dei più insigni studiosi di architettura religiosa e urbana, in più d’una occasione, nel dibattito apertosi sulla città futura – nuova o “dov’era e come era” – aveva accennato a qualche proposta per una rinascita dell’Aquila “meglio di come era”, anticipando quello che sarebbe stato il suo argomentato pensiero. Che, infatti, è arrivato sotto le forme di un tomo di pregevole fattura, ricco di analisi, richiami storici, proposte di grande interesse scientifico e architettonico, forti e coraggiose come si conviene agli studiosi di rango. Daranno di certo una scossa importante al dibattito cittadino, proprio quando finalmente si sta per avviare la ricostruzione della città.

Nel libro, con la finzione letteraria del viaggiatore che nel 2029, a vent’anni dal devastante terremoto, visita L’Aquila nuova che stupisce in bellezza, l’Autore propone un modello di ricostruzione della città “meglio di come era”. Egli sfida ogni regola codificata con il recupero della regola suprema della bellezza, come stella polare e punto qualificante della ricostruzione. Un’opera di grande valore, questo libro di mons. Antonini, un atto d’amore verso la città capoluogo d’Abruzzo, tra le più belle d’Italia, un contributo concreto per il futuro dell’Aquila e del suo territorio attraverso la valorizzazione del suo straordinario patrimonio architettonico, artistico, storico e ambientale, cespiti su cui fondare una prospettiva di turismo culturale di ampio respiro.

Il volume, dalle veste grafica fine ed assai curata, con una bella copertina in bianco e rosso – i colori civici dell’Aquila fino al terremoto del 2 febbraio 1703 – reca in Prefazione i preziosi contributi di Leonardo Benevolo, Paolo Marconi, Pierluigi Cervellati e Sandro Ranellucci dai quali non mi pare corretto estrapolare qualche breve citazione. Ritengo invece doveroso segnalare questa ulteriore impresa di One Group Edizioni nel cimentarsi in opere di ragguardevole livello, strettamente connaturate alla Città. Un impegno imprenditoriale molto apprezzabile anche per il valore civile che lo anima, sin dai primi giorni dopo il 6 aprile 2009. In una bella Presentazione, in apertura del volume, così scrive Francesca Pompa, presidente di One Group Edizioni: “Ci siamo accorti di ciò che avevamo perso quando tutto era compiuto. Così anche gli altri, tutto il mondo ha pianto con noi. Una forza devastante chiamata magnitudo alle tre e trentadue di quella terribile notte del 6 aprile 2009 in trenta secondi ha fatto dell’Aquila un cumulo di macerie, strappate vite umane e sfigurato la città che tanto stentava ad essere riconosciuta, come poi è avvenuto per l’effetto terremoto, tra le più importanti città d’arte d’Italia, addirittura la sesta per l’inestimabile ricchezza del suo patrimonio. Il centro storico, il cuore pulsante di storia e capace di rinascere ogni volta, è agonizzante, imbrigliato in apparati deturpanti che ne impediscono il definitivo sfacimento e la burocrazia che fa il resto”.
“Un silenzio assordante annota Francesca Pompache perdura da ormai tre anni lungo le sue vie e piazze, divenuto insopportabile anche a quei pochi eroi che hanno sfidato l’impossibile pur di rianimare la città riportandoci le loro piccole attività. Le voci sono altrove, disperse nei non luoghi da cui si tenta di guardare al futuro. è alto il dibattito sulla città che verrà e che si vuole, sui problemi della ricostruzione e su quanto tempo bisogna aspettare prima di riavere una città dove far crescere i propri figli, dove tornare ad abitare da cittadini privilegiati per essere stata capace, quale araba fenice, di rinascere dalle proprie ceneri per la quinta volta nella sua storia. Un dato di straordinario valore che ha forgiato nel tempo il carattere di questo popolo e che ha offerto il ‘La’ per avventurarsi nell’Aquila del 2029, avendo come guida uno tra i suoi cittadini eletti: mons. Orlando Antonini, Nunzio Apostolico e grande conoscitore di architetture. L’autore ci porta, attraverso un viaggio immaginario, nell’Aquila nuova, nella città antica fondata sul concetto di città territorio, quando l’originaria composizione in quattro Quarti non determinava una divisione ma contribuiva piuttosto all’unitarietà”.
“Al di là di ogni personale convincimento o di ogni pregevole iniziativa, ciò che al momento ci appare essenziale per la rinascita dell’Aquila è di avere un progetto sistemico che definisca la vocazione futura di questa città. Condizione essenziale per indirizzare adeguatamente gli interventi, per stimolare il tessuto produttivo, offrendo una visione di sviluppo futuribile ai cittadini di cui avvertono estremo bisogno per credere. Mons. Antonini l’individua nelle potenzialità che il territorio esprime in termini turistici. E’ un’industria, il turismo, non delocalizzabile e strettamente legata al territorio. (…) In questo volume, che di immaginario ha solo la proiezione nel 2029, mons. Antonini disegna la ricostruzione possibile, consapevole delle perplessità che alcune sue proposte solleveranno, pur se su base scientifica. Noi lo abbiamo esortato a farlo, ad osare perché è questo il momento di osare. Nulla di ‘fantascientifico’, ma piuttosto di opportunità da cogliere per attuare interventi migliorativi, e se del caso correttivi, in modo da restituire al paesaggio la bellezza della forma originaria, alterata nel tempo da manomissioni non sempre appropriate a danno dell’Aquila, città monumento, uno dei complessi urbanistici, architettonici e storico-artistici più interessanti del Centro-Italia”.

Sulle ali di un sogno da tempo coltivato, il Nunzio avanza ipotesi dalla forza innovatrice che coniugano la modernità con la storia guardando alla sicurezza degli edifici, al risparmio energetico, alla salvaguardia dell’ambiente, all’accoglienza, alla cultura come volano della ripresa, all’imprenditorialità come risposta alle difficoltà del momento. Un disegno globale di territorio sostenibile dove il patrimonio naturale e ambientale viene preservato per le generazioni future. Dove le risorse locali, soprattutto umane, sono la vera ricchezza. Incita a riprogettare il nostro modo di essere e di abitare gli spazi del vivere quotidiano. Il suo messaggio è inequivocabile – conclude Francesca Pompa – così come le sue proposte costituiscono una fonte autorevole di riferimento e d’ispirazione per chiunque abbia a cuore la rinascita dell’Aquila, partendo da ciò che è stata nei secoli per risalire la china dell’antico splendore e ardore con cui si è sottratta ad ogni tentativo di distruzione. L’Aquila rinasce già da queste pagine, anzi siamo già nel 2029, vedete come è cambiata? Bella, bella come non mai”. Non resta che prendere nota di questo appuntamento da non perdere, la presentazione di questo libro importante. Non solo una pubblicazione preziosa, ma un vero Vademecum per il futuro dell’Aquila.

Mons. Orlando Antonini, arcivescovo e Nunzio apostolico, è nato a Villa Sant’Angelo, comune a 18 km. dall’Aquila. 67 anni, di cui 33 nel servizio diplomatico della Santa Sede con missioni in Madagascar, Siria, Cile, Olanda, Francia, Zambia, Paraguay ed oggi a Belgrado, mons. Antonini è anche un cultore di musica, scrittore e uno tra gli insigni studiosi di architettura religiosa aquilana. Di notevole interesse scientifico le sue pubblicazioni, come Architettura religiosa aquilana in 2 Voll. (1988 e 1993, riediti nel 2010), Manoscritti d’interesse celestiniano in Biblioteche di Francia (1997), Approfondimenti critici e rivisitazioni cronologiche nell’architettura in Abruzzo: i casi di San Massimo di Forcona e di Santa Giusta a Bazzano (1997), Chiese dell’Aquila. Architettura religiosa e struttura urbana (2004), Villa S. Angelo e Dintorni (2006), San Nicola d’Anza, importante monumento aquilano da riscoprire e recuperare (2007-2008), Chiese extra moenia del Comune dell’Aquila prima e dopo il sisma (2010), L’architettura religiosa a Capestrano (di prossima pubblicazione), oltre a numerosi contributi, saggi ed articoli in giornali, riviste e libri.

 

 

 

 

 

 

 

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