LA SITUAZIONE A L’AQUILA DOPO TRE ANNI DAL TERREMOTO DEL 6 APRILE 2009

29 Gennaio 2012
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A quasi tre anni dal terremoto del 6 aprile 2009
tornano a riaccendersi i riflettori su L’Aquila
dopo la nuova l’ordinanza 3996 del 17 gennaio 2012
che pone precisi pilastri per la ricostruzione,
al momento ancora bloccata.

Preliminarmente anche quest’anno mi sento di riproporre fedelmente quanto pubblicato lo scorso anno da “Limes” – rivista italiana di Geopolitica, nel commentare l’anniversario: a L’Aquila si parla sempre meno del sisma e della ricostruzione e sempre più di politica. Se la tragedia di Messina del 1908 unì il paese, quella abruzzese rimarca la divisione dell’Italia: da una parte o dall’altra della barricata politico-mediatica. La geopolitica della costruzione: si torna ai castelli fuori città senza un centro, come prima della fondazione della città.
All’articolo aggiungo le riflessioni della nostra collaboratrice Francesca Bocchi che in un suo commento (maggio 2011) scriveva: a due anni esatti da quella notte le domande restano sempre uguali ed ugualmente inevase, domande cariche di speranza e timore, sospese a mezz’aria….
Il vero terremoto è “dopo”, quando subentra la piena consapevolezza di ciò che è accaduto, quando è piena la comprensione di ciò che era e non è più, né lo sarà! …… La parola d’ordine è ricostruire: le case, le chiese, gli opifici e le persone, riannodare le fila di rapporti sociali ormai sfilacciati, di un tessuto connettivo sparpagliato lungo una direttrice centrifuga che fa fatica a tornare centripeta. Ricostruire, già, ma da dove? E come?

I dati ufficiali sulla popolazione assistita al 24 gennaio 2012 sono ancora allarmanti, nel solo comune di L’Aquila: 17.245 le persone che usufruiscono di soluzioni alloggiative a  carico dello stato, 9.881 le persone beneficiarie del contributo di autonoma sistemazione e 388 le persone alloggiate in strutture ricettive e di permanenza temporanea. Terminata la fase di emergenza dopo pochi mesi sono iniziati i lavori di sistemazione delle abitazioni classificate “A”, “B” e “C”, ovvero quelle che avevano subito pochi danni. Ciò è stato relativamente
semplice per le case in periferia ed isolate, anche perché occorreva far rientrare più persone possibile nel breve tempo per garantire un tetto, prima dell’inverno, a tutti (le costruzioni emergenziali non garantivano la sistemazione di tutti). Rimaneva da sistemare il centro storico.
Qui sono iniziati i veri problemi ed obiettivamente ce ne sono tanti: occorreranno fondi, coordinamento ed assegnare le priorità.
Il nuovo piano generale di ricostruzione del comune di L’Aquila è stato da pochi giorni presentato dal sindaco del capoluogo ed ha iniziato il suo iter per arrivare all’approvazione, speriamo entro breve termine. Il piano diventa indispensabile alla luce dell’Ordinanza 3996, la quale nell’articolo 1 parla di “previo documento pianificatorio unitario” per individuare ed illustrare l’assetto generale e gli indirizzi da seguire in fase di ricostruzione. Occorreranno 5 miliardi di euro, di cui 3,4  per il centro storico e 1,6 per gli interventi nelle 49 frazioni. Peraltro, il sindaco lamenta la prossima chiusura della Struttura per la Gestione dell’Emergenza (30 aprile 2012), istituita dal Commissario alla Ricostruzione (il presidente della Regione Abruzzo) al momento dell’assunzione della carica di commissario, i cui compiti e funzioni saranno devoluti al sindaco, il quale già denuncia l’impossibilità di raggiungere l’obiettivo per carenza di personale, mezzi ed infrastrutture. Pertanto, “resteranno sospesi i 1400 progetti e richieste di finanziamento della periferia e di tutto il centro storico”.
Il Presidente del Consiglio, Mario Monti, ha posto attenzione alla situazione aquilana conferendo al Ministro per la Coesione Territoriale, Fabrizio Barca, l’incarico di coordinare ed integrare le iniziative tese alla ricostruzione del comune di L’Aquila.
La speranza è l’ultima a morire, ma è comunque legata alle vicende politiche del Paese reale. Sarebbe utile una situazione “tranquilla”, socialmente pacifica, politicamente stabile; in questo periodo storico, al contrario, stiamo sperimentando una rinnovata serie di turbolenze, praticamente a tutti i livelli. Ciò determina un allontanamento ed una disaffezione nei confronti della Politica: la novità è che – oggi – tale atteggiamento si registra in tutte le generazioni, non solo in quelle più giovani.
Insomma, la Città nel suo piccolo ed il Paese nel suo complesso avrebbero bisogno di un’iniezione di vitalità, forza e speranza. L’auspicio è che la nomina di Barca possa costituire un segnale in questa direzione.

 

 

 

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