MERCATINI DI NATALE

30 Novembre 2011
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Mercatino di Natale in Germania

MERCATINI   DELL’AVVENTO

– Usi e tradizioni –

Siamo in periodo d’Avvento, l’8 dicembre si approssima e torna l’usanza dei Mercatini natalizi. La storia li fa risalire al quindicesimo secolo in Germania, precisamente a Dresda dove sembra sia stato allestito il primo mercatino. D’altronde, è opinione comune che su al Nord il Natale sia più “sentito”, gli abbellimenti più curati, le città “imbandite”, spesso grazie alla neve che rende tutto più natalizio.
Certo, in questo tempo di magra, girovagare fra le bancarelle, sbrilluccicanti di luci e colori, profumate ed attraenti, suona vagamente stonato. Sembra quasi “morally incorrect” spendere soldi per palle colorate, statuette del Presepe, panini e dolcetti, si soffre un certo disagio nonostante il pullulare di gente, famiglie con bambini e non solo,  che svolazza letteralmente dall’uno all’altro banco sgranocchiando dolciumi. D’altronde, a Natale, tempo di regali, si scatena la caccia al dono che faccia fare bella figura ma non prosciughi le tasche e i mercatini sono il luogo ideale nel quale scovare l’occasione a prezzi stracciati. Si tratta di una grande e bella illusione, occasioni non se ne trovano mai, ma l’importante è pensarlo e crederci: torniamo a casa con buste e bustoni, convinti che questa sia stata la volta buona per poi scoprire che quelle palle – bellissime e colorate – sono come quelle dell’albero che allestiva mia nonna e le pantofole – calde e soffici – si vendono identiche nel negozio sotto casa, ormai in sconto.
Certo è che andare per Mercatini è un modo come un altro per “staccare la spina”: ci si lascia attrarre dal superfluo e dal ludico in una sorta di salvifico passatempo data l’attuale
situazione di indicibile incertezza. L’attenzione, cioè, più o meno consapevolmente, viene spostata su altro, in una sorta di falò delle vanità che ci consente di prendere le distanze dal quotidiano e ricaricare le forze per affrontare la realtà. Se ci si sofferma a riflettere, infatti, sulle bancarelle gli oggetti esposti sono sempre gli stessi, nonostante i tentativi di diversificazione. Anzi, parlare di diversificazione nell’era della globalizzazione è già una contraddizione in sé. Lo sforzo non sta nel differenziare il prodotto ma il servizio. Vince chi è in grado di offrire un “quid plus”, un elemento intangibile che renda il prodotto offerto più attraente di quello – praticamente lo stesso – della bancarella accanto. Altro elemento che colpisce è l’ordine, opinione comune relativamente al “Nord”. In effetti, girando per bancarelle, nonostante la gran quantità di gente, non si trova sporcizia per terra, tutto è ben organizzato, c’è addirittura la cauzione per il “mug”, il boccale del brulè e della birra, che puoi comunque riportarti come – pur costoso – souvenir. Forse questa è vera civiltà. Più semplicemente, direi che si tratta di amore per la propria Terra declinato in modo intelligente ed economicamente sostenibile. Non c’è che dire: l’Abruzzo sarà pure la regione più verde d’Europa, ma altre Regioni, da lungo tempo, sono state in grado di valorizzare molto meglio le proprie bellezze, naturali e non solo, facendone una significativa fonte di reddito per la
collettività. Per questo motivo, le peculiarità del territorio vengono anche adeguatamente tutelate: essendo fonte di reddito,
ne deve essere garantito il perpetuarsi anche per le generazioni future e questo corrisponde perfettamente al concetto di sviluppo sostenibile, concetto coniato nel 1987 dal Commissario ONU Gro Bruntland e definito come “lo sviluppo che risponde alle esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie”.
L’attenzione al “bene pubblico” è l’altra faccia di una stessa medaglia: se il bene è pubblico, tutti ne possono fruire e, dall’altro lato, essendo pubblico è di tutti, quindi tutti devono
sentirsi chiamati ad averne cura e tenerlo bene. I Mercatini sono diventati essi stessi una sorta di “bene pubblico”, costituiscono un’attrattiva  turistica addirittura internazionale e
rendono le stesse Città luminose ed accoglienti nel periodo più buio dell’anno. L’intelligenza starebbe nel prendere esempio e potenziare le peculiarità di ciascuno, senza “scimmiottare” ma facendosi ispirare.

Francesca Bocchi

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