Comunicazioni ANUPSA – Assegno Speciale: lettera al capo dello Stato e risposta del Capo dello Stato

3 Agosto 2011
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 Magg. Gen. (r) Vincenzo Ruggieri
 Consulente Giuridico Amministrativo
Presidenze Nazionali UNUCI/ANUPSA

Al Signor Presidente della Repubblica
Sen. Giorgio Napolitano
Palazzo del Quirinale
00187 ROMA

OGGETTO: Cassa di Previdenza Forze Armate. Le sorti dell’Assegno Speciale per il personale in quiescenza.

Signor Presidente,
ben conoscendo la Sua particolare sensibilità verso coloro che servono ed hanno servito la Patria, mi propongo alla Sua autorevole attenzione quale consulente giuridico amministrativo di sodalizi che tutelano gli interessi economici dei militari in quiescenza. Mi scusi se Le chiedo di dedicarmi parte del Suo prezioso tempo. Ritengo tuttavia che il tema sia di estrema importanza e di attualità.

Risposta del Capo dello Stato

Sollecitato dalle compagini dei citati sodalizi, in questa sede desidero illustrare alla S.V. il tema dell’Assegno Speciale di cui godono gli Ufficiali dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri, ora gestito dalla neonata Cassa di Previdenza Forze Armate e strettamente connesso al trattamento pensionistico.
La defunta Cassa Ufficiali e Cassa Previdenza Sottufficiali, oggi Cassa di Previdenza Forze Armate, ha avuto un passato caratterizzato da luci ed ombre. Un tempo, infatti, quando le disponibilità finanziarie erano abbastanza “floride” e la Cassa era un appendice, sia pure autonoma, dell’Ufficio Amministrazione Personali e Militari Vari (U.A.P.M.V.),  il pagamento dell’Assegno Speciale e dell’Indennità Supplementare erano normale routine. Possiamo dire che avveniva automaticamente e senza problemi. Tra i compiti della Cassa spiccava anche – all’epoca (circa un trentennio fa) – quello di erogare prestiti ad interessi zero o quasi, addirittura decennali. Le rate dell’epoca erano di entità risibile; nel contempo, l’interesse previsto per BOT e CCT era favoloso (sino al 10% annuo detassato). Era logico pertanto, ottenuto il prestito, investirlo nei più convenienti titoli di stato. Ora invece, la Cassa, per il personale in
quiescenza, così come intesa dai vari Consigli di Amministrazione che si sono succeduti, non si presenta più come gradito beneficio per il personale in quiescenza. Infatti, essendo diventata indebitamente serbatoio di finanziamenti per la deficitaria Indennità Supplementare (da notare che il Codice Civile vieta l’impiego di fondi previdenziali per il finanziamento di obiettivi diversi da quelli preordinati) e prevedendo un Assegno Speciale annuo addirittura di misura molto inferiore ai contributi versati, e per di più una tassazione all’aliquota massima, ha perso ogni connotazione favorevole per gli interessati. La responsabilità di tale situazione è sicuramente da attribuire al comportamento omissivo dei Consigli di Amministrazione succedutisi nel tempo, che hanno curato solo l’interesse del personale in servizio incrementandolo, oltre le relative disponibilità. Il tutto, dimenticando di operare nello stesso modo con l’indennità consorella (Assegno Speciale) destinata al personale in quiescenza (priva di incremento, tassata e non resa reversibile). Sin dai tempi più lontani, pertanto, i vari Presidenti della Cassa precursori dell’attuale Consiglio di Amministrazione in cui si dibatte invano il Gen. Paolo Palmieri, attuale rappresentante, nell’ambito del Consiglio di Amministrazione stesso, del personale militare in quiescenza, e segnatamente dell’A.N.U.P.S.A  (Associazione Nazionale Ufficiali Provenienti dal Servizio Attivo), hanno curato solo gli interessi del personale in servizio. In sostanza non sono state mai messe in discussione le negative ed ingiuste peculiarità in cui si trova l’Assegno Speciale istituito con legge 371/1940 Anno XX E. F. Da quei tempi, infatti, l’assegno non ha subito adeguamenti alle varie discipline previdenziali né incrementi retributivi per adeguarlo al costo della vita. Non è stata introdotta la reversibilità né l’una tantum in caso di premorienza dell’iscritto. Ci sono stati solo modesti tentativi di soppressione cercando di salvaguardare, almeno in linea di principio, i diritti acquisti; tentativi, fino ad ora, andati a vuoto. La compagine associativa A.N.U.P.S.A., dal canto proprio, si è prodigata con ogni mezzo nell’intento di salvaguardare i diritti degli ufficiali dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri in quiescenza. Ma i colloqui in atto, all’interno dell’attuale Consiglio di Amministrazione, hanno registrato solo vaghe promesse e nulla più. Ed è pertanto demoralizzante constatare la pervicacia con cui il personale in servizio tende a difendere i propri privilegi a danno del personale in quiescenza tra la generalizzata indifferenza dei vertici della Difesa e del mondo politico. Non credo necessario sottolineare cosa accadrebbe se una simile situazione si verificasse in campo civile e si potrebbero immaginare le violente reazioni e l’atteggiamento dei pertinenti sindacati! Noi militari, invece, abituati ad obbedir tacendo, no! Attendiamo invece che gli Organi Istituzionali comprendano la situazione e deguino le norme vigenti aggiornando e seguendo le evoluzioni della materia introdotte sin dal 1973 (DPR 1092/1973 per reversibilità e/o una tantum). Con ciò tenendo conto, in
sintesi, che, per l’assegno speciale:
–  il fondo, da cui trae origine è costituito dalla sole ritenute (2%) sugli assegni degli interessati, senza oneri a carico dello Stato;
–  l’importo spettante non è determinato né col metodo retributivo né con quello contributivo ma solo in relazione al grado rivestito al momento del collocamento in quiescenza;
– l’anzianità di servizio è ininfluente;
– ha periodicità annuale;
– non assume caratteristiche di retribuzione differita (come la Consulta ha definito  la “pensione”);
– non è soggetto ad incrementi automatici ma a discrezione della Commissione Amministratrice e firma del Ministro (Commissione costituita quasi esclusivamente da personale in servizio interessato unicamente alla difesa dell’Indennità supplementare);
– non è reversibile;
– è sospeso nei casi che comportino la perita del grado;
–   il diritto si acquisisce dopo otto anni dalla cessazione dal servizio e al compimento del 65esimo anno di età;
–  è soggetto ad una tassazione con aliquota massima (una sorta di sciacallaggio fiscale su un assegno derivante da trattenute private e senza l’intervento dello Stato);
–  non ne é prevista la reversibilità con la conseguente confisca delle ritenute operate senza che le stesse siano trasformate in “una tantum”agli eredi in caso di premorienza dell’iscritto,
come avviene in tutte le forme previdenziali.
Conseguentemente, ci si domanda come possano ancora oggi gli operatori giuridico/amministrativi della Pubblica Amministrazione ed i vertici della Difesa non rilevare una così evidente e smaccata ingiustizia Amministrativa/Previdenziale. Ritengo che se il caso fosse portato alla Consulta (e non è escluso che ciò possa avvenire!) la Cassa soccomberebbe. Aggiungo, per completezza di informazione, che il personale in servizio talvolta anche di vertice difficilmente è a conoscenza di questi problemi riguardanti l’Assegno Speciale. Ne prenderanno consapevolezza all’atto del collocamento in quiescenza e dopo aver compiuto il 65esimo anno di età, trascorsi gli otto anni dal collocamento in quiescenza; quando si accorgeranno di ricevere l’”obolo” della Cassa, pari a circa il 40/50% di quanto è stato trattenuto per la specifica esigenza durante la propria vita militare (secondo le previsioni statistiche di durata della
vita).

Alla luce di quanto precede auspico, Signor Presidente, che vorrà raccogliere la presente chiamata di soccorso con un Suo autorevole intervento affinché siano adottate iniziative  concrete allo scopo di eliminare una situazione insostenibile, vergognosa ed estremamente vessatoria. Rinnovo il mio sincero ringraziamento e spero mi vorrà onorare di una Sua gentile risposta che sarà mia cura portare a conoscenza dei colleghi.
Gradisca i miei devoti ossequi.

Magg. Gen. (r)  Vincenzo Ruggieri

 

 

 

 

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One Response to Comunicazioni ANUPSA – Assegno Speciale: lettera al capo dello Stato e risposta del Capo dello Stato

  1. Gabrio ROGGERO on 21 Ottobre 2011 at 13:54

    Noto con piacere che il Sig. Pres. ha cose più importanti che rispondere (non foss’altro che per cortesia ed educazione).
    Dimenticavo: lui, come i suoi predecessori e i politici attuali, non si dovranno porre giammai il problema di un assegnuccio di tal fatta e men che meno non dell’importo ma della correttezza del tutto.
    …”non ragioniam di lor, ma guarda e passa”… (poi travisato in “non ti curar”…, Dante – Canto III dell’ Inferno dove spero che tanti finiscano…).
    Ad maiora !

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