I PENSIERI DI UN GIOVANE MILITARE IN AFGHANISTAN

26 Luglio 2011
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La Bandiera di Guerra del 9° rgt alpini

LA SOLITUDINE E IL CORAGGIO

“Che ci sto a fare qui? Che strano questo posto, tutto sabbia e palme, così caldo, umido, pieno di mosche… Me lo dicevano: non andare, ripensaci, meglio qualcosa di meno ma con la sicurezza di tornare a casa la sera. Io testardo ho insistito, ho voluto partire per forza, per il coraggio delle mie idee, per dimostrare anche a me stesso di essere capace e di farcela. D’altronde, si tratta del mio lavoro: ho scelto di stare in prima linea, di difendere le cose che ritengo giuste, i diritti che ritengo calpestati, i deboli in balìa della legge del più forte. E’ questa consapevolezza che mi accompagna in ogni momento della giornata e non mi fa mai pentire, mai tornare sui miei passi. E’ la convinzione di essere utile a qualcuno e rendere il mondo un po’ più sicuro, sia per noi che per i nostri figli. Figli, sì, anche se io ancora non ne ho… Ne avrò mai? Sì, perché no, troverò una persona da amare, al ritorno, con la quale condividere i momenti belli e brutti, alla quale raccontare la mia esperienza. La porterò qui, forse da turista in un futuro prossimo, spero! …
E questo rumore adesso, da dove proviene? Fumo, tanto fumo, non mi sento bene, sono confuso, qualcuno mi sta facendo segni, ma io non sento niente… sì, lo raggiungo, almeno ci provo, non mi sento più le gambe… che succede? Mi sento sollevare, sto ricadendo giù, non vedo più nulla… c’é mia madre, provo a raggiungerla, ma mi sfugge…
mamma non scappare, abbracciami, ho paura! Ti voglio bene!”

Quanto ho scritto è frutto della mia immaginazione, non suffragata da esperienza concreta, quindi non so quanto corrispondente ai pensieri di uno dei tanti nostri militari impegnati nella difficile missione di “peace-keeping” nel mondo. Già riflettere sul concetto di “peace-keeping” è impegnativo: letteralmente mantenimento della pace, ma come?
Con altra forza o porgendo l’altra guancia? D’altronde, gli Stati inviano nei luoghi di guerra uomini addestrati alla guerra ma istruiti a difendersi e difendere, senza attaccare. Gli attacchi, purtroppo, sono costanti e spesso anche vittoriosi: il tributo del mondo occidentale alla causa della Democrazia è altissimo in termini di giovani vite stroncate spesso nel pieno vigore degli anni e dietro a queste vite famiglie, fidanzate/i, amici… In definitiva, si tratta di eroi del XXI secolo, persone comuni che scelgono di mettersi al servizio degli altri, anche a costo del sacrificio personale.   Di nuovo leggiamo sui quotidiani la notizia di una morte e trepidazione per un’altra vita in bilico; di nuovo il mondo si chiede se ne varrà la pena…

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2 Responses to I PENSIERI DI UN GIOVANE MILITARE IN AFGHANISTAN

  1. Ettore on 27 Luglio 2011 at 04:52

    Per piacere, usciamo dall’ipocrisia del “peace-keeping” e chiamiamo le cose con il loro vero nome: siamo lì per altri, difficilmente confessabili interessi, punto e basta.
    Siccome, gli “interessi nazionali” (di chi?) annullano quelli personali, è giusto che ci siamo ma. ancora per piacere, non parliamo di Democrazia!!!
    Ettore.

  2. Luigi Chiavarelli on 27 Luglio 2011 at 15:15

    Non so se siamo li per “altri inconfessabili interessi” so solo che dove sono i nostri soldati le comunità riprendono a vivere, le famiglie si riuniscono, i bambini e gli anziani sorridono, le donne non sono più delle schiave, nessuno più muore di fame, aleggia ovunque una parole magica: “speranza”.
    E ci sono giovani Italiani che per tutto questo sono disposti a dare la vità.

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