Il Medio Oriente in fiamme

1 Settembre 2013
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Non si può fare a meno di parlare della situazione in Egitto, Siria, Libia, Tunisia e in tutti i paesi del nord Africa e del Medio – Oriente  senza chiedersi cosa sia stata e come è nata la fantomatica “rivoluzione pacifica della primavera araba”. Dall’analisi di quanto sta ora accadendo, appare sempre più chiaro che si è trattato di sommovimento di masse a fini politici per far cadere i regimi al potere e sostituirli con altri di segno opposto. Una guerra tutta interna al mondo arabo che contrappone le maggiori correnti religiose musulmane per la supremazia nel mondo islamico. Al contrario le popolazioni speravano in un reale cambiamento delle istituzioni in senso democratico e, soprattutto, in  una svolta economica.

In Egitto il presidente Morsi, eletto democraticamente, è stato deposto e messo agli arresti da un colpo militare “garante delle istituzioni”. Operazione non certo democratica. Ma il presidente Morsi non è stato all’altezza della situazione nella gestione governativa e si è dimostrato nettamente di parte tradendo le aspettative della maggioranza del popolo egiziano. I suoi sostenitori, i Fratelli Musulmani, non sono certo campioni di democrazia. Sempre in Egitto, preoccupa la situazione della minoranza cristiana Coopta, che subisce pesanti attacchi terroristi,  sembrerebbero diretti dai Fratelli Musulmani allo scopo di favorire il caos.

In Libia la confusione è totale e la situazione dell’Ordine Pubblico è fuori il controllo del governo. Il Congresso Nazionale (eletto lo scorso anno) che doveva portare ad una situazione di normalità non riesce a formare un governo stabile ed autorevole.  Il paese è vittima delle violenze innescate dalle rivalità politiche delle ex – milizie ribelli a Gheddafi. Nello scorso mese di luglio gruppi armati formalmente attribuiti al Ministero della Difesa si sono scontrati nella capitale con truppe del Ministero dell’Interno.

In Siria la situazione è ancora più complessa e in questi giorni è in prima pagina su tutti i giornali. L’impiego delle armi chimiche nella sanguinosa guerra civile, finora dimenticata, che da anni colpisce il paese rischia di coinvolgere nel conflitto non solo i paesi vicini, ma anche potenze esterne alla Regione Mediorientale con sviluppi imprevedibili.

 Non vi è dubbio che a regimi autoritari e dispotici se ne sono sostituiti altri, ispirati dal credo religioso più estremista.

Le conseguenze del dilatarsi del conflitto interessano tutta l’Europa, che ancora una volta non riesce ad esprimere all’unisono una linea politica, e l’Italia in particolare dove il flusso dei migranti in arrivo dai suddetti paesi aumenta giornalmente. Da una tale situazione, di cui al momento non se ne vede la soluzione e che certamente si trascinerà ancora per anni, se ne esce solo con una soluzione politica  internazionale (anche se al momento appare utopica) che coinvolga tutte le parti in causa.


 

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