Generale Raffaele Suffoletta.
Grandissimi luminari detentori della conoscenza universale, a vostro dire, avete rifiutato di avviare un corso di laurea in filosofia per un gruppo di giovani ufficiali dell’Esercito in Formazione all’Accademia Militare di Modena per paura della “militarizzazione”, di chi la vostra?
La richiesta dell’istituzione del corso di laurea è partita dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Carmine Masiello, ed era stata pensata per circa quindici giovani ufficiali. Ma l’ateneo si è opposto.
Voi luminari che conoscete una sola materia, quella che insegnate, chiusi nella stessa, non vi accorgete di quello che accade nel mondo esterno. Avete i paraocchi.
Avete rifiutato l’occasione di un confronto che avrebbe arricchito tutti. E così rimanete nel vostro nido a giocare con le parole.
La prima cosa che mi vien da chiedere cosa significa militarizzare l’università. Forse pensate che i militari possano avere il sopravvento su di voi dal punto di vista valoriale? Questo è probabile.
La verità è che siete prigionieri di un’ideologia, siete entrati in un vortice, nel cuore di un uragano e non riuscite a venirne fuori.
Già, dimenticavo, voi pensate che i militari fanno la guerra che è una cosa brutta. Certamente, non brutta anzi bruttissima che non si dovrebbe mai fare. Ma la guerra la provocano i politici per motivi ideologici (i vostri). Il vostro pensiero è peggio del fondamentalismo religioso e, certamente, giustificherete tutti i “pacifisti” violenti che si dichiarano contro la guerra e la fanno alle Forze dell’Ordine.
Riporto di seguito stralcio di u articolo, pubblicato su questo sito, redatto dal Prof. Umberto Dante, recentemente deceduto, insegnante di Storia Contemporanea presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università dell’Aquila che, in qualità di presidente dell’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea (IASRIC), aveva avviato una fattiva collaborazione con l’Associazione Vox Militiae e curato scientificamente nove edizioni del progetto “Giornate di Storia delle Forze Armate Italiane”.
… Non era facile, allora, intuire ed ipotizzare la fecondità del confronto tra due culture storiograficamente diverse e politicamente collocate anche quasi agli antipodi di un paese come il nostro, emerso con fatica e mille incomprensioni da una crudele guerra civile conclusasi senza una qualsiasi forma di pace addirittura con l’esclusione dall’ambito costituzionale della parte sconfitta.
Tuttavia, credo che proprio l’inerzia di una contrapposizione statica, sempre di più percepita come arida e pregiudiziale, ha stimolato molti nuovi interessi.
A dimostrare l’esistenza di questo vento nuovo, interviene la vicenda politica nazionale, che passa attraverso governi comprendenti forze come il PD e i 5Stelle sino alla fase attuale, ovvero all’ascesa al potere di Giorgia Meloni.
Abbiamo, contemporaneamente a questa evoluzione del potere apicale nel nostro paese, l’insorgere di fenomeni socioculturali gravi, inquietanti:
– la pandemia COVID;
– gli stravolgimenti climatici;
– le guerre promosse da grandi potenze;
– il dilagare di contrapposizioni radicali tra le generazioni, tra i generi, tra le religioni monoteiste, tra le popolazioni stanziali e quelle migranti.
Ebbene, è divenuto frequente in Italia che queste turbolenze siano fronteggiate con il ricorso alla competenza imparziale delle divise.
Ovvero: nelle situazioni di emergenza il ceto dei militari diviene sempre di più una risorsa fondamentale; cosa che per noi dello IASRIC (che siamo stati precorritori) è motivo di compiacimento e di orgoglio…
Signori professori avete perso un’ottima occasione per crescere culturalmente e VERGOGNATEVI.
LA DIVISA DIFENDE.
Da questa vicenda emerge un ammaestramento: se vuoi vivere a Bologna devi aderire al pensiero “unico”.



