ATTENTI A QUEI TRE (Cina, Russia, Stati Uniti)

1 Dicembre 2025
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L’Europa gioca col fuoco mentre gli italiani giocano… con le notizie del giorno

Giuseppe Arnò (direttore Gazzetta Italo-Brasiliana

Editoriale dicembre 2025

C’è un’Italia che si accapiglia, ma sempre per le cose sbagliate. È l’Italia che si straccia le vesti per risultati regionali tanto prevedibili che li avrebbero indovinati perfino i segni zodiacali; che discute ancora dello “storico” sciopero del 28 novembre, già evaporato dalla memoria collettiva come le promesse elettorali di mezza Europa.
E poi c’è l’altra Italia: quella che almeno un motivo per sorridere ce l’ha davvero. Si chiama Coppa Davis, terza consecutiva, e si chiama Sinner, che ormai rischia di diventare non un semplice atleta, ma un nuovo argomento d’esame di qualche università più sveglia della media.

Sono queste, insieme al consueto brusio di cronachette e indignazioni usa-e-getta, le “grandi emergenze” di un Paese che si lascia distrarre con facilità infantile dal chiacchiericcio politico-mediatico. Lo sport, almeno, mette tutti d’accordo: tifano uniti persino coloro che non riescono a mettersi d’accordo nemmeno su cosa si debba votare.

L’Europa al capezzale dei negoziati

Intanto, lontano da piazze e bar che hanno già ripiegato gli striscioni del 28, a Ginevra si negozia.
Non c’è ancora l’accordo per Kyiv, ma la diplomazia europea si è svegliata quel tanto che basta per presentare una controproposta. “Progressi significativi”, dicono.
In politichese, è l’equivalente del medico che ti rassicura: “La ferita è profonda, ma abbiamo cambiato il cerotto”.

Sul fronte ucraino, intanto, Zelensky cambia pezzi dello staff come un allenatore che sostituisce giocatori al 90°. Segno che qualcosa si muove, certo; o forse segno che il palazzo comincia a scricchiolare. In ogni caso, non è mai un buon segnale quando la rotazione riguarda più gli uomini che le idee.

La Russia arranca, l’economia traballa, e questo potrebbe spingere a compromessi più rapidi.
Potrebbe, sì. Ma tra “si potrebbe” e “si farà” ci sta di mezzo il Cremlino, dove il condizionale è una filosofia di vita e la coerenza politica un optional di lusso.

E la vecchia Europa?

Eccola, la nostra Europa: lenta, stanca, appesantita da se stessa e dimagrita nella credibilità. Ha lasciato correre i colossi cinesi per mesi, poi finalmente si è accorta che forse, e sottolineiamo forse, sarebbe ora di fare qualcosa. Nel frattempo gli investimenti del Dragone superano i 9 miliardi e Bruxelles si limita a sollevare un sopracciglio.

E gli Stati Uniti?
Alleati, amici, compagni di viaggio.
Sì, ma sempre più stufi di pagare il conto della difesa europea.

E ora il loro presidente, Donald Trump, ci rassicura: “Nessuna invasione imminente del Venezuela”.
Che è un po’ come quando un vicino ti bussa alla porta e ti dice: “Tranquillo, non ho alcuna intenzione di prestare attenzione a quello che tieni in cassaforte”.
Chiedersi perché lo stia dicendo diventa inevitabile.

La nuova serie TV che nessuno vorrebbe vedere

E allora sì, ci stanno tutti: Cina, Russia, Stati Uniti.
I tre protagonisti di una serie geopolitica più inquietante di qualsiasi thriller di Netflix, con l’Europa nel ruolo della comparsa che tenta disperatamente di sedersi al tavolo dei protagonisti senza essere chiamata sul set.

Il paradosso?

Mentre nel mondo cambiano staff, equilibri, confini, minacce e dichiarazioni improvvide, in Italia si continua a discutere di chi vinca in Puglia, chi perda in Veneto, e se lo sciopero del 28 sia stato “storico”, “ordinario” o “di riscaldamento”.

Guardiamo il dito, sempre.
La luna, intanto, rischia di staccarsi dall’orbita.

Riassumendo

E così, mentre il continente affronta dilemmi da manuale di geopolitica, una parte del Paese continua a litigare su quisquilie tanto effimere quanto rumorose.
Non che la politica non serva, ci mancherebbe.
Ma se continuiamo a fissare i granelli di sabbia mentre la marea sale, non lamentiamoci poi se ci ritroviamo con i pantaloni bagnati.

Del resto, per dirla alla Montanelli, gli italiani sono un popolo geniale: quando finalmente avrebbero qualcosa di serio da guardare, preferiscono cambiare canale.
E quando il mondo si spegne, chiedono pure chi abbia dimenticato di pagare la bolletta.

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