“L’Ambasciata d’Italia in Egitto”

8 Febbraio 2022
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Il nuovo volume dell’Ambasciatore Gaetano Cortese: descrive la sede egiziana e ci parla anche di Ungaretti e Ippolito Caffi

di Francesco Franza

ROMA – Una collana imperdibile quella dell’editore Colombo di Roma che ad appuntamenti ormai divenuti tradizione ci presenta le sedi della Farnesina nel mondo, ovvero le Ambasciate d’Italia nei diversi Stati da nord a sud, da est a ovest, patrimonio della nostra Italia. E’ di scena ora un volume dedicato all’Ambasciata d’Italia in Egitto, nell’ambito della Collana dedicata alla valorizzazione del patrimonio architettonico ed artistico delle rappresentanze diplomatiche italiane all’estero, fondata e curata dall’Ambasciatore Gaetano Cortese. 

Un libro prestigioso per una sede di sicura importanza e ora questo volume sulla storia dell’edificio che ospita l’Ambasciata d’Italia al Cairo, riccamente illustrato con un ampio corredo fotografico, stampato in italiano e in arabo (ora anche in versione inglese) è stato anzitutto presentato nella capitale egiziana dall’Ambasciatore Giampaolo Cantini, nell’ultima uscita pubblica del suo mandato prima dell’avvicendamento con l’Ambasciatore Michele Quaroni. Il volume che si sta presentando in Italia, è stato dedicato al Ministro Consigliere dell’Ambasciata d’Italia al Cairo, Antonio Verde, deceduto durante la sua missione diplomatica in Egitto, che con grande passione e cura ha coordinato i vari contributi, per uno dei quali, “Storia della comunità italiana del Cairo”, è stato co-autore assieme al primo segretario Marco Cardoni, Capo dell’Ufficio Stampa dell’Ambasciata.

A sfogliare pagina dopo pagina il volume, ecco subito una prefazione dell’Ambasciatore Giampaolo Cantini che mette in luce come “la storia della sede dell’Ambasciata d’Italia al Cairo è strettamente legata alla vicenda della comunità italiana in Egitto e al contributo che essa ha dato, nell’arco di quasi due secoli, allo sviluppo di questo Paese”. Poi la fruttuosa e sentita introduzione dell’Ambasciatore Gaetano Cortese che ripercorre per sommi capi la storia della presenza italiana in Egitto, mettendo in risalto l’apporto dato dalle nostre comunità al Cairo, Alessandria e Porto Said, dall’Istituto Italiano di Cultura e dal Centro Archeologico Italiano del Cairo alla creazione di una struttura di sostegno alla archeologia italiana in Egitto.

Significative pagine vengono a rimarcare anche, prima la presenza del grande poeta italiano Giuseppe Ungaretti che nato ad Alessandria d’Egitto ha trovato qui la celebrazione del mito, ma anche spunto poetico dalla storia, dalla luce e del deserto; che le immagini paesaggistiche insuperabili dei dipinti dell’artista Ippolito Caffi, nel fermare con la sua pittura di luce l’anima di luoghi e di popoli incontrati in tanti viaggi in Europa e nel bacino del Mediterraneo.

Nella introduzione sono stati inseriti i vari dipinti raffiguranti la Carovana nel deserto, il Riposo della carovana, Veduta del Cairo, la Moschea Sultan Hassan, la Strada principale del Cairo, il Bazar di scialli, l’Istmo di Suez, Karnak e Tebe e il Palazzo del Pascià. La riproduzione di tutte le opere è stata concessa dal Presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia, Mariagrazia Gribaudi, nella cui Fondazione rientrano le 150 opere che la vedova di Caffi, Virginia Missana, ha donato a Venezia nel 1889, e conservati a Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia. 

Ippolito Caffi (Belluno 1809 – Lissa 1866) artista che fu tra i maggiori vedutisti dell’Ottocento, sicuro erede del vedutismo settecentesco e innovatore impareggiabile, ha intrecciato la sua vita all’arte e alla politica; viaggiatore trascinato dal conoscere, artista-reporter e patriota, si è sempre “mosso dall’esigenza continua di documentare la realtà dei numerosissimi luoghi visitati, con attenzione per ogni sfaccettatura percettibile”. Caffi ha trovato nei viaggi in Oriente e in Egitto una fervida fonte d’ispirazione e conoscenza; è nella pittura descrittiva di luoghi ed eventi, tanto realistica e puntuale quanto immaginifica e visionaria, la vera anima della sua arte.

La sede dell’Ambasciata d’Italia al Cairo, ovvero la storia dell’edificio, è legata al progetto dall’architetto Florestano Di Fausto, consulente del Ministero degli Affari Esteri. L’edificio che fu terminato nel 1930 si trova nella capitale Il Cairo, nel quartiere storico di Garden City, in prossimità della riva est del Nilo. Architettonicamente il progetto del Di Fausto “è la ricerca di uno stile rappresentativo della proposta nazionale italiana”, individuato in quello “tardo rinascimentale di alcuni palazzi prestigiosi” di Roma, ha notato il direttore dell’Istituto italiano di cultura (Iic) del Cairo, Davide Scalmani, presentando il volume; “la sua opera si differenzia da quella di altri architetti italiani presenti in Egitto in quel tempo” -come Ernesto Verrucci– “nei quali c’è una forte citazione di elementi orientalistici”, ha evidenziato ancora Scalmani.

La “lunga facciata” dell’edificio sviluppa poi una sorta di “omaggio al paesaggio” del Nilo lungo cui sorge, ha notato fra l’altro il direttore dell’Iic, il quale ha ricordato come Di Fausto sia stato poi uno dei “padri fondatori della nostra Costituzione” e “uno dei principali artefici dell’articolo 9” del testo costituzionale, quello che stabilisce che “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura” e “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”: “valori” rappresentati “architettonicamente” nell’ambasciata italiana del Cairo, ha sostenuto Scalmani nella conferenza tenutasi nella sede dell’Iic cairota.

L’architetto Ketty Migliaccio, che per diversi anni ha approfondito le sue ricerche presso l’archivio storico e diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, racconta in modo esemplare e puntuale la storia della sede diplomatica italiana in Egitto; tale indagine storica arricchisce il volume con il suo prezioso e ben documentato contributo che ha per titolo “La sede dell’Ambasciata Italiana: storia di un ambizioso progetto”. Non meno importanti i contributi di Camillo Giorgi e Chiara Saulle sulle note storiche delle comunità italiane di Alessandria e Porto Said; di Davide Scalmani sull’Istituto Italiano di Cultura; e di Giuseppina Capriotti Vittozzi sul Centro Archeologico italiano.

Il prestigioso volume ricco di notizie, di storia, di diplomazia e di politica, ed anche di immagini iconografiche a corredo dell’intero racconto storico, si completa a chiusura con una vivace e splendida sezione dedicata alle personalità istituzionali italiane, con la ricostruzione storica, a partire dal 1861 e fino al 2021, dei Capi di Stato, di Governo, dei Ministri degli Affari Esteri, dei Segretari Generali della Farnesina e dei Rappresentanti diplomatici italiani presso la sede diplomatica italiana al Cairo.

Il volume sulla rappresentanza diplomatica italiana al Cairo ha raccolto, per merito dell’esperienza acquisita in materia, nel corso degli ultimi due decenni dall’Ambasciatore Gaetano Cortese, anche le testimonianze di Diplomatici, Direttori dei Centri di Cultura al Cairo, architetti e personalità italiane che hanno contribuito a fare di questa iniziativa editoriale un faro di storia diplomatica, politica, narrata in modo specioso fra cronaca e cultura. E la pubblicazione in versione araba è stata presentata dall’Ambasciatore Giampaolo Cantini, prima della chiusura della sua missione diplomatica in Egitto, lo scorso 9 ottobre 2021, presso l’Istituto Italiano di Cultura al Cairo; il quale ha voluto sottolineare l’importanza “della comunità italiana che, nel corso di due secoli, ha contribuito in modo efficace alla costruzione dello Stato e della società civile egiziani”.

Il composito libro dell’Amb. Cortese sull’Ambasciata d’Italia a Il Cairo (Egitto) brilla all’interno della collana da lui diretta per l’editore Colombo di Roma, e aggiunge oltre alla storiografia diplomatica, un quadro luminoso della cultura italiana in Egitto che brilla nei nomi di Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto 1888- Milano 1970), poeta che qui visse per 24 anni fino al 1912, e di cui troviamo nell’Ambasciata italiana a Il Cairo sia un busto bronzeo che una sala a lui dedicata;e poi di Ippolito Caffi (Belluno 1809 – Lissa 1866), paesaggista di rilievo attento al vero, e sensibile ai miracolosi effetti di luce e di colore,che hatrovato nei viaggi in Oriente e in Egitto, luogo di elezione misteriosa nei soggiorni che vi fece, una fonte notevole e sorprendente d’ispirazione carica di ragguagli temporali e di lucide atmosfere esemplate nei suoi brillanti paesaggi.

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