Il ricordo e il presente nell’opera di Goffredo Palmerini “Intrecci di memoria”

5 Novembre 2025
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Nicola F. Pomponio

3 novembre 2025

TORINO – Il sedicesimo volume di Goffredo Palmerini è come un prezioso regalo che un caro amico ci dona. Nel suo libro si ripropongono, intatte, le caratteristiche che fanno dell’autore un acuto, attento, empatico osservatore della realtà. Palmerini è, a tutti gli effetti, un penetrante scandagliatore, mai sguaiato e corretto sempre, di episodi, personaggi, ambienti diversi e dal respiro amplissimo. La sua nuova fatica mantiene intatta la freschezza e la virtuosa curiosità dei precedenti volumi.

Siamo così proiettati da vicende strettamente legate alla sua amata città d’origine, L’Aquila, a episodi che s’inseriscono profondamente nel vissuto delle comunità italiane all’estero. Il tutto in un turbine di riferimenti storici, economici, culturali di una profonda ricchezza umana. Si leggano, a mo’ di esempio, le pagine dedicate ad Amiternum, la città sabina e poi romana a pochi chilometri dall’Aquila dove nacque il grande storico del I secolo a. C. Gaio Crispo Sallustio. Sono pagine che vanno al di là della semplice presentazione della nuova guida e mirano a restituire tutta la ricchezza storica, archeologica e culturale di una intera regione che per molto tempo è stata, del tutto a torto, considerata periferica e di secondario interesse nella grande Storia (con la S maiuscola) italiana.

Questa attenzione al dato locale non si rinchiude mai nella provinciale rivendicazione di una presunta superiorità, bensì si coniuga con un’altrettanta profonda attenzione all’aspetto universale dell’operare umano. In Palmerini emerge sempre la coscienza di un grande orgoglio per le proprie radici ma, al contempo, di un grande rispetto e interesse per tutto ciò che, al di là della propria appartenenza d’origine, si manifesta.

Se quindi sono interessanti le pagine dedicate ad Amiternum o alla riunione di trattori d’epoca sul Gran Sasso, non devono stupire gli scritti dedicati alla nostra emigrazione (si ricordi che l’autore è Ambasciatore d’Abruzzo nel mondo) o i molti articoli culturali su personaggi della più disparata provenienza. Ciò si evidenzia non solo con la partecipazione e la premiazione nei numerosi concorsi di cui viene riferito, ma anche, e forse soprattutto, con la riflessione e l’esame delle opere (per citarne solo due) di poeti che, dall’India con Krishan Chand Sethi alle Filippine di Epitacio Tongohan, hanno tematizzato e sviluppato la condizione umana.

Né ovviamente mancano gli importanti legami con gli orizzonti nordamericani della nostra emigrazione, narrati nel periodico “La Voce” di Arturo Tridico e le molte figure di intellettuali di origine italiana (dagli Stati Uniti, all’Australia, al Canada, all’Argentina, ecc.) che vengono evocati con partecipata e affettuosa vicinanza. C’è in Palmerini il gusto, tipico dell’intellettuale aperto al nuovo, per il marginale, il secondario; il tentativo di rendere giustizia e grandezza a chi, nel turbine della storia, appare emarginato: si leggano le potenti pagine dedicate alla figura del compositore Rodolfo Zanni, il Mozart dell’Argentina.

Questa vicinanza si esprime compiutamente nello spazio dedicato al grande drammaturgo italoamericano Mario Fratti, di cui Palmerini ci ha già restituito una partecipata riflessione in un suo precedente volume, e che ben rappresenta quel modo di meditare dell’autore sempre sul crinale dell’evocazione del dato storico coniugato col presente più attuale. Questo probabilmente è il carattere più interessante dell’opera: il passato non è mai rappresentazione archivistica ed antiquaria di ciò che non è più, ma innerva il presente, lo vivifica e continua ad operare nella quotidianità attraverso una memoria che non è passiva conservazione del ricordo, bensì un’attività vivace, rammemorante e che spinge all’azione.

Significative le belle pagine dedicate alla scomparsa del prof. Joseph D’Andrea; il ricordo dell’uomo si lega indissolubilmente al ricordo di una tragedia della nostra emigrazione di cui non si sente mai la eco: la morte di ben 171 nostri connazionali avvenuta nell’esplosione di una miniera di carbone il 6 dicembre 1907 a Monongah in West Virginia. Nel nostro mondo, in cui assistiamo quotidianamente a migrazioni di popoli dalle dimensioni bibliche, il ricordo di ciò che è avvenuto diventa punto di partenza per riflettere su ciò che ci aspetta nelle decisioni singole e collettive.

Per questo motivo dalle belle pagine di Palmerini emergono figure poco conosciute al grande pubblico ma di grande ricchezza professionale e culturale che, nel breve spazio di una recensione, non è possibile citare completamente ma che, dopo la lettura del testo, lasciano meditabondo il lettore tanta è la poliedricità degli interessi dell’autore, tanta è la ricchezza di contenuti che ne emerge e tanti sono gli spunti di riflessione offerti.

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