LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA TRA LEONE XIII e LEONE XIV

2 Luglio 2025
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Si è tenuta al “Terz’Ordine Francescano” presso la basilica di San Bernardino Da Siena all’Aquila, il 29 Maggio 2025, una conferenza sul tema “LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA TRA LEONE XIII e LEONE XIV” (di Enrico Cavalli), di cui riportiamo il Testo, con brevi cenni sulle “ricadute” dell’argomento in chiave localistica… .

1)RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E CHIESA. 

Dalla metà del’700, irrompe in Europa, la I’ Rivoluzione Industriale, fondata sullo sfruttamento del carbone e ferro.

Per il sociologo tedesco di fine’800, Max Weber, questo processo epocale che arriva fino ai giorni nostri, origina dall’era Protestante, o, meglio, dalla sua versione prevalente del Calvismo: il Lavoro (Beruf) ed il Profitto (Profitieren) che ne consegue per sostenere, sia la propria esistenza che i costi di esercizio di una attività economica, se suscita nel lavoratore-credente un benessere morale e materiale ed un senso di ”ammirazione” nella comunità in cui opera, ebbene, ciò,  sta a significargli che egli “è ben voluto da Dio”; perciò, i ceti imprenditoriali si sentono legittimati “socialmente” ad esercitare la propria professione, che può essere segno di “salvezza”; allora, essi, investendo continuamente il denaro e creando occupazione e ricchezza diffusa, appunto, per  il “wellness-benessere”.

La ricchezza di questi ceti imprenditoriali è dirottata  in settori agricoli ed artigianali che grazie alle invenzioni  tecnologiche della macchina a filare multipla di James Heargreaves nel 1764, della macchina a vapore di James Watt e John Roebuck nel 1768, della spoletta volante di John Kay nel 1773 (ma, su disegno di Leonardo DaVinci…!), , del telaio meccanico ad energia idrica di Edmund Cartwright nel 1784, della ghisa di Abraham Darby nel 1709  ecc., possono produrre in serie beni per le masse che incrementano a loro volta per miglioramenti sanitari ed alimentari, in un intreccio “positivo” evidente: l’operaio, ben curato medicalmente per le scoperte scientifiche di cui beneficia la sanità, lavora meglio, ottiene salari con cui compra generi di consumo che gli imprenditori sono chiamati a produrre e per fare ciò cercano nuovi operai che avranno da spendere e così via… .

Si amplificò il fenomeno capitalistico, recante il prelievo di risorse umane e finanziarie dall’agricoltura al manifatturiero.

 L’industrialismo, per il volume di profitti generati dalla vendita di quantitativi esponenzialmente grandi in proporzione dell’uso dei macchinari e dal risparmio dei costi fissi per le economie di scala (lo sfruttamento degli immobili, energie ecc.,  invariabile nella produzione continua di beni), era il superamento della teoria Fisiocratica, per cui era solo l’agricoltura a dare la ricchezza netta, perché non necessiterebbe di grandi costi fissi in attrezzi, sementi ecc.. 

I proprietari di fabbriche, pure, hanno a basso prezzo la forza lavoro dei “proletari”: massimamente artigiani messi fuori gioco dalla quantità e qualità dei prodotti industriali, da cui le differenze tra aree urbane e di classi sociali.

Era la “questione operaia”, ovvero, degradi urbani in Europa Settentrionale,  a fronte della costituzione di fabbriche e conseguente forzato abbandono delle campagne di masse di lavoratori alla “pressa” per 12/16 ore al giorno di lavoro in condizioni insalubri a paghe bassissime nonchè scandaloso sfruttamento della manodopera femminile e minorile; la classe operaia, viveva nei disordinati e carenti dal punto di vista igienico-sanitario “slums-agglomerati” periferici.

Ciò chiamava in causa la Chiesa, sia perché preoccupata  dalle criticità dell’industrialismo, a cominciare dal disfacimento delle famiglie operaie, sia perchè era stata la custode della “teoria economica”, valutabile per secoli entro la “Teologia Morale”; ma, ora, all’incessante sviluppo tecnologico, causante perdte di posti di lavoro per le macchine da cui la protesta rivoluzionaria del “leggendario” Ned Lud,  e, mutazione radicale della società, bisognava avere una visione più strutturale del fenomeno industriale, non fosse altro che per sanare i dislivelli di ricchezza fra le classi, insomma, non poteva bastare più solo l’assistenzialismo cristiano. 

Eppure, gli abati, salernitano Antonio Genovesi e teatino Giuseppe Galiani elaborarono la prima cattedra di “Economia Politica” a Napoli nel 1755, prima del celebre libro “An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of NationsIndagine sulla Natura e le Cause della Ricchezza delle Nazioni”, dello scozzese Adam Smith del 1776.

  2) DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA E “DE RERUM NOVARUM”.

 Tra “difensivismo” del Concilio Vaticano I e “questione romana” nel 1869-70, Pio IX, emanava il “non expedit-non opportuno” nel 1868-74, sulla presenza in politica dei cattolici, i quali, così facendo non avrebbero riconosciuto “de facto-di fatto” lo Stato Italiano che aveva messo fine allo Stato Pontificio (“dicitur” Stato della Chiesa, fino al 1815) il 20 settembre 1870.

 Tuttavia, a pieno regime, già agivano l’”Azione Cattolica” nel 1867,  e, la “Società ed Opera dei Congressi” nel 1874, in nome della pace e giustizia sociale, ossia, temi politici, pertanto, era difficile immaginare che i cattolici non votassero alle elezioni per il Parlamento nazionale, come, appunto, intendeva  Pio IX, che, non indisse il “Giubileo”, nemmeno nel 1875. 

Le c.d., novità del Positivismo (da “positum”, cioè, pensare solo a ciò che è “posto”,non alla “metafisica”…),  obliavano, di un elemento cardine per l’umanità, il principio evangelico per cui in ogni uomo è riconoscibile Gesù Cristo, a prescindere del ruolo che occupa, comunque, importante, per la tenuta del vivere civile. 

 Antesignana custode del sapere economico, ricompreso nella “Teologia Morale” per sanare attraverso la “Caritas-Carità” i dislivelli fra i ceti, la Chiesa era “attaccata” dai capitalisti e dai rivoluzionari, perché per gli uni, vuole eliminare le disuguaglianze naturali in senso darwiniano, per gli altri, difende lo ”status quo-stato per cui”. 

Nel conflutto fra padroni ed operai, oltre le letture scientifiche di come impostare una moderna economia, il soccorso cattolico a vecchie e nuove povertà viene da teorici ed attivanti scuole ed opifici ad emancipazione dei diseredati e cooperazione in campo produttivo, credito, consumo, quali, F. Aporti, G.Bosco, G. Cottolengo, G.Murialdo, O. Capitanio, sorelle Agazzi, W. Von Ketteler, F.De Ozanam, P.G. Le Play, G.Toniolo, G. Luzzatto, (nell’Aquilano, il cattolicesimo, operoso, si pensi all’assistenzialismo di Barbara Micarelli, Maria Ferrari,alla Cassa di Risparmio su disegno del vescovo di matrice francescana e di origine lucana Luigi Filippi del 1859,  agli aiuti agli emigranti all’estero, non essendo previsti i sussidi statali di oggi, e, al primo come aquilano pastore dell’Archidiocesi  dal 1876, Augusto A. Vicentini favorente le “Pie Suore della Presentazione” nella costituzione ad Onna al tempo frazione di Paganica, del primo asilo d’Abruzzo nel 1883). 

Decisiva, la elezione del 256’successore petrino nel 1878 (fino al 1903), di  Leone XIII, al secolo, il romano Gioacchino Pecci,il primo ad essere eletto senza più “potere temporale”, ripreso dalla “Cinématographe Lumière” nel 1896, tuttora, “recordman” di ottantasei documenti.

Nella sua seconda enciclica, la “Quod Apostolici Muneris-Quanto alla Funzione Apostolica” del 1878,  Egli, censura, sia il comunismo ateo e dimentico del “socialismo nei Libri dei Profeti” dell’Antico Testamento, delle “parabole cristiane sulla ricchezza” e dei “talenti” al servizio della società” del Nuovo Testamento; sia la civiltà del denaro e scientista sullo sfondo del “darwinismo sociale”, tuttavia, siamo sempre su un piano filosofico-teologico. 

La leonina “De Rerum Novarum-Delle Cose Nuove” del 15 maggio 1891, consolida, “urbi et orbi-all’urbe e all’orbe”, la “Dottrina Sociale della Chiesa”, invero, sorta sotto Gregorio XVI nella lettera enciclica “Mirari Vos-Che Voi Meravigliate” del 1832, e, che si traduce nella “analisi dei fatti socioeconomici, da parte della Chiesa alla luce dell’insegnamento della Sacra Scrittura e Tradizione”. 

A scanso di equivoci, indotti, da un certo “pensiero unico”, Leone XII, varava la “Immortale Dei-Immortale Dio” del 1885, e, la “Libertas-Libertà” del 1888, laddove, in sintesi, ci dice che:”I seguaci del Liberalismo nella vita pratica pretendono che non vi sia alcun divino potere a cui si debba obbedienza e che ognuno debba essere legge per se stesso”.

A chiudere il cerchio, una dichiarazione leonina, la “Longinque Oceani-Lontano dall’Oceano” del 1895, qui, si ammoniscono gli eccessi progressisti e di libertinaggio degli Stati Uniti d’America.

Eccoci alla “De Rerum Novarum-Delle Cose Nuove”, che si divide in: 

“Introduzione”, circa la crescente disuguaglianza tra ricchi e poveri, la situazione dei lavoratori e crisi sociale causata dalla I (a fine ‘700)  e II (a fine ‘800),  Rivoluzione Industriale, fondata su idrocarburi ed elettricità:

“Critica al Socialismo”, in quanto “falso rimedio” alla “disuguaglianza” fra gli uomini;

“Soluzioni Proposte”, ossia, assegnare funzioni riequilibratrici della questione operaia in libertà allo Stato, Associazioni, Famiglia, Chiesa;

“Conclusioni” con un invito alla Carità e Giustizia Sociale.

In codesta enciclica, tra i punti salienti del 2’punto, incentrato sulla “difesa” del “naturale diritto” alla proprietà privata, contro la “proprietà comunista”, da Karl F. Marx vista quale “soluzione” per l’uguaglianza economica ed evitare lo sfruttamento della classe operaia da parte dei capitalisti, vi ritroviamo:

“(…) Con il lavoro si acquista un vero e proprio diritto di investire come si vuole la mercede per il lavoro svolto; (…) l’investimento fatto non è altro che la mercede medesima  sotto altra forma; (…) con l’accumulare ogni proprietà particolare, i socialisti tolgono all’operaio la libertà di investire la propria mercede (4)”;

“(…) Appunto, perché ragionevole, si deve concedere all’uomo qualcosa di più che il semplice uso dei beni della terra come per gli animali; questo non può che essere il diritto alla proprietà stabile ed anche di quella che l’uso non consuma (5)”;

“(…) L’uomo è anteriore allo Stato, perciò, dovette provvedere a sé stesso per i suoi bisogni (6)”;

“(…) Giacché il campo è divenuto ferace da sterile per mano dell’uomo (…) come l’effetto appartiene alla causa, così il frutto del lavoro appartiene a chi lavora (8)”;

“(…) Chi non ha la proprietà privata, può ottenerla col lavoro materiale e/o intellettuale (9)”.

 “DeRerum Novarum-Delle Cose Nuove”,  sarà molto recepita nella Costituzione Italiana del 1 gennaio 1948, cioè, lavoro dell’uomo come personale e necessario (art. 1 Cost.); promozione statuale del bene comune rimuovendo ingiustizie sociali (art. 3 Cost.); diritto di intervento dello Stato per il bene comune, degli operai e della famiglia (art. 41 Cost); in sussidiarietà, non faccia lo Stato ciò che i cittadini possono fare da soli, ossia, lo Stato agisca quando i singoli non sono in grado di farlo da soli ed al livello più basso possibile (artt. 2, 4, 117, 118 Cost.);diritto di proprietà come libertà personale, ma per tutti ed in funzione sociale (artt. 42 e 47 Cost.); giusto salario ai lavoratori (art. 36 Cost.); valore del lavoro oltre sfera economica (art. 35 Cost.); diritto dei lavoratori ad associarsi in sindacati e forme di cooperazione economica (artt. 39 e 40Cost.); diritto al risparmio diretto e indiretto ed investimento azionario (art. 47). 

 “De Rerum Novarum-Delle Cose Nuove”, anticipa il declino del liberismo assolutista, accantonato dopo le grandi crisi depressive del secolo successivo (ovvero, la Grande Crisi del 1929), a favore di un modello interventista in economia e che riduca le disuguaglianze nell’”alto” non in  “basso”, senza, cioè, “appiattire” i membri della società; specialmente, profetizza, il crollo del marxismo il 9 novembre 1989 con la caduta del “Muro” di Berlino

 Le soluzioni cristiane non ribaltano i rapporti tra le classi sociali, ma traducono un riformismo fatto di giustizia e libertà che comincia all’atto della Seconda Internazionale Operaia  del 1889 (la prima nel 1864), aalla affermazione di un socialismo democratico e laburista antitetico al pensiero marxista, stretto fra la rivoluzione volontaria e quella deterministica, perciò, vacuo alla prova della Storia.

 Infine, per tornare al ruolo politico del cattolicesimo italiano da fine’800, esso, incrementa per effetto del moto della Democrazia Cristiana del marchigiano don Romolo Murri (in conferenza alla gesuitica chiesa aquilana di Santa Margherita nel 1903) del patto fra Vincenzo Gentiloni e capo governativo Giovanni Giolitti per cui i cattolici appoggiano i candidati liberali alle elezioni del 1904, della Lega Democratica Nazionale nel 1905.

Questo movimentismo, venne chiamato alla riflessione delle encicliche di Pio X, la ”Graves De Communi Re-Delle Cose Gravi Comuni” del 1904, volente i fedeli impegnati nell’apostolato culturale, sociale, economico, nonché, la “Pascendi Dominici Gregis-Curando il Gregge del Signore” del 1907, di condanna del “modernismo”, nella sua accezione evidentemente, riduzionista della natura umana in senso materialista e non anche spirituale. 

A finire, qualche spunto sul nuovo papa nella persona dell’americano Robert F. Prevost (professore di matematica in  una Chicago “High School”, a smentire i cantori della “scienza” incompatibile alla “religiosità”…), che sceglie il nome di Leone XIV,  dunque, un appellativo preconciliare, ma, perchè come il suo “predecessore” si trova a far dire il ruolo della Dottrina Sociale della Chiesa alle prese con un Rivoluzione Industriale, la IV’, quella della “Intelligenza Artificiale”, tanto da dirsi, della ipotesi di una “De Rerum Digitalium”, da parte di stesso papa Francesco.

Il settimanale “Vatican News”, nel collegamento fra i due ultimi “Leone”, recita che, allora come oggi, la Carità e Giustizia Sociale nella Libertà (ricordiamo, la “Deus Caritas Est” ratzingeriana del dicembre 2005!)  sono la strada maestra anche nel Terzo Millennio, cioè, nell’era digitale accanto alle logiche degli algoritmi dell’”AI”, resta imprescindibile il fattore umano per consentire alla famiglia umana di non trascurare la solidarietà che lega indissolubilmente verso la “Città Celeste” di Sant’Agostino.

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