ALBANIA 1997

1 Dicembre 2022
By

L’Italia, per la prima e fino ad ora unica volta, è al comando di un contingente multinazionale in operazioni militari.

Di Luciano FORLANI Generale di Corpo d’Armata (ris.) già Comandante del 3° Corpo d’Armata e della FMP

Articolo tratto da Tradizione Militare . Anno LXV n.7 novembre 2022. Prima parte.

Organo mensile degli Ufficiali delle Forze Armate Provenienti dal Servizio Permanente.

Foto di repertorio

PROLOGO

I fatti salienti che hanno caratterizzato la genesi e lo sviluppo dell’Operazione “ALBA” li ho descritti nelle pagine che seguono -redatte- anni or sono per una pubblicazione militare- in forma e conte­nuti decisamente sintetici e pertanto privi degli innumerevoli, importanti delicati accadimenti che hanno reso tutt’altro che semplice (come può apparire quando le cose si concludono bene) un impegno decisamente gravoso, sotto ogni aspetto, per comandanti e gregari. Divulgare oggi questo scritto significa rendere onore, per la dedizione al dovere e il valore professionale espressi, a tutti i soldati di ogni grado che hanno parteci­pato agli eventi descritti.

PREMESSA

Il 1997 è stato l’anno in cui in Albania si è determinato l’epilogo infausto di una crisi iniziata nel 1996 ed esplosa in vio­ lente proteste popolari – con motivazioni di ordine ideologico e di scontento sociale – i cui fattori originatori sono da indivi­ duare nel progressivo deterioramento della situazione politica interna e nel fal­ limento del sistema di speculazione fi­ nanziaria detto delle “società piramidali”. La crisi, sviluppatasi mentre erano in corso le operazioni della NATO in Bosnia e crescevano i segnali di instabilità de­ bordine interno in Kossovo e Macedonia, assume l’aspetto di una rivolta popolare il 28 febbraio a Valona. Ad essa fanno se­ guito episodi violenti di guerriglia urbana a Saranda, Delvina, Tepelene, Argiroca­ stro al sud e l’organizzazione di gruppi armati al centro e al nord. In particolare, nel mese di marzo la pro­testa è degenerata in assalti a caserme e depositi di munizioni dell’esercito e con scontri tra rivoltosi e reparti di sicurezza. Di fatto, la diffusione massiccia di armi e munizioni varie tra la popolazione civile e l’assunzione del controllo di vaste aree del Paese -specie al sud -da parte di bande armate, a volte politicizzate ha determi­ nato uno stato di emergenza che ha portato -a seguito di pressanti e incisive iniziative degli organismi internazionali e di Paesi limitrofi- alla costituzione di un governo di unità nazionale, necessaria premessa per l’avvio di iniziative politiche ed even­ tualmente militari indispensabili per ri­ portare la situazione interna sotto con­ trollo.

ATTIVITÀ POLITICO-DIPLOMATICA

Le iniziative intraprese in ambito inter­ nazionale, per contenere gli effetti nega­tivi della crisi albanese e se possibile ri­ portare l’ordine interno alla normalità, si possono così riassumere. Il 5 marzo il Presidente in esercizio dell’OSCE, il danese Petersen, nomina l’ex cancelliere austriaco Franz Vranitzky quale suo inviato speciale in Albania, al fine di ricomporre le divisioni politiche interne, di legittimare un com­promesso per un governo di unità nazio­ nale e fissare la data delle elezioni politi­ che da svolgere entro il mese di giugno successivo. Nei giorni seguenti si intensificano gli in­ terventi, in ambito internazionale, al fine di creare un Governo espresso da un Par­ lamento regolarmente eletto, in grado di interagire con le organizzazioni interna­ zionali (UE, UEO, OSCE, ONU) onde evitare il degenerare degli eventi in corso in una guerra civile. E’ necessario schierare sul territorio al­ banese un contingente militare, idoneo a “proteggere” i rappresentanti delle orga­ nizzazioni internazionali e a “sostenere” le istituzioni di governo nelle attività di ripristino della funzionalità dello stato. A questo fine, in assenza di una decisione “esplicita” di assunzione o di assegna­ zione di responsabilità da parte del “Con­ sesso internazionale”, l’Italia compie il . passo decisivo: è autorizzata ad acquisire la disponibilità di alcuni Stati europei per la costituzione di una coalizione disposta ali’invio di proprie truppe in Albania, as­sumendo la responsabilità della organiz­ zazione e del Comando del Contingente. Nasce la “Coalition of the Willing” che darà corpo alla Forza Multinazionale di Protezione (FMP). Contestualmente ve­niva istituita una delegazione politica dell’OSCE con il compito di perseguire la riconciliazione nazionale attraverso lo svolgimento di elezioni politiche gene­rali. La Forza militare, denominata Forza Mul­tinazionale di Protezione (FMP), è stata costituita da una coalizione volontaria iniazialmente di otto nazioni: Italia, Austria, Danimarca, Francia, Grecia, Romania, Spagna, Turchia fornitrici di assetti ope­rativi a livello reggimento/battaglione a cui si sono aggiunti, successivamente, as­setti di minore livello organico di Belgio, Portogallo e Slovenia. La delegazione OSCE è stata organizzata e diretta dall’ex Cancelliere austriaco Franz Vranitzky, quale inviato speciale in Albania del Presidente dell’OSCE pro­ tempore, il danese Petersen. Il 28 marzo 1997, il Consiglio di Sicu­ rezza dell’ONU – su sollecitazione di al­ cune nazioni europee e sulla base di un progetto predisposto dall’Italia – appro­ vava la Risoluzione 11O1 che autorizzava il dispiegamento della FMP in Albania, per condurre le operazioni previste, in modo neutrale e imparziale, sulla base del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, per un periodo di tre mesi, succes­ sivamente esteso – con la Risoluzione 1114 – di altri quarantacinque giorni per consentire lo svolgimento delle elezioni. Contestualmente era conferito all’Italia il comando della Operazione. Le predisposizioni per l’approntamento della FMP sono state avviate, ancor prima del 28 marzo, in ambito politico e degli Stati Maggiori delle Nazioni aderenti alla Coalizione, per la definizione della con­ sistenza e tipologia delle forze assegnate, la loro dislocazione sul terreno, le limita­ zioni al rischieramento delle stesse in Area di Operazione (AO), l’attribuzione degli incarichi chiave nell’ambito del Comando della FMP. La guida politico-militare della missione è stata affidata ad un Comitato di Dire­ zione della Forza, costituito in Roma con funzionari politici, diplomatici e militari dei Paesi contributori e alle cui dipen­ denze era posto il Comandante della FMP (COMANFOR) schierato in Albania con il Comando della Forza. Il Comando del 3° Corpo d’Armata di Milano (3°C.A.), in particolare il suo Stato Maggiore, si è trasformato in Co­ mando Integrato Multinazionale “Joint and Combined” della Forza, ricevendo il personale degli altri Eserciti che via via erano assegnati secondo gli accordi che maturavano a Roma, circa la “ripartizione dei posti”. Il tutto è stato completato a Ti­ rana diversi giorni dopo a Operazione or­ mai già in corso. Interessante considerare che per la prima volta, neN’ambito di un comando militare in operazioni, è stato inserito il Consi­ gliere Diplomatico, chiesto espressamente dal Comandante della Forza, considerata la specificità dello “status” della FMP sul territorio albanese. El stata uria iniziativa di successo sia per i rapporti intrattenuti con il governo albanese e con le organiz­ zazioni internazionali sia perché la pre­ senza di un referente qualificato del nostro Ministero degli Esteri, partecipe della complessa attività operativa, del Comando e delle Unità, avrebbe fornito al suo Mi­ nistero valutazioni e informazioni dirette e obiettive. Altra novità assoluta, l’inserimento nel Comando di un nucleo cartografico del­ l’istituto Geografico Militare (GEO TAC PRINT) che ha fornito un supporto per l’aggiornamento in tempo reale della car­tografia delle aree di maggiore interesse operativo. Di fatto le attività di pianificazione e or­ganizzazione della operazione, di competenza del Comando della FMP, sono state avviate il 20 marzo dal Comando del 3°C.A. nel suo assetto nazionale posto nella circostanza alle dirette dipendenze del Capo di SM della Difesa. Dal 20 marzo alla immissione in Albania del Comando Tattico del COMANFOR (12 aprile), primo elemento della FMP, sono trascorsi solo 23 giorni: tempo estremamente limi­ tato per approntare una “spèdizione” di quel genere. A questo proposito una nota: il Corpo d’Armata di Reazione Rapida della NATO, schierato in Bosnia due anni prima, ha avuto a disposizione circa sei mesi per la pianificazione dell’operazione. L’Ordine di Operazione, completo in ogni sua parte, il 12 aprile è stato consegnato allo Stato Maggiore Difesa e alle Amba­ sciate in Roma dei Paesi partecipanti alla FMP. Ciò è stato possibile avendo adottato l’espediente di procedere allo sviluppo della pianificazione sulla base degli ele­ menti che venivano “definiti e via via ri­considerati e modificati” presso lo SMD per l’evolvere delle richieste, dei vincoli imposti e dei mutevoli atteggiamenti assunti dai rappresentanti dei Paesi della Coalizione, comunicati a Milano dagli uf­ficiali di collegamento, inviati per attuare il procedimento di lavoro escogitato: “piannificazione in progresso a getto continuo”. Straordinario ed encomiabile l’impegno degli ufficiali e sottufficiali del 3 Corpo che hanno lavorato senza interruzioni, con turni serratissimi. Al termine dell’attività di pianificazione, la struttura della FMP e la dislocazione iniziale in AO hanno riguardato assetti operativi di varia consistenza e tipologia, fomiti dai seguenti Stati: Italia, Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Grecia, Por­ togallo, Romania, Slovenia, Spagna e Tur­ chia. Inizialmente per un totale di 6.200 uomini (di cui 2.900 italiani) con 2.500 mezzi vari (elicotteri, da combattimento, del genio, logistici, sanitari). La decisione politica di non inviare personale di leva, appresa dalla stampa quotidiana, ha ri­ chiesto un intervento deciso del Coman­ dant·edel 3 °Corpo che ha rappresentato la impossibilità di schierare tutte le unità di supporto, logistico e operativo, a quel tempo su personale di truppa di leva. La successiva, tempestiva adozione di un de­ creto legge, ha disposto l’impiego di detto personale che volontariamente intendeva partecipare alla missione: sono partiti tutti. Anche in questa occasione, i soldati di leva hanno dimostrato senso del dovere, doti umane e spirito di sacrificio encomiabili e sano orgoglio nazionale.

Tags: , , ,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dieci anni

Archivio