ANUPSA, CORONAVIRUS E SOLIDARIETA’.

29 Aprile 2020
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L’Aquila, 29 aprile 2020

Zopito Di Giovacchino

Stemma ANUPSA 2

Il coronavirus è piombato inaspettato nelle nostre vite e, nel giro di un paio di mesi, ha completamente stravolto la nostra quotidianità e le nostre certezze. Nessuno di noi, durante le ultime feste natalizie, avrebbe mai pensato di trovarsi improvvisamente e in pochissimo tempo a dover cambiare il proprio modo di vivere e di rimanere chiuso in casa, con la possibilità di allontanarsi solo per motivi urgenti e “con giustificazione scritta”. Chi avrebbe mai pensato poi, di trovarsi a fare file interminabili davanti ai supermercati per le necessità quotidiane o di dover rinunciare al rito del caffè di mezza mattina insieme agli amici o alla passeggiata serale lungo il corso per curiosare sulle vetrine dei pochi negozi appena riaperti?

All’inizio di quest’anno (bisestile!!) sembrava tutto normale e dopo l’Epifania il consumismo aveva già cominciato a lavorare per la festa successiva esponendo, sugli scaffali dei supermercati o nelle vetrine dei negozi, i primi vestiti di carnevale. Poi, a metà gennaio, i telegiornali hanno cominciato a raccontarci ciò che stava accadendo nella città di Wuhan, capitale della regione cinese di Hubei, con i primi contagiati e i primi decessi. Si è detto, vabbè, questo è già successo in Cina nel 2003 con la Sars, ma è una cosa che ha riguardato la Cina e, in Italia, i pochissimi casi registrati si sono conclusi con la guarigione dei pazienti: ci dispiace per loro, ma tutto si concluderà in poco tempo e in maniera positiva! Poi, sono arrivati i primi casi di Codogno in Lombardia, del Veneto, dell’Emilia e sono arrivati anche i primi decessi. Il “corona” era arrivato a casa nostra!Coronavirus

A questo punto è cominciata la preoccupazione e, con essa, il desiderio di saperne di più: la nostra sete di approfondimento ci ha spinto a fare ricerche su internet, sentire più campane su diversi giornali, seguire le quotidiane conferenze stampa del capo della Protezione Civile supportate dallo scienziato di turno, confrontare i dati relativi ai nuovi casi, ai guariti, al totale degli infettati e ai morti, ascoltare e valutare i consigli relativi ai comportamenti da tenere per sconfiggere il virus.

Ma ciò che ci ha profondamente colpiti è stato il fatto di sapere che il sistema sanitario era fortemente in crisi a causa della rapidità del contagio, del numero di pazienti che arrivavano contemporaneamente agli ospedali e della lunga permanenza dei pazienti (3 settimane) in terapia intensiva. Conseguentemente sarebbe stato impossibile ricoverare e curare i malati se l’epidemia fosse cresciuta con i ritmi che la stavano caratterizzando. L’unica possibilità di contenerla era di limitare la liberà dei cittadini costringendoli ad uscire di casa solo per motivi gravi e inderogabili: è scattata la quarantena!

Ospedale da campo di Crema

Ospedale da campo di Crema

Chiusi dentro le nostre case, abbiamo seguito con sempre maggiore preoccupazione l’evolversi della situazione con il crescente aumento degli ammalati, dei ricoverati in terapia intensiva, dei decessi, abbiamo visto quelle tensostrutture dedicate ai casi sospetti di coronavirus davanti agli ospedali, quelle teorie di carri funebri in uscita dalle strutture sanitarie e, addirittura, quelle colonne di automezzi militari carichi di bare nel loro mesto viaggio verso i cimiteri, rigorosamente senza gli affetti più cari!

L’11 marzo, poi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito che l’epidemia dovesse essere considerata pandemia con la necessità di adottare tutte le misure del caso.

Nel frattempo le notizie sempre più preoccupanti sull’andamento e sugli sviluppi della pandemia, oramai estesa in tutta Italia e nel mondo, e quelle immagini che gli organi di informazione ci hanno quotidianamente proposto, non potevano che scuoterci nel profondo ed hanno forse mortificato quell’atteggiamento di onnipotenza che i nostri comportamenti hanno sempre ostentato. Abbiamo visto corsie ospedaliere strapiene, medici, infermieri e operatori socio sanitari dai volti stanchi e segnati dalle mascherine indossate per troppo tempo. Abbiamo sentito dei tanti morti, e dei tanti morti tra questo personale che ha tenuto fede ad un giuramento e non si è mai tirato indietro, spesso operando senza gli introvabili dispositivi di protezione e col rischio della propria vita. Siamo rimasti tutti colpiti dal loro eroismo ed è per questo, forse, che è nata spontanea tra gli associati del Gruppo ANUPSA dell’Aquila l’idea di fare qualcosa per loro e ringraziarli con un gesto di solidarietà attraverso una raccolta fondi. In pochissimo tempo l’Associazione ha raccolto 1600 euro.Ospedale S Salvatore

Nel rispetto di quanto precedentemente comunicato dal Direttivo, la somma è stata donata alla ASL1 dell’Aquila per l’Ospedale San Salvatore quale contributo per l’acquisto di dispositivi medici necessari per il contrasto al coronavirus.

Siamo alla fine del mese di aprile e, grazie alla maturità degli italiani ed al rispetto delle raccomandazioni governative, si registra un notevole calo degli infetti, dei ricoverati in medicina intensiva, dei decessi; permane comunque il rischio di una riaccensione dei focolai, qualora non fossero rispettate quelle norme disposte nei vari decreti dall’autorità governativa.ASL1 AQ-Sulmona-Avezzano

Alla vigilia della fase 2 della pandemia, abbiamo assistito alla ennesima conferenza stampa del presidente Conte, conferenza molto attesa dagli italiani e carica di aspettative soprattutto per quanto riguarda i provvedimenti relativi alla ripresa delle attività economiche e produttive: purtroppo, al di là del consueto atteggiamento paternalistico del conferenziere, le tanto auspicate aperture, da adottare sempre e comunque nel rispetto delle misure di sicurezza finora osservate, non sembrano siano arrivate suscitando perplessità e critiche da parte del mondo produttivo, dagli stessi appartenenti all’esecutivo e dalle opposizioni.

Il futuro economico del nostro Paese non appare chiaro e neppure roseo; in questa brutta circostanza, però, abbiamo assistito alla nascita di una catena sociale che ci ha fatto sentire sempre più fieri di essere italiani, che ci ha ricordato che la nostra terra, bella sotto tutti i punti di vista, è stata la culla della civiltà occidentale, che le caratteristiche del nostro popolo sono ingegno, creatività e forza di volontà, e che quindi se continueremo a rimanere solidali avremo la forza di superare velocemente questo momento e torneremo ad essere più grandi di prima.

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