PERTURBAZIONI COSTITUZIONALI: SI AL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA’ PER LE PENSIONI D’ORO, MA NON PER I VITALIZI PARLAMENTARI (CHE PURE D’ORO SONO). Va bene “il contributo”, ma la certezza del Diritto è finita.

11 Luglio 2016
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Solo per le pensioni d’oro cosi chiamate
per renderle odiose all’opinione pubblica
Fatti salvi i vitalizi parlamentari: sono d’oro ma non sono pensioni.

Vincenzo Ruggieri

Le pensioni d’oro, si fa per dire, sono il risultato di un trattamento economico commisurato alla professionalità e responsabilità del soggetto. Anche la contribuzione previdenziale è d’oro perché proporzionata alla percentuale stipendiale.

Dopo la legge “Salva Italia” abbiamo la sentenza “salva Renzi”.

La Consulta cambia idea. Con il ricorso ad un insolito linguaggio di fantasia creativa definisce il prelievo “un contributo di solidarietà interno al circuito previdenziale per una crisi eccezionale del sistema”.

 Non è una imposta “mascherata” com’era stata censurata dalla precedente sentenza dalla stessa Corte. Il prelievo di solidarietà rientra nel potere del legislatore. A quanto pare rientra nel potere del legislatore anche la scelta dei soggetti da colpire.

Non si comprende di quale crisi si parla se Palazzo Chigi e l’INPS affermano che “tutto va bene e che la previdenza regge e che ci sono anche 150 miliardi di €, di pubblico danaro, per salvare le banche in difficoltà.

Un gravissimo precedente giurisprudenziale che mette in crisi ed in dubbio tutto il sistema previdenziale.

Vista “la crisi contingente e grave del sistema” tutto si può sulle pensioni.  Per dirla accessibile alla sguattera del Guatemala, facendo ricorso ad un linguaggio di rispetto: alle ortiche la certezza del diritto.

Vi ricordate l’11 febbraio c.a. la notizia apparsa su tutti i quotidiani circa le dimissioni del Presidente della Consulta? Le dimissioni risultarono sospette. Oggi ne abbiamo la certezza.

Se fosse rimasto in carica non avrebbe potuto cambiare idea ed il contributo di solidarietà sarebbe andato a “carte quarantotto”.

La nuova trattenuta, sia pure limitata nel tempo, scade il 31.12.2016, si può identificare come un prolungamento della contribuzione previdenziale per i percettori di pensioni 14 e più volte superiori al minimo. E precisamente:

  • 6% per pensioni da € 91.343,00 a € 130.358;
  • 12% per pensioni da 130.358 a € 195.538;
  • 18% per pensioni da 195.538 in su.

La Corte ha anche ritenuto che tale contributo rispetti il principio della progressività (come le imposte!!): Un inciso di facciata. Nulla di più.

Una pronuncia le cui motivazioni più che convincere i destinatari della sentenza tende a convincere i giudici della stessa Corte.

La sentenza sembra scritta da Burt Lancaster – celebre attore, equilibrista, trapezista e acrobata – per le giravolte a cui ricorre l’estensore. Per poter giustificare la parzialità della imposizione.

Si fa addirittura ricorso alla esclusione dell’aspetto fiscale del prelievo coatto ancorché il contributo, per sua natura, deve avere la caratteristica di volontarietà, come le donazioni via sms, anche se colpisce, come scrive la Corte, le pensioni più elevate.

Certamente non si comprende il motivo per cui il contributo deve essere imposto solo ai pensionati e non a tutti o percettori di altri redditi pure d’oro.

Un principio strano ed incomprensibile: se non sei pensionato il contributo non lo paghi.

Valli a capire certi giudici.

Difficile comprendere perché un reddito di pensione debba contribuire in misura maggiore degli altri redditi di pari importo.

Secondo l’avvocatura dello Stato, intervenuta a nome della Presidenza del Consiglio, «l’impostazione che sta dietro le ordinanze con cui è stata sollevata la questione di costituzionalità è vecchia, superata, perché non tiene conto del fatto che qualcosa è cambiato a causa della congiuntura economica», visto con le norme sull’equilibrio di bilancio «la finanza pubblica diventa un bene da tutelare in via prioritaria». Qui si innesta la necessità di «valutare la misura nell’ottica complessiva del sistema previdenziale e di una solidarietà intergenerazionale: la stabilità di bilancio non viene assunta come criterio astratto, ma tutto interno al sistema previdenziale, con l’obiettivo di assicurare anche in futuro gli assegni pensionistici».

Strano.  La congiuntura economica è cambiata solo per i pensionati e fa salvi gli altri redditi. Un modo miope di vedere e di ragionare.

Insomma, detta papale papale, la Consulta subalterna non fa una bella figura.

Una sentenza che rende legittimo l’illegittimo sino a far ritenere l’inutilità della Corte.

La stessa sorte capiterà alle perequazioni.

La sentenza apre le porte a scenari inquietanti e preoccupanti a previsioni sempre peggiori.

L’ex Presidente della Corte, dimissionario è soddisfatto: la sua dignità è salva.

Sia ben chiaro. Non sto dalla parte dei pensionati d’oro.

Sto dalla parte della certezza del diritto.

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