Italia – Brasile 2014 dalla strada ai Mondiali: due Paesi che hanno molto in comune.

15 Luglio 2014
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Non si può utilizzare per i due Popoli l’espressione che i Greci rivolgono agli Italiani (e che varrebbe in realtà per tutti i “Mediterranei”) una faccia una razza (oppure “stessa faccia stessa razza”) perché il Brasile ha una popolazione che è sia mista che meticcia, mentre l’Italia ha ancora una componente “forestiera” molto minoritaria ed ancora poco “meticcia”. Il mix dell’Impero Romano è ormai ben amalgamato e “spalmato” sul’intero territorio nazionale. Tuttavia l’elemento eccezionale è rappresentato dal fatto che il Brasile è il secondo Stato – dopo il “Bel Paese” – quanto a cittadini che hanno l’Italia come Patria (nel senso letterale di “terra dei Padri” o dei progenitori). Nella divisione che ne fece Papa Alessandro VI Borgia nel 1494 – per l’incapacità dei “grandi” di allora di mettersi d’accordo – il continente del “Mondo Nuovo” ebbe il suo “quarto” sud-orientale assegnato al Portogallo con l’inevitabile coinvolgimento della flotta di Genova e – di conseguenza – una prima emigrazione, in quelle terre, di liguri e piemontesi (Nizzardi e Frignanesi o Frignanti, inclusi).

Con un “motto” in lingua neo-latina, Ordem e progresso, i Brasiliani hanno combattuto (al seguito degli Alleati) la loro unica guerra per liberare – a caro prezzo -alcuni comuni dell’Appennino modenese e bolognese dai Tedeschi. I Brasiliani non sono “latino-americani” in quanto non ispanico-arabi (gli Spagnoli mandarono a sterminare i nativi un esercito di discendenti di quegli arabi-nordafricani che dopo la “reconquista” non avevano lasciato la penisola Iberica) come quasi in tutto il Sud-America. Le origini demografiche del Brasile sono – con l’integrazione di una quota di nativi – portoghesi, con una componente inizialmente ligure-piemontese, poi veneta.

Hanno, i Brasiliani, alcune similitudini inconfondibili con l’Italia. Una forte diseguaglianza sociale, punte di eccellenza e di profonda depressione, il facile entusiasmo ai primi successi. ”O maior país da América do Sul “ ha ancora alti livelli di crescita economica in aree limitate, ma condivide con l’Italia una elevata possibilità che un bambino – dato genericamente per scomparso

– venga rapito a scopo di espianto di organi, senza che la Stampa o le Autorità ne parlino. Ci sono più probabilità, in Italia ed in Brasile, di essere “assassinati” sul ciglio della strada o sulle “strisce pedonali” o per una pallottola vagante, di quante ve ne siano di essere feriti durante una rapina a Londra o Copenaghen e persino in Turchia. La criminalità finanziaria (quella dei “colletti bianchi”) è in grado di assicurare la latitanza all’estero dei condannati o ricercati con l’avallo delle Autorità.

Sul Gianicolo, a Roma, campeggia la bellissima statua equestre di Anita Garibaldi, opera del nonno di Rutelli, donata dal Governo Brasiliano all’Italia (nel centenario della “Battaglia del Rio Grande condotta dal Generale Nizzardo) il 20 settembre 1935 data scelta sull’anniversario della condanna di Galileo (1633), come avvenne per la della “breccia di Porta Pia” ritardando l’arrivo dei Bersaglieri che rimasero acquartierati lungo la “Cassia Veia”. In Brasile come in Italia si fronteggiano e si intrecciano Cristianesimo “fondamentalista”, Massoneria (ovviamente divisa tra filo-francese ed anglofila), sinistra sul filo del terrorismo e fascismo sia di destra che di sinistra. Nei momenti difficili – dal punto di vista della politica estera, in Brasile come in Italia, la CIA apre un po’ i cordoni della borsa e tutti si mettono in riga. L’amicizia tra Brasile ed Italia è un dato consolidato e pre-unitario. Dal Brasile vengono in Italia giovani della buona società a studiare nelle università italiane e latitanti della criminalità finanziaria; il Brasile importa dall’Italia armi e tecnologia, ospita i latitanti del terrorismo italiano che se venissero estradati chiamerebbero in causa i tanti terroristi non “scoperti” e che oggi ricoprono posizioni di livello e privilegio nell’Economia, nelle Università, nella Giurisdizione, nell’Informazione e nella Pubblica Amministrazione. Molti sono i sacerdoti ed i frati italiani che dedicano la loro esistenza ai poveri delle periferie brasiliane. Il Brasile spende ed investe nel calcio molto più di quanto potrebbe permettersi ed i calciatori, i tecnici, allenatori, guadagnano a livelli sproporzionati rispetto al reddito medio del paese. Il tempo dei Pelè e dei Piola è finito da un pezzo.

Anonimamente, DDM

P.S.

Ovviamente, degli accordi Italia-Brasile-Francia per sistemare Cesare Battisti, a Giorgio Napolitano i Governi Prodi-Bersani (17 maggio 2006 -6 maggio 2008) non avevano detto niente e – tutto sommato – anche il successivo Berlusconi-Bossi-Maroni (8 maggio 2008 al 16 novembre 2011) non si dannò per la vergogna nei confronti dei familiari delle vittime di Battisti. Ricordiamo la nota frase in “Via col vento” come venne tradotta in italiano con il famosissimo “….. francamente me ne infischio”.

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