Contratto indecente. Il caso dell’assessore abruzzese De Fanis: una bufala?

20 Dicembre 2013
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 “commento” di
Annamaria Barbato Ricci, 

pubblicato su L’Indro (www.indro.it)

 

Per qualche ora il web ha sobbollito, eccitato: la notizia di un presunto contratto sessuale che assoggettava tal Lucia Zingariello, 32enne, di professione segretaria (un classico), all’assessore alla Cultura della Regione Abruzzo, Luigi de Fanis, 53enne, con il munus di prestare rapporti sessuali una volta la settimana, manco fosse una corvée da signoraggio feudale, era troppo ghiotta per non espandersi alla velocità della luce.

Quando noi giornalisti ci troviamo di fronte a dei pissi pissi del genere, persino le regole più elementari, – ovvero quelle che s’insegnano, appena entrano in redazione, a quelli che furono detti ‘biondini’, ovvero i collaboratori esterni con un destino futuro di almeno 10 anni di precariato e neanche la tessera di pubblicista – saltano come tappi di champagne: nessun controllo incrociato, nessuna verifica, niente di niente.

Nella vicenda delle indagini in corso nei confronti del dottor De Fanis (io, quando l’ho conosciuto, sinceramente, non ci volevo credere, pensavo che fosse stato un precursore del Trota a Tirana) è piombata la super notizia del ritrovamento di un presunto patto in coriandoli, pazientemente ricostruito dagli inquirenti che stanno investigando su di lui per allegra amministrazione dei fondi stanziati per le celebrazioni dannunziane – non a caso, l’indagine è stata battezzata ‘il Vate’ -.

Un documento assai compromettente, ritrovato (così si diceva) a pezzettini in casa della Zingariello, ove si contrattualizzava la sua sottomissione sessuale al De Fanis (il Vate non avrebbe saputo fare di meglio…), quantificando le prestazioni del dare in rapporti sessuali, cadenzati come la timbratura di un cartellino: 4 al mese (Il Vate non avrebbe saputo fare di peggio).

Et voilà… ti passa la paura. Sono una donna adulta… ormai quasi fané, dunque permettetemi dei pensieri un pochino arrischiati: era quasi un matrimonio, quello che De Fanis concludeva con la sua giovane e, presumibilmente, non frigida controparte. In un copione di questo genere, il sunnominato Vate avrebbe imposto ben altri ritmi e previsto una ricerca ben più estrema ed estemporanea del ‘Piacere’ (Gabriele, fa il bravo…). Anzi, credo che il Gabriele in questione, quasi quasi si potrebbe rivoltare nella tomba al pensiero di essere accostato ad un simile Monsù travet del coito, roba da orgasmo in mezze maniche.

Intanto, però, la notizia, continuando a non essere verificata dagli entusiasti della pruderie, consapevoli che il pubblico avrebbe assai gradito questa carica di pepe, schizzava ovunque il suo potenziale hard. Un diversivo fornito su un piatto d’oro rispetto alle noiosissime notizie politiche ed alla caccia all’uomo ligure, che parlava semplicemente di un ‘normalissimo’ serial killer di prostitute, tale Bart, mandato in giro fuori di prigione per il solito, sventato e distratto garantismo di chi dovrebbe porre un po’ di attenzione alla tutela della sicurezza dei cittadini.

Volete mettere, invece, il copione da film americano – ma signori, quella era Guardiagrele, non Las Vegas! – di un ‘contratto indecente’ intercorso fra i due, dopo che tutte le cinquanta sfumature hanno ormai avvelenato le fonti delle devianze dei desideri?

In verità, a vedere De Fanis nelle vesti – anzi nei nudi – di Christian Grey ci vuole una fantasia proprio al di fuori della realtà. O, forse, la diffusione del best seller anche in Italia potrebbe averli ispirati, anzi, secondo me, aver ispirato lei, perché un malloppone come quello solo una donna se lo può sciroppare, adottando il protagonista perverso e bonazzo come controfigura mentale del materiale umano che si ritrova a maneggiare. Per cui, son propensa a credere che, fosse anche vero che un simile contratto fosse stato ritrovato, a pezzi o a chitarrina, come dice la vox populi, esso sia frutto di un gioco fra innamorati, ispirato da lei, ché noi donne abbiamo l’immaginazione vivida ed eccitabile e poteva essere utilizzato come afrodisiaco in un rapporto di improbabile attrazione fatale.

Ci ripenso. Ma chi sono io, per disquisire sull’esistenza del sex appeal di un uomo? Vabbé, a me non ha fatto scattare il quid, Luigi De Fanis, ma io sono una schifiltosa intellettualista che un assessore alla Cultura, se non è membro dei Lincei, non gliela fa buona. La povera Lucia, invece, misurandolo col suo metro, poteva anche sentirlo come il suo Principe Azzurro, col quale intessere un giochino di contratti e sesso fintamente forzato. Nella sfera sessuale di ciascuno esistono delle aree grigie (in più di cinquanta sfumature) inconoscibili allo stesso soggetto!

Pertanto, dopo aver disquisito ‘a schiovere’ su un documento che tutti negano che ci sia e che ai giornalisti piacerebbe tanto che ci fosse, facciamo rientrare l’assessore De Fanis nel banale copione di un politico che ha per amante la segretaria (se ne potrebbe scrivere la Treccani…) e che, più che gli appetiti sessuali (che sarebbero davvero blandi e, quelli sì, grigi) abbia un’attrazione fatale per i… conti della serva.

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