LA GESTIONE DEI RIFIUTI: STORIA E LEGISLAZIONE NAZIONALE

21 Aprile 2012
By

La gestione dei rifiuti è una tematica che, da alcuni anni, si è imposta all’attenzione dell’opinione pubblica e che è stata ed è tuttora oggetto di numerosi interventi legislativi a livello nazionale ed europeo.
Il termine “gestione dei rifiuti” fa riferimento, sulla base delle definizioni normative, all’insieme delle attività volte a gestire l’intero processo dei rifiuti, dalla loro produzione fino alla loro sorte finale ed è attività di pubblico interesse tesa cioè ad assicurare un’elevata protezione dell’ambiente che mira alla riduzione del consumo di risorse ed a un loro utilizzo eco-efficiente.
In Italia un primo tentativo di regolamentazione organica della materia risale al 20 marzo 1941, con una norma che sosteneva un approccio essenzialmente “sanitario”, precisando che “può essere dispersa o distrutta soltanto quella parte dei rifiuti che non costituisce materia recuperabile o apprezzabile”.
Successivamente, le attività connesse allo smaltimento e al recupero dei rifiuti vennero considerate anche sotto il profilo dei rischi di inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, facendo dunque sorgere l’esigenza di un quadro normativo unitario di riferimento che puntasse l’attenzione sulla prevenzione e sulla riduzione della quantità e pericolosità dei rifiuti.
Oggi, con il D. Lgs. 2006/152, noto come Testo Unico Ambiente (T.U.A.), si sono posti alcuni punti fermi fondamentali.
Innanzitutto, la gestione dei rifiuti viene definita come attività di pubblico interesse, finalizzata ad assicurare un’elevata protezione dell’ambiente, imponendo peraltro alle pubbliche amministrazioni l’obbligo di favorire la riduzione dello smaltimento finale dei rifiuti attraverso il riutilizzo, il riciclaggio ed attività alternative.
In adempimento di norme comunitarie, gli Stati membri devono adottare  misure per il trattamento dei rifiuti conformemente ad una gerarchia, fissata dalle norme, la quale si applica per ordine di priorità ed è la seguente:

  • prevenzione;
  • preparazione per il riutilizzo;
  • riciclaggio;
  • recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia;
  • smaltimento.

Le competenze in materia di rifiuti sono ripartite fra Stato, Regioni, Comuni e Province. Allo Stato spetta la “traduzione” dei principi generali comunitari in principi nazionali; le Regioni organizzano il sistema di gestione dei rifiuti adottando il piano regionale di gestione che viene dettagliato e reso operativo dalle Province. I Comuni si occupano della gestione vera e propria, il cui costo é a carico dei singoli cittadini. Ulteriore considerazione riguarda l’aspetto del trattamento/smaltimento dei rifiuti, cioè le fasi di riciclo con recupero di materie seconde, recupero di materia, recupero di energia e discarica.
Il recupero di materia si realizza mediante compostaggio ovvero attraverso un processo biologico controllato che permette di ricreare in modo accelerato le naturali azioni di decomposizione di materia organica. Questo processo riguarda la parte umida dei rifiuti (scarti organici provenienti dalle nostre case, per esempio) e consiste in un procedimento biologico controllato che permette di ricreare in modo accelerato le naturali azioni di decomposizione di materia organica. Da questo è possibile ottenere un prodotto noto come “compost” che è biologicamente stabile, ricco di composti umici, funzionale alla concimazione.
Alternativo al recupero di materia è il trattamento meccanico biologico (TMB) che si fonda sulla separazione della frazione umida dai metalli ed altri materiali. Dalla frazione umida si ottiene la frazione organica stabilizzata (FOS) e i metalli ed altri materiali possono essere destinati al riciclaggio e alla produzione di combustibile da rifiuti (CDR).
Infine, il recupero energetico interessa la frazione secca residua dei rifiuti non altrimenti recuperabile. Allo stato attuale la soluzione più diffusa è il termovalorizzatore ovvero il ricorso ad impianti utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti mediante processo di combustione ad alta temperatura. Il calore sviluppato da tale combustione viene recuperato per produrre vapore poi utilizzato per la produzione di energia elettrica.
Le discariche, croce e delizia dei nostri tempi, sono invece aree adibite allo smaltimento dei rifiuti mediante deposito sul suolo. Seppure oggi siano ammesse solo discariche controllate, con fondo e pareti impermeabilizzati con teli e strati argillosi e con canalizzazioni per il drenaggio di percolato, numerose restano le difficoltà, quali il reperimento di zone tecnicamente idonee ed ambientalmente sicure, pericoli di contaminazione (del suolo, sottosuolo e dell’aria) e la necessità di manutenzione periodica.
Se parliamo della “raccolta” dei rifiuti, la distinzione riguarda la raccolta indifferenziata e quella differenziata.
Sappiamo tutti per esperienza quotidiana che la raccolta indifferenziata è il sistema più diffuso nei comuni italiani e consiste principalmente nello svuotamento dei cassonetti dislocati sul territorio servito. I rifiuti derivanti da raccolta indifferenziata sono inviati allo smaltimento o direttamente o dopo momentaneo deposito in stazioni di trasferimento. Tale deposito momentaneo ha la funzione di ottimizzare il trasporto fino agli impianti di smaltimento e di selezionare i rifiuti in base alla loro destinazione finale.
La raccolta differenziata (RD) è un sistema di raccolta di rifiuti urbani che prevede, per ogni tipologia di rifiuto, una prima selezione da parte dei cittadini. Questo tipo di raccolta rispetto a quella indifferenziata consente di valorizzare le componenti merceologiche dei rifiuti, la riduzione della loro quantità e pericolosità ed il recupero di materia ed energia. Il sistema più diffuso per la RD dei rifiuti urbani è quello con cassonetti e campane stradali distinte per tipo di materiale.
Di recente, il sistema appena descritto ha subìto degli ulteriori aggiustamenti, facendo prevalere il sistema di raccolta domiciliare, denominato “porta a porta”, in sostituzione del modello “stradale”.
Il sistema “porta a porta” rispetto a quello di tipo “stradale” ha dimostrato di avere innegabili vantaggi: in effetti, esso consente di ottenere un’elevata qualità del rifiuto raccolto, di contenere la produzione dei rifiuti urbani, un notevole miglioramento del tasso di raccolta differenziata, un maggior decoro urbano e benefici occupazionali.

 Francesca Bocchi

Emanuele Passi

 

 

 

 

Tags:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dieci anni

Archivio