La controversa storia dell’operazione Quercia dei tedeschi, 12 settembre 1943, a Campo Imperatore
di Goffredo Palmerini
23 maggio 2025
È uscito da qualche giorno ed è acquistabile su tutte nelle Librerie online, anche in formato e-book, e nelle edicole “Campo Imperatore 1943 – Quel falso mito della liberazione del Duce”,il nuovo libro di Vincenzo Di Michele, con sottotitolo Gli accordi segreti dietro la leggendaria impresa di Skorzeny e dei paracadutisti tedeschi, Edizioni Vincenzo Di Michele. L’Autore, che più volte si è cimentato con numerose opere su temi storici e questioni spinose riguardanti fatti ed eventi della Seconda Guerra mondiale (per brevità cito solo Io prigioniero in Russia, 60mila copie vendute, con diversi premi ricevuti per la memoria storica), apre il volume con questo suo assunto: “Non sempre le verità si decidono a maggioranza, soprattutto quando si affrontano tematiche dai contorni delicati e di estrema risonanza come quelle contenute nella presente opera. Ecco perché le nuove testimonianze, gli inediti e quant’altro utile in termine di ricerca, sono diventati necessari per rivedere storicamente ciò che concerne la permanenza e la liberazione di Mussolini al Gran Sasso nel settembre del 1943”.
In effetti il libro è davvero un significativo contributo per meglio conoscere uno dei periodi più bui e penosi della nostra storia nazionale, un buco nero con il quale ancora non facciamo del tutto i conti. Parliamo degli avvenimenti che interessarono l’Italia dal 25 luglio 1943, con la caduta del regime fascista, fino alla “liberazione” di Mussolini dalla “prigione” di Campo Imperatore, avvenuta il 12 settembre, che poi portò alla nascita della Repubblica di Salò e alle drammatiche conseguenze che ne seguirono. Un mese e mezzo denso di avvenimenti che cambiarono il corso della nostra storia, tra miserie morali e fughe dalle responsabilità, culminate in quell’8 settembre 1943, quando l’Italia andò allo sbando per l’inqualificabile comportamento del Re, del capo del Governo e del capo di Stato Maggiore, fuggiti da Roma a Brindisi senza aver lasciato ordini chiari e precisi alle nostre Forze Armate, rimaste in balia della reazione tedesca in Italia e nei diversi fronti di guerra. La pagina più nera della nostra storia patria, riscattata solo dalla lotta di Liberazione che recuperò la dignità del Paese, prodromo alla riconquista della libertà e alla nascita della Repubblica.
Il libro di Vincenzo Di Michele ci riporta a quei giorni, quando il prigioniero Mussolini, dall’isola della Maddalena tradotto il 28 agosto sul Gran Sasso, fu dapprima detenuto alla “Villetta” di Fonte Cerreto e qualche giorno dopo all’albergo di Campo Imperatore. Accanto e intorno al Duce, nel corso della sua prigionia e fino alla sua “liberazione”, avvenuta il 12 settembre 1943, con la proditoria “Operazione Quercia” dei tedeschi, concertata dal generale Student con il maggiore Mors, a Campo Imperatore si aggira una fioritura di funzionari dello Stato ciascuno dei quali, rispetto ai propri doveri e alle proprie responsabilità, opera a suo piacimento, omettendo o modificando le disposizioni ricevute, a seconda delle personali convenienze o convinzioni, quali risultano i comportamenti di Polito, Meoli, Senise, Gueli, Faiola, ed altri ancora.
Sicché la catena di comando risulta svilita, praticamente aleatoria, e l’ordine di Badoglio di non far cadere vivo Mussolini in mani tedesche, dunque all’occorrenza di sopprimerlo – ma Badoglio sapeva pure che Mussolini, in base al patto d’armistizio firmato a Cassibile il 3 settembre dal generale Castellano, avrebbe dovuto essere consegnato vivo agli Alleati! – non ha praticamente alcun séguito. Come non ha praticamente séguito l’ordine di trasferire Mussolini da Campo Imperatore a Fano Adriano, nel versante teramano, in vista d’un possibile imminente attacco tedesco. O come Gueli interpreta a suo modo la raccomandazione del capo della Polizia Senise di regolarsi “con prudenza” in caso d’attacco tedesco, tradotto praticamente nell’ordine “non sparate” quando il capitano Otto Skorzeny, sceso dal primo degli alianti tedeschi atterrati a Campo Imperatore e precipitatosi verso l’albergo, va a “liberare” Mussolini.
ll “fortilizio inespugnabile”, così definito dal medesimo Gueli per rassicurare Badoglio, non produce difesa o reazione alcuna in chi è a sua difesa, diventa una casa aperta ai militari del commando tedesco venuto dal cielo che in pochi minuti “liberano” Mussolini, fanno persino foto di gruppo con i militari italiani, caricano Mussolini su un monomotore biposto Fieseler Storch – sul quale pretende di salire e sale anche Skorzeny, l’avventato capitano delle SS fatto poi passare per eroe, mettendo a serio rischio il decollo, riuscito solo per la prodezza del pilota tedesco Heinrich Gerlach e per il favorevole andamento del terreno – lo portano a Pratica di Mare e da quell’aeroporto un aereo trasferisce il Duce e Skorzeny al cospetto di Hitler.
Questo il contesto storico nel quale si muove Vincenzo Di Michele, rivedendo quei fatti ed i comportamenti di Alberto Faiola, tenente dei Carabinieri e comandante del corpo di guardia presso l’albergo di Campo Imperatore, dove Mussolini era detenuto con tutti i riguardi, come degli altri personaggi che ne furono protagonisti. L’autore porta in questa storia nuovi contributi e testimonianze inedite, come la dichiarazione del generale Soleti, espunta dal memoriale del 1944 recentemente pubblicato, che porta a confermare una “verità nascosta”, ossia “la complicità del governo Badoglio nella consegna di Mussolini ai tedeschi.” E per rafforzare la tesi della stranezza della liberazione del Duce concorrono le testimonianze del carabiniere Nelio Pannutti, di Karl Radl, aiutante di Skorzeny, nelle sue memorie pubblicate in Argentina, del pastore di Fano Adriano Alfonso Nisi, cugino del padre dell’autore, che giocava a carte con il Duce a Campo Imperatore, e di altre persone di Fano Adriano, Alfredo Petrucci e Francesco Riccioni), che frequentavano l’albergo perché amici di Faiola. Come pure l’autore, in relazione alla “segretezza” di chi fosse il prigioniero detenuto sul Gran Sasso, ne smonta l’attendibilità riferendo che la gente del posto in gran parte sapeva trattarsi di Mussolini, citando al riguardo fatti specifici e riportando una dettagliata testimonianza di Roberto Fatigati.
Di quei giorni di prigionia del Duce vengono raccontati episodi di quotidianità, attraverso ricordi e memorie dei frequentatori e ospiti dell’albergo, o di chi ne aveva avuto conoscenza dalla loro viva voce (Giulio Riccioni). Il volume è arricchito da copie di documenti, come pure di riferimenti alla vicenda giudiziaria che anni dopo contrappose Faiola e Nisi. Un capitolo affronta il falso mito del capitano delle SS Otto Skorzeny, che nell’Operazione Quercia non ebbe alcuna funzione organizzativa, ma che egli utilmente ne utilizzò l’esito positivo davanti ad Hitler, che lo promosse e decorò, costruendo di sé un’immagine eroica senza fondamento, durata anni.
Vincenzo Di Michele, con un’analisi puntuale dei fatti e delle circostanze, così in sintesi deduce: “Il 12 settembre 1943, il Duce viene liberato dai paracadutisti tedeschi, celebrati dalla storia come eroi. Ma la realtà è ben diversa: accordi segreti tra il governo italiano di Badoglio e le forze naziste, ricatti, sotterfugi, e una “liberazione” preconcordata senza alcuna resistenza”. E d’altronde come poteva essere stato possibile, al lungo corteo di auto che da Roma portò il Re e il suo seguito ad Ortona per imbarcarsi sul Baionetta in fuga verso Brindisi, passare indenne lungo tutta la Tiburtina Valeria in un Abruzzo pieno di tedeschi, sulla linea Gustav e nelle retrovie? Ora in questo libro, attraverso testimonianze inedite e documenti emersi solo di recente, l’autore smonta il mito dell’Operazione Quercia, raccontando una verità che per decenni è stata nascosta agli italiani. Una verità che riscrive la storia e fa luce sulle responsabilità che portarono alla nascita della Repubblica di Salò e alle tragiche conseguenze che determinò.
www.vincenzodimichele.it
Quel falso mito sulla liberazione del Duce – Edizioni Vincenzo Di Michele, Roma, 2025, pagine 192, € 12