Gli errori russi nell’invasione dell’Ucraina

13 Aprile 2022
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L’Aquila, 13 aprile 2022

di Raffaele Suffoletta

In bianco l’area dei combattimenti nel Donbass

Sono passati 48 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, le operazioni di combattimento proseguono nella forma tipica di combattimento convenzionale cosiddetta di logoramento.

I russi avevano mobilitato la loro potentissima macchina bellica per un’Operazione Militare Speciale prevedendo una Guerra Lampo il cui obiettivo principale era la decapitazione della leadership ucraina del governo Zelens’kyj, considerato oppressore nazista, e cullavano due aspettative: la dissoluzione delle FFAA ucraine e una festosa accoglienza da parte della popolazione. Ma così non è andata per diverse ragioni.

Innanzitutto, l’inaspettata Resistenza delle FFAA ucraine, sottovalutata dagli analisti russi, ma sono emersi anche errori concettuali di base nella pianificazione.

All’inizio delle operazioni militari la Russia ha infatti sviluppato l’offensiva disperdendo le Forze su 5 direttrici d’attacco: a nord lungo la sponda destra del f. Dnepr, a nord-ovest di Kiev, a nord-est in direzione del lato orientale dell’area di Kiev, a ovest nel settore di Kharkov, a sud-est   nel settore del Donbass e a sud lungo il basso corso del Dnepr dalla Crimea in direzione di Odessa, senza un efficace coordinamento. Tale concetto d’azione ha comportato la dispersione delle Forze su un ampio settore, un errore tecnicamente grave che ha avuto riflessi anche sull’alimentazione logistica delle unità.

L’Esercito russo, strutturato per fronteggiare Eserciti (NATO) corazzati, ha evidenziato una carenza nelle forze di fanteria meccanizzata a protezione dei carri armati che in tal modo sono stati facile preda della guerriglia ucraina, ben organizzata e motivata in grado di muoversi agevolmente in un territorio amico. Peraltro, tale struttura, non idonea a presidiare i territori occupati, ha determinato un “isolamento logistico tra le zone dei combattimenti e le retrovie”.

L’alto numero di generali morti in battaglia si spiega con la necessità dei comandanti di portarsi in prima linea per coordinare da vicino le operazioni, sia per la mancanza di una linea di comando efficiente sia perché, sin dai tempi dell’Unione Sovietica, ai comandanti in subordine non è lasciata iniziativa personale per il raggiungimento dell’obiettivo assegnato.

La Russia, negli anni ha sviluppato la sua capacità offensiva basandosi, soprattutto, sulle armi strategiche, sommergibili nucleari e missili, e, volendo ha il potenziale per radere al suolo ogni città dell’Ucraina, ma ciò non ha senso, perciò, si limitano all’uso di artiglierie e missili con armamento “non intelligente” che provocano distruzioni e morti tra i civili, alienandosi le simpatie dell’intera popolazione.

Altra valutazione errata nella pianificazione russa è stata la reazione unitaria e decisa di tutti i Paesi Occidentali che non hanno fatto mancare il loro appoggio all’Ucraina con l’invio di armamenti, rafforzando così le possibilità di Resistenza dell’esercito ucraino.

In definitiva da una sommaria lettura delle informazioni, pervenute da “fonti aperte”, sì rilevano gravi errori di valutazione delle Forze Ucraine, un Esercito non adeguato al compito assegnato e una pianificazione poco attenta che unita ad una carenza logistica hanno determinato l’arresto dell’offensiva russa.

Ciò ha determinato il ritiro delle forze dalla zona a nord e un ridimensionamento degli obiettivi da conseguire che, al momento, sembrano essere l’acquisizione della dell’area del Donbass e dell’intera fascia costiera a sud per il collegamento con la Crimea ed interdire l’accesso dell’Ucraina al mare. In questa area, ricca di materie prime e risorse energetiche, si stanno concentrando le forze armate russe per un attacco finale.

Il comando delle operazioni è stato riorganizzato per migliorare il coordinamento delle varie unità con un unico comandante il generale Alexander Dvornikov, sessant’anni, alla guida del Distretto militare del Sud, già capo delle forze russe in Siria,

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