L’AQUILA. Aspetti psicologici post terremoto.

5 Aprile 2014
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Aspetti psicologici

D.ssa Enrica Strippoli, psicoterapeuta

La furia di un terremoto si esaurisce in pochi secondi, minuti al massimo, ma i danni che esso provoca sembrano non esaurirsi mai.

Non solo per le cose perse, ma soprattutto in ciò che siamo. Per il primo aspetto, è sufficiente farsi una passeggiata per il nostro centro storico per rendersi conto di quanto sia drammatico l’impatto umano. Ancor più devastante, però è il trauma psicologico che si manifesta attraverso veri e propri cedimenti strutturali del nostro cervello. Nel nostro lavoro capita a volte di trovarsi di fronte a comportamenti disinibiti legati, ad esempio, a una dipendenza dal gioco d’azzardo, a ipersessualità o dipendenza da droghe: guarda caso, un aumento di questi comportamenti si è verificato negli aquilani dopo il terremoto del 6 aprile 2009.

Oltre a quelli materiali dunque, già di per sé enormi, quantificabili in termini di vittime, case distrutte, beni artistici irrimediabilmente perduti e realtà produttive interrotte, il terremoto della nostra città, ha causato danni psicologici ed emotivi considerevoli. Uno studio condotto in collaborazione tra il Dipartimento di Psichiatria, Neurologia e Psicofarmacologia dell’Università di Pisa e la sezione di Psichiatria dell’Università degli Studi dell’Aquila ha cercato di stimare, in particolare, l’incidenza del disturbo post-traumatico da stress tra gli adolescenti presenti in città durante il terremoto, focalizzando l’attenzione su chi aveva perduto un familiare o un amico a causa del sisma. Dei 475 adolescenti (203 ragazze e 272 ragazzi di circa 18 anni) esaminati a 21 mesi dal terremoto, ben il 30,7% (146) presentava sintomi sufficienti a emettere una piena diagnosi di disturbo post-traumatico da stress e in un ulteriore 31,4% (149) poteva essere riconosciuto un disturbo post-traumatico da stress almeno parziale. Come prevedibile, il disturbo post-traumatico da stress era caratterizzato da tratti più severi e sintomi più persistenti negli adolescenti che avevano vissuto un lutto nella sfera dei conoscenti durante il terremoto.

In aggiunta dobbiamo considerare le ripercussioni sfavorevoli a lungo termine del disturbo post-traumatico da stress, e più in generale del terremoto, sul piano non soltanto della qualità di vita, ma anche della progettualità e delle possibilità di realizzazione personale. Particolarmente soggetti a queste conseguenze sono quei cittadini ritrovati sotto le macerie che, colpiti da eventi traumatici multipli, riportano con elevata frequenza danni fisici gravi ma anche traumi psicologici difficili da cancellare.

 A distanza di 5 anni dall’evento, inoltre, è frequente anche una serie di reazioni a livello fisico. Al di là della mia modestissima esperienza clinica, condivisa comunque dai colleghi e arricchita dal parere di alcuni medici di medicina generale con cui collaboro, ritengo che alcune esperienze traumatiche siano comuni a tutti gli aquilani: tutto ciò a causa dell’esposizione in modo diretto o indiretto al disastro, alla partecipazione alla ricerca e/o riconoscimento dei cadaveri, alla perdita di parenti, amici o conoscenti, alla distruzione della propria città. Una buona parte della popolazione sembra lamentarsi di un maggior numero di dolori, sintomi dermatologici, gastrointestinali, disturbi endocrini, problemi cardiovascolari , senza dimenticare una maggiore incidenza di infezioni.

Molte ricerche hanno messo in luce, inoltre, una correlazione positiva tra l’esposizione a un disastro naturale e l’aumento di patologie legate a ipertensione, diabete, linfomi, leucemia e disturbi gastrointestinali.

E’ noto, in merito, che anche se l’evento stressante non influenza in nessun modo la persona nella sua fisicità, si possono avere conseguenze a livello della salute fisica: evidenze scientifiche dimostrano in tal senso che l’esposizione a un evento traumatico può essere associato ad una peggiore valutazione soggettiva del proprio stato di salute e ad una cattiva qualità di vita.

Nel mio lavoro come psicoterapeuta ho potuto costatare che i pazienti con una diagnosi di disturbo da Stress Post-Traumatico mostrino un’incidenza più alta di disturbi cardiovascolari, muscolo scheletrici e dermatologici.

Inoltre ho potuto notare che questi soggetti tendono a non assumere comportamenti che favoriscono la loro salute, come una dieta regolare e l’esercizio fisico.

A peggiorare la situazione ci si mette il fatto che continuano a vivere e lavorare in un ambiente che è per loro fonte di stress.

 Un altro elemento molto preoccupante che possiamo facilmente riscontrare nella popolazione aquilana, è la diffusione di un’affettività negativa.

Mi riferisco alla tendenza delle persone a provare emozioni negative. Questo atteggiamento “nevrotico” si manifesta prevalentemente con tratti correlati ad ansia, alienazione ed aggressività.

In pratica, si è più inclini a preoccuparsi per piccole cose, si reagisce con ansietà o rabbia, si è facilmente irritabili, vivendo sotto un carico di pressione e stress che si fatica a gestire. Dal punto di vista interpersonale si tende a non fidarsi dell’altro, a percepire il mondo come minaccioso, a inibire l’espressione dei propri sentimenti. Un atteggiamento ipocondriaco li porta, inoltre, a rivolgersi con maggiore frequenza al medico di medicina generale, dimenticando i momenti in cui si sentivano vivaci e brillanti.

C’è dunque una stabile tendenza a provare emozioni negative, tensione, sintomi somatici e a offrire un’immagine negativa di sé.

 La vasta portata di quest’evento traumatico è sicuramente legata alla perdita della continuità familiare, territoriale e culturale subita.

Alla drammaticità del disastro si aggiungono poi la disperazione e l’amarezza per le vicende processuali e le difficoltà che caratterizzarono la lunga opera di ricostruzione.

 In conclusione, le conseguenze sulla salute fisica di traumi estremi sono evidenti e non legate ad un effetto fisico “diretto” del trauma o della sua gravità.

Sia le conseguenze sulla salute fisica, ma soprattutto quelle sulla salute psichica influenzano la qualità della vita dei cittadini aquilani.

Potremmo chiamarla psicopatologia del sisma. Il terremoto, con le sue scosse, ha fatto crollare non solo le nostre abitazioni che sembravano inviolabili ma anche quel muro di fiducia che pareva circondare i nostri spazi, familiari e sociali. Dalle profondità della terra è venuta fuori anche quell’inquietudine che ha preso spazio nell’animo di noi aquilani.

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