LA PUGLIA, TRA EMIGRAZIONE E INTERNAZIONALIZZAZIONE. Il Progetto “Ospitalità: dalla Terra dei Messapi al Salento – Educational Tour” convoglia opinion leaders puntando sul marketing territoriale e sulla comunicazione integrata

9 Agosto 2013
By

di Tiziana Grassi  Goffredo Palmerini

CELLINO SAN MARCO (Brindisi) – Si è conclusa nei giorni scorsi, con grande successo e attenzione da parte delle Istituzioni, del mondo diplomatico e dei media, la Settimana di promozione della Puglia nel mondo “Ospitalità: dalla Terra dei Messapi al Salento” – svoltasi dal 27 luglio al 3 agosto – con l’organizzazione di un Educational Tour volto alla scoperta e alla valorizzazione del territorio salentino, sempre più mèta – per il suo patrimonio storico, architettonico, artistico, culturale, paesaggistico ed enogastronomico – d’un turismo appassionato al quale si uniscono i pugliesi emigrati nel mondo con i loro “Viaggi del Ritorno”, per quel sempre vivo senso d’appartenenza e orgoglio delle proprie radici. Un mix che nella Settimana pugliese ha richiamato a Cellino San Marco, in provincia di Brindisi, l’attenzione di opinion leaders e personalità dellacultura, della diplomazia e dell’imprenditoria internazionale. Già l’emblematico titolo del Progetto, “Ospitalità: dalla Terra dei Messapi al Basso Salento”, rimanda ad una delle più connotative caratteristiche di questa terra le cui origini magnogreche – nel segno d’una dimensione migratoria e culturale che sin dal VIII sec. a.C. presentava quel fenomeno della mescolanza di elementi etnici comune a quasi tutte le colonie greche – evocano e conferiscono humus, in risonanza, al radicato senso dell’ospitalità della gente di Puglia. Caratteristica
storico-identitaria di apertura all’Altro, allo “Straniero”, o all’Ospite – a seconda della prospettiva e delle categorie di osservazione ontologico-ermeneutiche adottate – che, dal passato al presente, vedono in colui che arriva da un Altrove, una straordinaria occasione per esprimere un “comportamento mentale” capace di ampliare la propria ‘visione del mondo’, richiamandosi a quella legge etica e morale non scritta, eppure sempre presente, del valore sacrale dell’Ospitalità.

Caratteristica  autorevolmente confermata, molti secoli dopo, dalla Presidenza della Repubblica  che il 10 maggio 2000 ha conferito alla Puglia  la Medaglia d’Oro al Merito Civile –  onorificenza che si tributa a Città, Comuni,  Province,  Regioni, decorate con  Medaglie al Merito Civile, a fronte di specifici atti di straordinaria  abnegazione delle comunità durante la guerra, le calamità naturali o altre  tragedie – con una motivazione che rende orgogliosi tutti i Pugliesi, in Italia  e nel mondo: “In occasione dei massicci  e ripetuti episodi di immigrazione clandestina, l’intera popolazione della  Puglia dava prova collettiva di civismo e di forza morale. Con straordinaria  abnegazione privati cittadini, comuni, province e Istituzioni offrivano il loro  determinante contributo e incondizionato impegno in soccorso dei numerosissimi  profughi arrivati sulle loro coste in condizioni disperate. Operando  generosamente per accorrere in aiuto dei più deboli, la Comunità tutta offriva  alla Nazione splendido esempio di grande solidarietà sociale e nobile spirito  di sacrificio”. Un’onorificenza emblematica alla comunità pugliese che,  estensivamente, per il suo credo nell’Accoglienza e nell’Ospitalità, diviene  assimilabile, sul piano della scala valoriale degli universali ideali etici e  solidaristici, alla straordinaria comunità di Lampedusa, che non a caso Papa  Francesco – nella forte simbologia d’ogni sua azione – ha scelto come mèta  della sua prima visita, scagliandosi contro “la globalizzazione  dell’indifferenza” e rendendo quel lembo di terra affacciata sul Mediterraneo non più l’ultima frontiera  d’Italia, ma la prima tappa del suo primo viaggio. Il gesto pregnante di un  Pontefice “rivoluzionario” ci indica – nel suo costante invito alla  compartecipazione inclusiva verso l’Altro – l’unica via possibile per abitare il cambiamento verso una società  “mondiale”, più aperta e solidale. L’unica via per saper autenticamente essere al mondo. In questo senso, la solennità  della motivazione che nel 2000 ha accompagnato il prestigioso riconoscimento decorando  la Puglia  con la Medaglia d’Oro al Merito Civile, nel  dare misura d’una non comune vocazione culturale e comportamentale di questa  regione, non è meno significante della solennità del patrimonio di cui la regione  è portatrice sotto molteplici e ulteriori aspetti, tutti ugualmente incardinati  nel suo denso, fecondo, archetipico Genius  loci.

 Genius loci come identità fondativa che nutre il Sé  di una comunità, come le radici fondanti che strutturano e plasmano la ‘visione  del mondo’ di un popolo. Come l’identità pugliese, che può vantare una stratificata  e impareggiabile storia millenaria contrassegnata dall’architettura barocca a Lecce e in tutta l’area salentina,  sviluppatasi per un secolo e mezzo a partire dalla fine del XVI secolo, oggi inserita  nelle “Tentative Lists” dell’UNESCO  in attesa che le città del Salento entrino a far parte del Patrimonio  dell’Umanità. Come le importanti tracce gotiche della Basilica di Santa  Caterina d’Alessandria a Galatina, accanto  alla quale spicca il Romanico pugliese, che raggiunse il suo massimo splendore  tra XI e XIII secolo. Come l’impareggiabile impronta della Magna Grecia, custodita nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto, che si fregia d’una collezione  di manufatti dell’epoca tra le più grandi, tra cui i famosi Ori. Come la Valle d’Itria con i suoi caratteristici trulli di Alberobello, le tipiche abitazioni in  pietra a forma di cono. O la superba rete castellare sveva, dove Castel del Monte è ambita mèta  turistico-culturale. Come pure, cambiando scenario, il patrimonio paesaggistico  e naturalistico della Puglia, che  vanta due Parchi nazionali e diverse aree marine protette, insieme alle famose Grotte di Castellana, all’arcipelago  delle Tremiti a largo della costa  garganica, al Golfo di Taranto, che vede  oggi ritornare i delfini nelle proprie acque, grazie a un progetto di ricerca scientifica  universitaria di valorizzazione della flora e della fauna nel Mar Ionio  denominato “I delfini di Taranto”, premiato all’ultimo Big Blu, Salone internazionale della Nautica e del Mare tenutosi a Roma nel febbraio 2013. Dal mare alla terra:  la Puglia e le sue distese di olivi  millenari, paesaggi oggi considerati “monumenti” e pertanto candidati  all’UNESCO a diventare parte del “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”, ma da  sempre fonte di reddito agricolo e testimonianza storico-culturale e ambientale  di questa regione, fino a diventare “cifra” estetico-antropologica non meno dei  caratteristici e inconfondibili ‘muretti a secco’ di Puglia, tra i primi esempi  di manufatto umano, presenti in tutte le culture del pianeta per delimitare  poderi, uliveti e vigneti, e qui punteggiati da rigogliosi grappoli di fichi  d’India giallo-arancione o sanguigno rosso porpora, caratterizzando il  paesaggio pugliese e, con esso, il Mediterraneo  di cui questa regione è sempre più decisivo e splendente baricentro  geografico-culturale.

Opportunamente  ispirato a tale sfaccettato e ricco patrimonio identitario, il Progetto “Ospitalità: dalla Terra dei Messapi al  Salento” vede tra i propri obiettivi quello d’accrescere l’offerta  turistica in Puglia attraverso  l’organizzazione dell’Educational Tour  che, ideato e realizzato dal Comune di Cellino  San Marco e da alcune località delle province di Brindisi e Lecce, ha  promosso la valorizzazione del territorio salentino, peraltro già molto  apprezzato in Italia e all’estero. L’Ambasciatore della Repubblica d’Albania, Neritan Ceka, il critico d’arte Vittorio Sgarbi, il cantante Al Bano Carrisi, il critico musicale Mario Luzzatto Fegiz, la giornalista  scrittrice e studiosa di emigrazione, Tiziana  Grassi, di origini tarantine, sono stati tra gli ospiti invitati a questa  iniziativa di respiro culturale internazionale, accomunati da un vivo,  partecipe interesse per il Salento e  le sue potenzialità. Un’iniziativa organizzata in concomitanza della festa  patronale nota anche come “Festa  dell’Emigrante” di Cellino San Marco,  con i festeggiamenti del Patrono, San Marco appunto, che ha visto ritornare nei  luoghi natii – come antica tradizione d’ogni terra di emigrazione – numerosi  cellinesi sparsi nel mondo. Un gesto di grande sensibilità ed attenzione da
parte della Municipalità di Cellino San  Marco verso la propria comunità che risiede all’estero. L’Emigrazione e le  “Feste del Ritorno”, densa e ampliante categoria antropologica: perché l’emigrazione  – e lo sa bene chi quest’esperienza performativa la porta sulla propria pelle attraverso  il tempo, lo spazio e le generazioni – è stata in passato per gli Italiani, come  lo è oggi per gli immigrati, un lungo cammino fatto di ‘viaggi’, nella duplice  dimensione materiale e spirituale. Viaggi interiori, che assumono il significato – nella navigazione a vista dell’esistenza umana  – di ‘cartografia dell’anima’, inquieta e palpitante bussola di orientamento verso nuove mappe migranti  cognitivo-esperienziali.

Durante i 7 giorni del Progetto “Ospitalità:  dalla Terra dei Messapi al Salento – Educational Tour”, gli ospiti sono  stati accompagnati in percorsi che hanno spaziato dalle visite al sito  archeologico di Muro Tenente, a Mesagne,  alle Colonne Romane di Brindisi, dai  trulli di Alberobello al Barocco di Lecce, dal Museo Messapico di Cavallino  al Parco Naturale Regionale “Costa Otranto – Santa  Maria di Leuca”, infine accolti nelle lussureggianti Tenute di Al Bano Carrisi – prestigioso testimonial  internazionale della Puglia – tra eleganti  filari di ulivi in prospettiva, vini prodotti dallo stesso Al Bano, piscine e ottima cucina locale. Un Progetto, dunque, che  sullo sfondo dell’innato senso d’accoglienza e ospitalità di questa terra, ha  tenuto necessariamente conto di ogni aspetto di Marketing integrato del Turismo,  per in buon esito dell’interessante iniziativa di promozione della Puglia e del  Salento in particolare. Ma il  successo di questa “Settimana pugliese”  non è stato solo il frutto d’un attento, lavoro organizzativo di servuction, branding o concept test. Il patrimonio storico-architettonico,  culturale, paesaggistico ed enogastronomico di un luogo, con la matura offerta  di servizi ricettivi, pur con il proprio imprescindibile status attrattivo, da  solo non può avere potere aggregante. L’appeal  di un luogo – come gli studiosi di Geografia umana osservano, in ordine al complesso  rapporto tra Uomo e territorio – è espresso certamente nella storia e nella  cultura d’uno specifico spazio geografico, di un’area, d’un sito, di una  regione. Ma il valore aggiunto che ne determina la visibilità, l’ulteriore  slancio proattivo, la sua peculiare vocazione attrattiva, in definitiva il  successo e la fama, risiedono in maniera rilevante nel capitale umano che quel  luogo esprime; ovvero nelle persone che, con le proprie empatiche capacità  relazionali, la cura e l’attenzione nei rapporti con l’Altro, hanno spiccata vocazione  a saper mettere in comunicazione autentica ed emozionale persone e situazioni.  Sollecitando, favorendo e vivificando scambi, collaborazioni, convergenze,  adesioni e quindi propulsive sinergie, in un clima di genuina ed avvolgente  accoglienza, per la quale è piacevole “sentirsi a casa”. Li chiamano “facilitatori”: sono persone speciali e  preziose – tanto più in una società contemporanea contrassegnata dalla  moltitudine di “linguaggi” e quindi obbligata a coerenti interpretazioni – perché,  nel loro essere partecipi e informati sulle culture e sullo specifico  professionale dei singoli ospiti, ma soprattutto dei nativi a cui spesso appartengono,  accolgono l’evento, lo vivificano e lo ottimizzano, osservando con attenzione  il contesto di riferimento, cogliendo bisogni e aspettative dell’Altro – espresse  ed inespresse – e hanno cura di ogni partecipante affinché, singolarmente e  insieme, tutti possano sentirsi veramente dentro  le cose, parte e protagonisti.

Un ruolo cruciale, dunque, che va ben oltre quello delle formali “Pubbliche  Relazioni” e che, in occasione di questa intensa “Settimana pugliese”, è stato  svolto con particolare eleganza e competenza, nel raccordo inter-relazionale, sia  dalla docente di Piano e Canto, concertista e direttore d’Orchestra di fama  internazionale,  Aksinja Gioia Xhoja, co-organizzatrice  della “Settimana pugliese” e  prezioso trait d’union tra il Comune di Cellino San Marco e l’Ambasciatore  d’Albania, Neritan Ceka, sia dal valente  Sottufficiale dei Carabinieri Angelo  Giovanni Capoccia, originario di  Squinzano, in provincia di Lecce. Insieme  ai numerosi rappresentanti della Municipalità di Cellino San Marco, il Brigadiere Capoccia – grazie alla sua trentennale esperienza nell’Arma, dedicata  con slancio e competenza all’organizzazione d’importanti eventi istituzionali – per la sua solare “pugliesità” e in una generosa e volontaria opera di facilitatore”  di rapporti tra gli Ospiti presenti, ha  contribuito a fare gli onori di casa all’Ospite d’onore, l’Ambasciatore d’Albania Neritan  Ceka, insigne docente e archeologo  di fama mondiale.

L’Ambasciatore così si è espresso sulla manifestazione pugliese e sulla  sua multiforme valenza antropologico-culturale, quasi evocando un antico e  nuovo “Patto di Fratellanza” tra le due sponde dell’Adriatico, in una  prospettiva di rapporti bilaterali tutti da promuovere o accrescere: “La Puglia era, ed è, la regione italiana più  conosciuta in Albania. Dall’altra sponda, quando noi pensiamo all’Italia, la  prima cosa che ci viene in mente è la Puglia. Abbiamo sempre avuto contatti con  voi. Dell’arrivo – nei decenni scorsi – delle navi cariche di migliaia di profughi  albanesi si conserva l’immagine indelebile, encomiabile e commovente delle  vostre coste che ci hanno accolto con amorevole solidarietà e senso civico. Pugliesi  sono stati i primi italiani ad aprire imprese da noi. Non è un caso, infatti,  che l’unica rappresentanza diplomatica-commerciale rappresentativa dell’Italia  in Albania sia pugliese. Una rappresentanza, attraverso la Camera di Commercio,  che rappresenta tutta l’Italia, con sede a Tirana. Si tratta quasi di una sorta  di propulsiva ‘missione’ diplomatica di vostri validi imprenditori. E i  principali investimenti da noi sono pugliesi. Con l’Italia, con la Puglia in  particolare, c’è una collaborazione luminosa in corso anche nel settore  culturale, con l’Università di Bari, con il Politecnico, che ha realizzato  studi sull’Urbanistica di Tirana, con studenti albanesi, e l’Università di  Lecce, con la Facoltà di Archeologia e una Scuola di Specializzazione  frequentata da tanti albanesi. Queste propulsive sinergie, dal settore  scientifico a quello culturale e commerciale, sono diventate le nuove  condizioni per più sistematiche collaborazioni che vanno verso il grande  Progetto di Macroregione Ionico-Adriatica: progetti che vedono la  partecipazione dell’Unione Europea e che aprono prospettive di rapporti sempre  più forti tra le nostre due sponde nel campo dell’Energia, del Turismo,  dell’Agricoltura, della Cultura scientifico-universitaria. E penso anche al grande  Progetto TAP, Trans-Adriatic Pipeline, volto alla costruzione di un nuovo  gasdotto che connetterà Italia e Grecia via Albania, permettendo l’afflusso di  gas naturale proveniente dalla zona del Caucaso, del Mar Caspio, e,  potenzialmente, del Medio Oriente. Un gasdotto che arriverà in Puglia  indirizzandosi verso diversi settori e Paesi rappresentati da numerosi vice  ministri esteri. Ma ci sono altri importanti legami tra la Puglia e l’Albania,  e mi riferisco all’Istituto di Agronomia Mediterranea che ci vede interagire  grazie alle simili e favorevoli condizioni climatico-agronomiche.”

 “E poi c’è Al Bano!, – ha continuato S.E. Neritan Ceka  un “ambasciatore” di Puglia  straordinario e amatissimo da tutti noi albanesi. Dunque posso dire che sono  molto forti e profondi i legami, anche umani, tra la Puglia e il nostro Paese,  come conferma la presenza di migliaia di cittadini italiani da noi, tutti  totalmente integrati nella nostra vita economica, sociale e politica. Trovo  importante e significativo anche il fatto che tutti gli albanesi che arrivano  in Italia passino, prima di arrivare nei vari luoghi di destinazione  migratoria, dalla vostra accogliente regione, grazie a traghetti che ogni sera  partono da e verso l’Albania. Quindi sono maturi i tempi per liberarci con  consapevolezza dagli stereotipi del passato, da quell’epoca “da film del  Novecento” con gli albanesi migranti stipati sulle navi verso l’Italia. La  Puglia è una terra di paradiso dove l’attività umana è perfetta, tutta la terrà  è lavorata con cura, le città sono pulite, in ordine, Cellino San Marco è un  piccolo museo a cielo aperto con la sua architettura, e il calore della sua  gente. Si sente nell’aria, ed è piacevole notarlo, questo facile e naturale  contatto umano che c’è qui da voi. E’ emozionante vedere al tramonto, nelle  stradine dei vostri paesi, passeggiando su quelle pietre bianche di antica  eleganza, la gente che con amore porta le sedie davanti alla propria porta e  quando tu passi davanti alle loro case ti dice ancora, accompagnandolo con un  sorriso, un caloroso <Buonasera!>. Questo piace molto ai turisti che  tutto il giorno sono in contatto con la modernità, con la velocità. Anche le  feste, come questa a cui ho partecipato in questi giorni in onore del Santo  patrono locale … Che meravigliosa partecipazione corale! E che emozione vedere tutte  quelle accurate e gradevolissime luminarie, ascoltare la banda in processione  per il paese, vedere quanta autentica e fervente partecipazione c’è stata nella  comunità cellinese. Trovo questa coesione umana un valore straordinario del Sud,  un valore che manca nelle grandi città, dove ormai si vede soprattutto gente distratta  e di corsa che porta in giro il suo cane”.

* * *

Ma da chi è partita l’idea e, soprattutto, come il Comune di Cellino San Marco si è attrezzato per  una “Settimana pugliese” con la  programmazione così  ben articolata? Lo  chiediamo all’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Cellino San Marco, Gabriele Elia, ideatore ed  organizzatore del Progetto “Ospitalità:  dalla Terra dei Messapi al Salento – Educational Tour”, che ci risponde tra  un saluto e l’altro dei suoi concittadini in festa: “Mi permetta, dottoressa Grassi,  di ringraziare in questa occasione tutti coloro che hanno contribuito al  successo di questa iniziativa. A cominciare da lei, per la sua presenza come  giornalista e come pugliese, studiosa particolarmente attenta alle dinamiche sociali  del nostro territorio; quindi l’Ambasciatore d’Albania Neritan Ceka; il Maestro Al  Bano; il Brigadiere dei Carabinieri, Angelo  Giovanni Capoccia, che si è generosamente prodigato per la riuscita di  questo evento mettendo in relazione – con il suo non comune garbo – persone, Istituzioni  e situazioni, pur egli non avendo – e questo gli fa molto onore, tanto da  volerlo segnalare ai suoi Superiori – alcun incarico all’interno dell’iniziativa;  il prof. Vittorio Sgarbi e il prof. Mario Luttazzo Fegiz. Desidero infine  ringraziare tutta la comunità cellinese per la calorosa accoglienza che ha  riservato a questa iniziativa. E’ stato importante vedere come tutti – ospiti e  gente del luogo – hanno risposto con entusiasmo a questo Progetto “Ospitalità”.  E penso alla meravigliosa sinergia con la  Regione Puglia, una collaborazione  che conferma quanto sia prezioso e proficuo che le Istituzioni “parlino” tra
loro a beneficio dell’intera collettività, dando risposte concrete
. Quindi il mio più sentito ringraziamento va  all’Assessore Regionale al Mediterraneo, Cultura e Turismo, dottoressa Silvia Godelli, al dirigente regionale del Servizio Turismo, dottoressa  Antonietta Riccio, e naturalmente al  Sindaco di Cellino San Marco, Francesco  Cascione, per lo slancio, il rigore e la passione che dedica al suo mandato  istituzionale. Per rispondere alla  sua domanda, ritengo che il dovere d’un amministratore sia quello di saper “intercettare”  e attingere qualunque tipo di finanziamento pubblico, specie quelli europei che,  non dimentichiamolo!, sono soldi pubblici, quindi anche nostri, di noi italiani.  I finanziamenti europei sono il futuro,  a fronte di bilanci “lacrime e sangue” con cui oggi si confrontano tutte le  Amministrazioni locali. Penso che questa sia la prima azione che un buon Amministratore  deve fare a beneficio della propria comunità di cui ha la fiducia, che è un  inestimabile valore. Noi, come Comune di Cellino San Marco, abbiamo saputo dei  finanziamenti che proponeva la Regione Puglia per progetti di promozione e  valorizzazione della nostra regione, e li abbiamo presi di petto, delineando e  strutturando questo Progetto di “Ospitalità” che facesse conoscere lo straordinario patrimonio storico-culturale che  abbiamo, e che lo facesse conoscere a opinion leaders come lei, ovvero a persone che hanno l’opportunità, per le proprie  competenze professionali, di rafforzare il pensiero di tanti, facendolo  conoscere magari a chi desidera progettare un viaggio in questa zona, tra  distese di olivi e due mari meravigliosi, quali sono l’Adriatico e lo Ionio. Il senso di accoglienza è costitutiva parte di noi, abbiamo  ottime strutture ricettive. Quindi aspettiamo tutti, con gioia, presto, sia a Cellino  San Marco, sia in tutta la Puglia,  che hanno in sé una vocazione turistico-rurale con un potenziale altissimo. Certo,  solo sapendo sviluppare un efficace e accurato marketing territoriale di cui  questa “Settimana” è stata solo  l’inizio di un percorso. Ritengo sia questa la prospettiva che può attrarre  tanta gente, anche dall’estero, e di cui potrebbe giovarsi la nostra bella terra,  sia sul piano sociale che territoriale. Ecco  perché questo “Educational Tour”, dal  titolo emblematico che abbiamo scelto proprio pensando a un percorso
conoscitivo, può validamente testimoniare
che questo magnifico territorio salentino si sta sempre più  valorizzando – come merita – ma il cui potenziale è ancora tutto da esprimere  al meglio. Per questo, tra gli obiettivi e la filosofia di Progetto, ho voluto  seguire il filo rosso della vocazione locale, turistica appunto, raccordando  Regione, Province e Comuni che, insieme, possono davvero fare tanto per  valorizzarlo nelle sue varie e molteplici espressioni. Un territorio – voglio ricordare – che deve evitare qualsiasi minaccia  che lo possa calpestare, e penso alla Centrale di Cerano, a 20 chilometri da  qui, con impianti fotovoltaici che hanno ingiustamente deturpato le terre dei  nostri contadini. Il mio desiderio,  che affido a lei e a tutti i suoi colleghi giornalisti, è che il senso di ospitalità  che contraddistingue la Puglia goda di una sempre più ampia diffusione anche attraverso  il ‘passaparola’ di chi viene e resta abbagliato da tanta bellezza culturale e  paesaggistica, desiderando così ritornare nella nostra regione, ma anche in  tutta l’Italia, che è un territorio sano, marchiato in alcune sue aree, ma  sano. E tale deve rimanere. Il turismo è il simbolo di questa nostra vocazione  all’ospitalità e ne siamo orgogliosi. Orgogliosi anche di aver voluto giustamente  far coincidere questa “Settimana di promozione pugliese” con la Festa patronale, che è molto sentita qui,  sia da chi ci vive, sia da coloro che sono emigrati ma che, potendo, ogni anno
ritornano con piacere alle proprie origini e radici di esistenza
. Non a caso la Festa di San Marco è chiamata anche laFesta dell’Emigrante”, che  custodisce affetti, passioni, tradizioni, nostalgia e profondo senso di  appartenenza. A proposito dell’emigrare vorrei aggiungere che è amaro spesso ascoltare  che il nostro Paese è povero e quindi si è costretti ad andare via. Sì,  purtroppo anche questo è vero, si è costretti a partire. Ma nel mio piccolo  dico che se è necessario andare via per inseguire la propria vocazione che qui  magari non viene valorizzata, è altrettanto fondamentale che le competenze  acquisite altrove siano poi riportate nella propria terra di origine, per  aiutarla a crescere con il contributo delle idee di tutti. Proprio per questo  ripeto il mio ringraziamento sentito all’Assessore Regionale al Turismo della  Puglia, Silvia Godelli, che ha dato  l’opportunità al nostro territorio di perseguire obiettivi importantissimi  all’interno di un percorso di indispensabile sviluppo del territorio tutto da  costruire. Tutti insieme”.

Un percorso, quello dell’accoglienza e dell’ospitalità, già  in atto e da sviluppare, al quale da tempo sta  dando un considerevole contributo Al  Bano Carrisi, uno dei più entusiasti e convinti testimonial pugliesi, ”ambasciatore”  per eccellenza di questa regione. L’artista ha  collaborato attivamente alla realizzazione della “Settimana di promozione  pugliese nel mondo” e da volitivo uomo del Sud, alla luce della sua ampia  “visione” di cittadino del mondo, così riflette: “Credo che la Puglia sia una  delle più belle regioni d’Italia, e  non lo dico solo da orgoglioso pugliese, ma da persona che gira tutto il mondo.  E mi auguro vivamente che ciò che Dio ha creato l’uomo rispetti. E mi riferisco  agli scempi ambientali di cui ogni giorno leggiamo sulle cronache. La nostra  vocazione è terra di accoglienza, abbiamo grandi vini, ottimi oli, eccellente  artigianato, quindi non vedo perché cerchino di introdurre l’industria che con  noi non c’entra niente. Non dimentichiamo gli 800 chilometri di coste e di spiagge  che ci rendono una delle regioni italiane con maggiore sviluppo costiero. A  pochi passi da noi ci sono l’isola di Malta  e l’isola greca di Corfù, che vivono  di turismo per undici mesi all’anno, mentre qui da noi viviamo il nostro  patrimonio naturale solo per un mese! Allora, io dico, programmiamo meglio  questa nostra Puglia, non  dimenticando il Miracolo di San Nicola,  venerato tanto in Puglia quanto in Russia. Questa regione, oltre ad avere  antiche radici con ascendenze spagnole, francesi e turche, è figlia della gloriosa  Magna Grecia. Vivifichiamo allora  queste radici culturali e di identità e puntiamo con determinazione e spirito d’intraprendenza  sul turismo, un turismo alto, eliminando le sacche di delinquenza, che pure ci  sono. A tutti i miei connazionali, anche all’estero, rivolgo un caloroso invito  e dico Venite!, godetevi la Puglia, qui mangiate bene e bevete meglio! E fate  l’amore con la natura! E a proposito di connazionali all’estero, pensando agli emigrati  e ai milioni di oriundi, a loro voglio mandare il mio saluto affettuoso dicendo  che sono i migliori Italiani, semplicemente perché vivono e s’alimentano di  Nostalgia, quello struggente nostos che è rimpianto per la casa natìa, humus  nella lontananza, “preservativo” contro i mali di questa nazione, che ne ha  tanti. Riappropriamoci delle nostre radici, della nostra identità, del nostro orgoglio.  E penso ai cinesi, agli spagnoli, ai francesi, che difendono con vigore la loro  identità pur vivendo fuori dai luoghi di origine. Negli anni ‘30 e ‘40 del  Novecento l’Italia vantava un grande peso culturale e sociale in America. Ritorniamo  a quella pagina della nostra storia e, nella circolazione di pensieri, idee e  progetti che possono unire le “due Italie”, custodiamo e valorizziamo tutto il  nostro prezioso patrimonio”.

Il tracciato di sviluppo della Puglia, nelle appassionate parole di Marina Del Foro, illuminato Assessore comunale di Cellino San  Marco, conferma quanto le Istituzioni locali, oggi, possano essere “dentro” i  processi sociali, contribuendo a delineare orizzonti di crescita, avvicinandosi  ai bisogni/desideri della comunità in maniera capiente, determinata e  pragmatica: “Ho voluto appoggiare con  piacere questo Progetto sull’Ospitalità nel  Salento perché è doveroso, per chi si  occupa della cosa pubblica, rivalutare e valorizzare questa realtà, tenendo  conto dei Patti di Stabilità. Grazie all’ “Area Vasta” brindisina, più Comuni  si sono messi insieme e, puntando sulla crescita locale, hanno potuto attingere  ai Fondi Europei. Personalmente, come Assessore all’Urbanistica, grazie a  questi Fondi, ho potuto realizzare per Cellino  un articolato piano di riqualificazione urbana che oggi vede il centro storico pedonalizzato  e valorizzato da un elegante basolato, in sostituzione di un improbabile  asfalto. Tra i progetti intrapresi e portati a compimento annovero la  Biblioteca Multimediale, l’efficientamento energetico, la riqualificazione  delle periferie, che sono importanti sul piano del tessuto sociale di una  comunità, quanto e più dei centri storici di cui mi occupo, e mi occuperò  sempre, con grande determinazione propulsiva. Abbiamo lavorato anche alla  realizzazione di un Orto urbano per i cittadini di Cellino, con giochi per  bambini in plastica riciclata. E siamo impegnati nei lavori di un ampio viale  che collegherà la periferia al centro. Tutte realtà che devono “parlare” tra  loro, interagendo. Desidero che dalla Puglia, dall’Italia, dall’estero vengano  a vedere una realtà come questa, che offre un tipo di turismo diverso e più  ampio di quello esclusivamente balneare. Cellino  San Marco è al centro, tra Brindisi Lecce, al centro tra l’Adriatico e  lo Ionio, e al centro d’una campagna prossima al mare. Siamo pronti ad  accogliere, promuovendo una ricettività ampia, fatta non solo di turismo  locale. In questo senso è importantissima la personalità di Al Bano, nostro illustre e amato  concittadino celebrato in tutto il mondo, che è una forte “attrattiva”, anche  per le prestigiose iniziative culturali e musicali che generosamente offre alla  sua e nostra terra. Il Salento è  stata una scoperta tardiva dal punto di vista turistico. Ma ora è arrivato il  momento di condividere. Tutti. E di ottimizzare la ricettività. Chi viene in  questa spettacolare zona della Puglia  resterà incantato dall’ambiente e dalla sua gente meravigliosa. Cose che  rendono magici questi luoghi, anche per l’effetto moltiplicatore dato dal  connubio tra campagna e mare, tra le tradizioni enogastronomiche e le tracce  storico-culturali, difficili da trovare altrove in maniera così concentrata. In  questo percorso di sviluppo, ripeto, il futuro è dato dall’Unione Europea e dai  fondi messi a disposizione per la valorizzazione dei contesti territoriali. I  finanziamenti ci sono, il problema sta nello snodo delle Regioni, nei passaggi  molto burocratizzati che comportano lentezze e spesso determinano che le  risorse a disposizione tornino indietro. Ma l’Unione Europea fa bene, alla luce  dei finanziamenti erogati per i progetti  proposti, ad esigere una rendicontazione rigorosissima sui costi, sulla qualità  dell’attuazione dei progetti, sul rispetto dei tempi di realizzazione. I  cittadini spesso non sono a conoscenza di queste importanti opportunità europee,  e penso anche ai giovani che hanno idee e progetti da realizzare. Insieme si  possono creare piattaforme proattive in cui le Istituzioni – come sta già  avvenendo – si avvicinino sempre più alle istanze della collettività verso  processi di matura operatività”.

 Prima di lasciare Cellino San Marco – sull’eco di questi  interventi che da angolazioni diverse indicano  pragmaticamente nuovi orizzonti per la Puglia e sulle note della locale banda musicale che s’ode in  lontananza mentre accompagna in processione la statua del Santo Patrono –  veniamo invitati ad una visita in Comune dove, per la “Settimana  sull’Ospitalità nel Salento”, in alcune sale è allestita un’interessante mostra  fotografica e documentale sull’Emigrazione cellinese nel mondo. L’iniziativa,  nell’ambito del Progetto “Cilinari – la  storia simu Nui” , collegata  a due “Calendari della Memoria” 2011 e 2012 , tematizza il senso d’Appartenenza  e Identità di questa comunità. Categorie di osservazione partecipante che ben  ha saputo cogliere Angelo Arcobelli,  presidente dell’Associazione Culturale “Res  Publica Cilinara”, impegnata nella “promozione del territorio e  dell’identità cellinese”, vivace ideatore di numerose iniziative improntate  alla valorizzazione dello spazio-vissuto cellinese. Queste fotografie-documento  – raccolte dall’instancabile Arcobelli grazie a un lungo lavoro di ricerca che
ha coinvolto e motivato tutti i cellinesi, dopo un non facile lavoro di  persuasione sulla valenza e la necessità  di condividere tracce di memoria individuale e collettiva, per evitare il  rischio della dimenticanza storica – raccontano di donne e uomini partiti cento  anni fa da un paesino del Sud verso nuovi e inesplorati campi di possibilità,  costretti a varcare l’oceano alla ricerca di lavoro e dignità. Donne e uomini i  cui figli e nipoti – parte di quegli 80 milioni di oriundi dell’altra Italia sparsi  in ogni angolo del pianeta – oggi tornano d’estate a Cellino San Marco con l’orgoglio delle proprie origini italiane,  per riempire tasselli di storia dell’emigrazione che attraverso il tempo e le  generazioni lascia ineludibili segni di lacerante, complessa e doppia identità,  tra luoghi di nascita e d’adozione. Donne e uomini che tornano, magari per  acquistare la casa dei nonni emigrati, onorandone così una storia privata, che  diventa Storia, fatta di coraggio, orgoglio, sogni e conquiste. Tornano avendo messo  da parte, per un anno intero, l’impegnativa cifra per il biglietto aereo dalle  Americhe  verso l’Italia. E tornano  portando con sé, come privatissimo bagaglio esperienziale, tutto quel nostos, quella voglia di Ritorno che con  l’arrivo dell’estate Cellino San Marco,  al pari di paesi e città d’Italia che hanno conosciuto l’epopea della Grande  Emigrazione, coltiva e onora all’insegna dell’orgoglio e di antichi legami con  la terra madre. Il “ritorno in patria” delle comunità solo geograficamente  lontane dal Belpaese, quando le case  lasciate nei luoghi d’origine e le strade riprendono vita con il rientro degli  emigrati in vacanza, quando i dialetti del Sud si fondono con gli intercalari  del Nord e strascichi di “broccolino”, quando feste di famiglia, matrimoni e  battesimi, vengono programmati in funzione del ritorno dei familiari, quando  sagre, feste popolari o religiose riannodano rapporti, affetti e relazioni, si rinsaldano  sentimenti, punteggiando – ieri come oggi – origini, identità e appartenenza. Un  portato che è archetipo fondativo, vivificante e strutturante dell’Io collettivo  italiano, spesso più coltivato nell’Altrove che da chi è restato. Come per Mina Manca Spencer, docente di  Letteratura italiana negli Stati Uniti,  originaria di Cellino San Marco: dove  un doppio cognome italo-americano, un doppio passaporto e una doppia  cittadinanza partecipano e condensano tutta l’essenza di un vissuto migratorio  nutrito di Nostalgia e determinazione nel mantenere vivi i legami con le  proprie origini, tramandandole ai propri figli “americani”, insieme al mai  sopito desiderio di Ritorno.

O come nella testimonianza di Mario Diomete sulla locale Festa  patronale di San Marco – “un appuntamento  mai mancato in 40 anni di emigrazione”, dichiara con orgoglio – egli che da  Cellino è andato a Milano, un “figlio” dell’emigrazione  interna al Paese, avvenuta durante gli anni ’70 del Novecento. Tanto da  stimolargli ricordi intensi: “… I festeggiamenti, che si  svolgevano in diversi giorni, avevano il momento cruciale nella Processione,  seguita dalle autorità civili (Sindaco, Maresciallo con i Carabinieri in alta  uniforme) e religiose … Si percorrevano le vie del paese e per questa occasione  le case venivano tinteggiate e abbellite. Durante il passaggio della statua del  Santo venivano spalancate le porte per “la benedizione”. La statua, che è molto  pesante, veniva portata a spalla dai cittadini che facevano a gara per recarla  in processione, in particolare gli emigrati. Dopo la Processione, una volta riposta  la statua del Santo sul baldacchino della chiesa, rigorosamente adorno di luci  e fiori, si assisteva con grande devozione alla Santa Messa. Talvolta c’era la  presenza del Vescovo della diocesi di Brindisi. A tal proposito, desidero  evidenziare con gioia che, da tre anni a questa parte, il parroco Don Cosimo, un  grande Parroco, ha introdotto, secondo il mio modesto parere, un’iniziativa  bellissima: quella di celebrare la Santa Messa in piazza. Stimola cittadini e  fedeli ad una partecipazione più sentita. Un Parroco che è riuscito a portare  la Chiesa in piazza! Una grande emozione per tutti! Altri ricordi sono quelli  dei tavolini in piazza, allestiti dai bar adiacenti, dove mangiavo noccioline insieme  agli amici o ai parenti, bevendo un bel bicchiere di bibita fresca, mentre s’ascoltava  la banda che eseguiva brani di musica classica o sinfonica. E mi emozionava  tanto vedere le persone anziane così concentrate nell’ascolto … Ma arriviamo agli  anni ’80 e ’90 del secolo scorso, quando per volere del Parroco di allora venne  introdotta un’importante novità devozionale: oltre a San Marco Evangelista iniziò ad essere festeggiata d’estate anche Santa Caterina d’Alessandria, compatrona  di Cellino, che abitualmente veniva  festeggiata a novembre, con una grande fiera detta “Te li Cappotti”, una tradizione ancora oggi  molto seguita e dedicata alla vendita di cappotti bellissimi, per cui in  tanti vengono apposta da tutto il Sud e non solo. E così vennero accomunate le  due Feste patronali, proprio per permettere agli emigrati tornati in paese per  le vacanze di poter rendere omaggio ai propri Santi patroni. Un segno che trovo  di grande sensibilità, da parte di Cellino, verso noi emigrati, e che ci fa  capire che non siamo dimenticati. Anzi, che i nostri concittadini tengono a  noi, anche se per un anno siamo lontani. Non bisogna ovviamente dimenticare il  momento cruciale dei fuochi pirotecnici, che negli anni sono stati arricchiti  nella loro bellezza e straordinarietà, e che attualmente vengono fatti alla  fine della Processione, alla presenza delle statue dei Santi. E questa è una  cosa molto bella e suggestiva. Ci sono tanti altri aspetti di questa Festa  patronale che non vorrei tralasciare, per esempio il grande mercato, le  bancarelle, la gente del paese e di quelli limitrofi, ma quello che più tengo a  sottolineare, è il rispetto dei valori e delle tradizioni che qui si vive in  maniera molto forte. Anche se purtroppo, in questi ultimi anni, sarà per questo  sciagurato e troppo lungo periodo di crisi economica, vedo diversi miei  compaesani con il viso sempre più triste. Come, lo sono anch’io, da emigrato”.
Anche questo è Puglia, terra di idee, di brezze emozionali ed orizzonti di  progetto. Brezze che attraversano terra e mare. Tra Storia e Futuro. In un  “viaggio” pugliese – fuori e dentro di noi – dopo il quale non saremo più gli  stessi. Una “terra filosofica”, rigenerativa dunque, dove finalmente poterci  liberare dell’assordante e bulimico ‘rumore’ del qui e ora, tornando a pensare – magari all’ombra di un ulivo secolare  –  idealisticamente la realtà. Nel segno  di una nuova, antica Humanitas ancora  tutta da vivere e riscoprire.  

 

Tiziana  Grassi  è nata a Taranto e vive a Roma. Giornalista, scrittrice e studiosa di fenomeni  migratori. Già autrice per Rai International di programmi di servizio per gli  Italiani all’estero, attualmente collabora al programma radiofonico “Un libro  per l’Europa” della Commissione Europea, Rappresentanza in Italia, e alla  programmazione culturale per l’Ambasciata d’Austria a Roma.

Goffredo  Palmerini è nato e vive a L’Aquila. Nella città Capoluogo  d’Abruzzo è stato amministratore civico e vice Sindaco per quasi trent’anni. Scrive  su numerose testate italiane all’estero e agenzie internazionali per molte  delle quali è collaboratore. Scrittore, studioso dell’emigrazione italiana, è  componente del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo ed esponente di  prestigiose istituzioni culturali.

Tags:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dieci anni

Archivio